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Compenso CTU: quando si può superare il massimo?

Una società ha contestato il compenso di 7.000 euro liquidato a un CTU in una causa finanziaria, ritenendolo superiore alle tariffe legali. La Corte di Cassazione, esaminando la normativa sul compenso CTU, ha stabilito che l’importo superava il massimo calcolabile con il sistema a scaglioni progressivi. La Corte ha quindi annullato la decisione, precisando che ogni aumento oltre il massimo tariffario deve essere sorretto da una motivazione specifica sulla natura eccezionale della prestazione, motivazione che nel caso di specie era assente.

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Pubblicato il 17 agosto 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso CTU: quando è legittimo superare i massimi tariffari?

La determinazione del compenso CTU rappresenta un momento cruciale e spesso dibattuto nell’ambito dei procedimenti giudiziari. La sua corretta liquidazione deve bilanciare la giusta remunerazione per il professionista con i principi di adeguatezza e conformità normativa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 29876/2019) offre chiarimenti fondamentali sui criteri di calcolo e, soprattutto, sui presupposti necessari per superare i massimi tariffari, sottolineando l’importanza di una motivazione rafforzata da parte del giudice.

I Fatti di Causa: La Controversia sulla Liquidazione

Il caso trae origine da una controversia tra una società e un istituto di credito relativa alla presunta nullità di alcuni contratti su strumenti finanziari derivati. Durante il processo, il Tribunale di Milano aveva nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per svolgere complesse analisi contabili e finanziarie. Al termine del suo incarico, il Tribunale liquidava in suo favore un compenso di 7.000 euro.

La società attrice si opponeva a tale liquidazione, ritenendola eccessiva e non conforme ai parametri di legge. Sosteneva che, in base al valore della causa (circa 181.000 euro), l’onorario massimo previsto dalle tabelle ministeriali sarebbe dovuto essere significativamente inferiore. L’opposizione veniva però rigettata dal Tribunale, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

L’Analisi della Corte e il calcolo del compenso CTU

La Corte di Cassazione ha esaminato i due motivi di ricorso presentati dalla società, entrambi incentrati sulla violazione delle norme che regolano la liquidazione degli onorari dei consulenti tecnici.

Il punto centrale della decisione riguarda il metodo di calcolo. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il compenso non si calcola applicando una percentuale secca sull’intero valore della controversia. Il metodo corretto è quello degli scaglioni progressivi, previsto dal D.M. 30 maggio 2002. Questo sistema impone di suddividere il valore della causa in diverse fasce (scaglioni) e di applicare a ciascuna di esse la percentuale corrispondente. L’onorario finale è la somma degli importi ottenuti per ogni scaglione.

Applicando questo metodo al caso di specie, la Corte ha ricalcolato l’onorario massimo spettante al CTU, determinandolo in 6.358,46 euro. Tale importo era palesemente inferiore ai 7.000 euro liquidati dal Tribunale.

Il Principio di Diritto: Superamento del Massimo e Obbligo di Motivazione

Constatato che l’importo liquidato superava il massimo tabellare, la Cassazione si è concentrata sulla facoltà, concessa al giudice dall’art. 52 del D.P.R. 115/2002, di aumentare gli onorari fino al doppio per prestazioni di “eccezionale importanza, complessità e difficoltà”.

La Corte ha chiarito una distinzione fondamentale:
1. Scelta tra minimo e massimo: La decisione di liquidare un compenso all’interno della forbice prevista dalla tariffa (tra il minimo e il massimo) è un potere discrezionale del giudice e non richiede una motivazione specifica. È sufficiente un generico riferimento alla completezza e al pregio della prestazione.
2. Aumento oltre il massimo: Per superare il tetto massimo e arrivare fino al raddoppio, la discrezionalità del giudice è vincolata. È necessaria una motivazione puntuale e specifica che dia conto delle ragioni per cui la prestazione del CTU debba essere considerata “eccezionale”. Non basta un vago richiamo alla complessità dell’incarico.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso analizzato, l’ordinanza del Tribunale si era limitata a confermare la liquidazione in considerazione dei “differenti profili di indagine richiesti e dell’impegno in essi profuso”. Secondo la Cassazione, tali affermazioni, seppur idonee a giustificare la concessione del massimo onorario tabellare (€ 6.358,46), erano del tutto insufficienti a legittimare il superamento di tale soglia. Mancava, infatti, qualsiasi riferimento all’eccezionale importanza, complessità e difficoltà della prestazione che, solo, avrebbe potuto giustificare l’applicazione dell’aumento previsto dall’art. 52.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi accolto il ricorso, cassato l’ordinanza impugnata e rinviato la causa al Tribunale di Milano per una nuova determinazione del compenso. Questa decisione rafforza la tutela delle parti processuali contro liquidazioni eccessive e non adeguatamente giustificate. Stabilisce un chiaro confine tra la normale discrezionalità del giudice e l’esercizio del potere, eccezionale, di aumentare gli onorari oltre i massimi tabellari. Per i professionisti e gli avvocati, ciò significa che in caso di prestazioni di particolare rilievo è fondamentale evidenziare nella richiesta di liquidazione gli elementi di eccezionalità, mentre per le parti processuali si conferma il diritto a ottenere una decisione trasparente e motivata anche sull’aspetto delle spese tecniche.

Come si calcola correttamente il compenso per un CTU?
Il compenso si calcola con il sistema degli “scaglioni progressivi”, come indicato nel D.M. 30/05/2002. Si applicano percentuali diverse a fasce successive del valore della controversia e si sommano i risultati, anziché applicare un’unica percentuale all’intero valore.

Il giudice può liquidare un compenso al CTU superiore al massimo previsto dalla tariffa?
Sì, l’art. 52 del D.P.R. 115/2002 consente al giudice di aumentare l’onorario fino al doppio del massimo, ma solo per prestazioni ritenute di “eccezionale importanza, complessità e difficoltà”.

È necessaria una motivazione specifica per aumentare il compenso CTU oltre il massimo tariffario?
Sì, è obbligatoria. La Corte di Cassazione ha chiarito che un generico riferimento alla difficoltà dell’incarico può giustificare la liquidazione del massimo della tariffa, ma per superare tale soglia è indispensabile una motivazione puntuale che spieghi perché la prestazione è stata “eccezionale”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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