LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso CTU patrocinio gratuito: paga sempre lo Stato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24331/2024, ha stabilito che il compenso del CTU in un processo con una parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato deve essere sempre anticipato dall’erario. A seguito della dichiarazione di incostituzionalità dell’art. 131 T.U. Spese di Giustizia, il consulente non può agire direttamente contro la parte per ottenere il pagamento, ma deve rivolgersi allo Stato. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva ritenuto il CTU legittimato a richiedere il pagamento alla parte beneficiaria del patrocinio gratuito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso CTU e Patrocinio Gratuito: Paga sempre lo Stato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione cruciale per i professionisti che operano come ausiliari del giudice: il compenso del CTU in caso di patrocinio gratuito. La pronuncia chiarisce che, a seguito di un fondamentale intervento della Corte Costituzionale, il consulente tecnico non può più richiedere il proprio onorario alla parte ammessa al beneficio, ma deve rivolgersi direttamente allo Stato, che è tenuto ad anticipare la spesa. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da una controversia ereditaria. Una delle parti, ritenendosi lesa nelle sue quote di legittima, aveva avviato un’azione legale, ottenendo l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Nel corso del giudizio, il tribunale nominava un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per la stima dei beni ereditari. Una volta liquidato il suo compenso, posto a carico solidale delle parti, il CTU avviava un’azione legale contro l’erede ammessa al gratuito patrocinio per ottenerne il pagamento.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione al consulente, ritenendo che l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato non precludesse al creditore la possibilità di agire per il recupero del proprio compenso. La parte soccombente, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione.

L’impatto della Corte Costituzionale sul compenso CTU con patrocinio gratuito

Il cuore della questione risiede nella modifica dell’articolo 131, comma 3, del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002), operata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 217/2019.

In origine, la norma prevedeva che gli onorari del CTU fossero ‘prenotati a debito’. Questo significava che lo Stato non pagava immediatamente il consulente, ma si limitava ad annotare la spesa, che avrebbe poi cercato di recuperare. Il CTU, per essere pagato, doveva prima tentare di recuperare il credito dalla parte e solo in caso di insuccesso poteva chiedere la prenotazione a debito.

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima questa procedura, stabilendo che anche gli onorari e le indennità del CTU devono essere direttamente anticipati dall’erario, al pari di altre spese di giustizia. La ‘prenotazione a debito’ è stata ritenuta in contrasto con la logica del sistema del patrocinio a spese dello Stato, che mira a garantire l’effettiva tutela dei non abbienti, sollevando lo Stato dall’onere del pagamento immediato e scaricando sul professionista il rischio dell’insolvenza della parte.

La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte, accogliendo il ricorso, ha applicato pienamente i principi sanciti dalla Corte Costituzionale. Ha chiarito che, una volta ammessa una parte al patrocinio a spese dello Stato, si instaura un rapporto diretto tra il professionista (in questo caso il CTU) e lo Stato.

La parte ammessa al beneficio è estranea a tale rapporto e non può essere chiamata a rispondere delle somme dovute al consulente. La vecchia prassi che imponeva al CTU di agire prima contro la parte per poi, eventualmente, rivalersi sullo Stato, è stata definitivamente superata. Il decreto di liquidazione del compenso, anche se pone l’onere a carico solidale delle parti, ha una natura provvisoria e serve solo a quantificare la spesa, non a individuare il soggetto debitore finale nei confronti del professionista.

Le Motivazioni

La Cassazione ha evidenziato che, con la caduta della norma sulla ‘prenotazione a debito’, è venuta meno qualsiasi base giuridica che consentisse al CTU di agire direttamente contro la parte ammessa al patrocinio. Il diritto del professionista sorge nei confronti dello Stato, che è obbligato all’anticipazione delle somme. Di conseguenza, il consulente non ha alcun interesse ad agire per accertare la qualità di erede o la capienza patrimoniale della parte beneficiaria, poiché il suo credito deve essere soddisfatto dall’erario.

L’effetto della sentenza della Corte Costituzionale è retroattivo e si applica a tutti i rapporti non ancora esauriti. Pertanto, il CTU non può più avvalersi del vecchio meccanismo e non ha alcun titolo per pretendere il pagamento dalla parte. Il suo unico interlocutore è lo Stato.

Le Conclusioni

La sentenza n. 24331/2024 della Cassazione consolida un principio di fondamentale importanza. Il compenso del CTU in un giudizio con patrocinio gratuito è una spesa anticipata dallo Stato. Questo garantisce da un lato la certezza del pagamento per il professionista, che non deve più sobbarcarsi l’onere e il rischio del recupero del credito, e dall’altro la piena effettività del diritto di difesa per i cittadini non abbienti, che non si vedranno esposti ad azioni esecutive da parte degli ausiliari del giudice. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando alla Corte d’Appello per una nuova decisione conforme a questo principio di diritto.

Chi paga il compenso del CTU se una delle parti in causa è ammessa al patrocinio a spese dello Stato?
Il compenso del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) deve essere anticipato direttamente dallo Stato. Il professionista non può richiederlo alla parte che beneficia del patrocinio gratuito.

Un CTU può fare causa alla parte ammessa al patrocinio gratuito per ottenere il pagamento del suo onorario?
No. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 217/2019 e come confermato da questa pronuncia della Cassazione, il CTU non ha un diritto di credito diretto verso la parte ammessa al patrocinio e non può quindi agire in giudizio contro di essa per il recupero del compenso.

Qual è stato l’effetto principale della sentenza n. 217/2019 della Corte Costituzionale sul compenso del CTU?
La sentenza ha trasformato il meccanismo di pagamento da ‘prenotazione a debito’ ad ‘anticipazione da parte dell’erario’. Ciò significa che lo Stato non si limita più ad annotare la spesa per un futuro recupero, ma è obbligato a pagare direttamente e immediatamente l’onorario al CTU.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati