LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso CTU: la guida alla corretta liquidazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 703/2024, ha stabilito principi fondamentali per la liquidazione del compenso CTU. Il caso riguardava l’opposizione al pagamento di un consulente tecnico per una perizia in ambito edilizio. La Corte ha accolto il ricorso, affermando che il giudice deve sempre valutare la diligenza e la completezza dell’operato del consulente, non solo la validità formale della perizia. Inoltre, in caso di plurime indagini, il compenso non può essere aumentato forfettariamente, ma va calcolato distintamente per ogni accertamento autonomo. Infine, è stato ribadito l’obbligo di documentazione per il rimborso delle spese, salvo rare eccezioni previste per legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso CTU: I Criteri per una Corretta Liquidazione secondo la Cassazione

La figura del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) è fondamentale nel processo civile, fornendo al giudice le competenze tecniche necessarie per decidere su materie complesse. Tuttavia, la determinazione del suo giusto compenso CTU è spesso fonte di contenzioso. Con l’ordinanza n. 703 del 9 gennaio 2024, la Corte di Cassazione ha delineato con chiarezza i criteri che il giudice deve seguire per una corretta liquidazione, accogliendo le lamentele di una parte che riteneva la parcella del perito ingiustificata.

Il caso: la contestazione del compenso del perito

Il caso nasce da un procedimento per accertamento tecnico preventivo ai fini della conciliazione, avviato da un committente per i danni subiti a causa della cattiva esecuzione di un appalto. Il Tribunale aveva liquidato al CTU nominato un compenso di oltre 11.000 euro. Il committente si opponeva, sostenendo che il Tribunale non avesse verificato adeguatamente la qualità e la completezza del lavoro svolto dal consulente, oltre a contestare il metodo di calcolo del compenso e il rimborso di spese non documentate. La questione è così giunta fino alla Corte di Cassazione.

La valutazione della diligenza e del compenso CTU

Il primo punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda l’obbligo del giudice di valutare la diligenza del consulente. Il ricorrente lamentava che il CTU non avesse svolto correttamente il suo incarico e non avesse risposto a tutti i quesiti. Il Tribunale aveva respinto questa censura, ritenendo che la valutazione sulla validità e utilità della perizia fosse estranea al giudizio di liquidazione.

La Cassazione ha ribaltato questa visione. Ha stabilito che, sebbene il giudice della liquidazione non possa dichiarare nulla la consulenza (potere che spetta al giudice della causa di merito), è comunque tenuto a valutare l’impegno profuso, la completezza e la qualità della relazione. Questi elementi, previsti dalla legge (art. 51 del D.P.R. 115/2002), sono parametri fondamentali per determinare il compenso CTU e non possono essere ignorati. La liquidazione non è un automatismo, ma richiede un’analisi sostanziale del lavoro svolto.

Pluralità di indagini: come si calcola il giusto compenso CTU

Un altro motivo di ricorso riguardava il calcolo del compenso. Il Tribunale aveva liquidato un importo unico, corrispondente al massimo della tariffa, aumentato del 30% per la ‘pluralità degli accertamenti’, senza però specificare quali fossero questi accertamenti e perché fossero autonomi.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato ragione al ricorrente. Ha chiarito che l’aumento forfettario non è un metodo corretto. Se l’incarico del CTU prevede più indagini distinte e autonome, il giudice deve calcolare il compenso per ciascuna di esse separatamente, applicando i rispettivi scaglioni di valore. Sommare i singoli importi è l’unico modo per garantire una giusta proporzione tra il compenso e l’impegno richiesto da ogni specifica indagine. Il giudice del rinvio dovrà quindi accertare se le indagini fossero davvero autonome o semplicemente complementari, motivando adeguatamente la sua decisione.

Il rimborso delle spese: la necessità della documentazione

Infine, è stata affrontata la questione del rimborso delle spese vive. Il Tribunale aveva concesso il rimborso di spese non documentate, ritenendo sufficiente che fossero ‘coerenti’ con l’incarico. La Corte di Cassazione ha censurato anche questa decisione, ribadendo un principio fondamentale: la regola è la documentazione.

L’art. 56 del D.P.R. 115/2002 impone al CTU di presentare una nota specifica delle spese sostenute, allegando i relativi documenti giustificativi. Le uniche eccezioni riguardano le spese non documentabili per loro natura (come carta e cancelleria) o alcune spese di viaggio a tariffe fisse. Non è sufficiente che una spesa sia genericamente ‘coerente’; il giudice deve verificarne l’effettiva anticipazione sulla base di prove documentali, escludendo dal rimborso quelle non necessarie o eccessive.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio di rigore e trasparenza nella gestione delle finanze processuali. La liquidazione del compenso CTU non è un atto meramente formale, ma un giudizio che deve basarsi su criteri oggettivi e verificabili. La Corte ha sottolineato che la diligenza professionale, la corretta applicazione delle tariffe in caso di incarichi complessi e la prova documentale delle spese sono pilastri imprescindibili per garantire l’equità del compenso e la fiducia delle parti nell’operato degli ausiliari del giudice. Respingere le censure del ricorrente sulla base di una distinzione troppo netta tra ‘validità’ e ‘valutazione del lavoro’ svuoterebbe di significato le norme che regolano la determinazione degli onorari.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per le parti in causa, rafforza il diritto di contestare un compenso ritenuto sproporzionato, non solo per vizi formali, ma anche per carenze nell’esecuzione dell’incarico. Per i CTU, sottolinea l’importanza di svolgere il proprio lavoro con la massima diligenza e di conservare meticolosamente tutta la documentazione relativa alle spese sostenute. Infine, per i giudici, ribadisce il dovere di motivare in modo analitico le proprie decisioni sulla liquidazione, esaminando nel merito la qualità del lavoro peritale e applicando correttamente le normative tariffarie.

Il giudice che liquida il compenso al CTU deve verificare se ha lavorato bene?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice non può limitarsi a un controllo formale, ma deve valutare l’impegno profuso, la completezza e la qualità della relazione peritale, poiché questi sono criteri essenziali per determinare il giusto compenso.

Come si calcola il compenso del CTU se ha svolto più accertamenti nello stesso incarico?
Se gli accertamenti sono distinti e autonomi, non si può applicare un aumento forfettario su un compenso unico. Il giudice deve invece quantificare il compenso per ciascuna singola indagine, basandosi sul valore di ognuna, e poi sommare gli importi risultanti.

Il CTU ha diritto al rimborso delle spese non documentate?
Di norma, no. La legge (art. 56 D.P.R. 115/2002) richiede che il CTU presenti una nota spese specifica e alleghi la documentazione corrispondente. Non è sufficiente che le spese siano ‘coerenti’ con l’incarico; devono essere provate, salvo poche eccezioni previste dalla legge, come alcune spese di viaggio o quelle non documentabili per natura (es. cancelleria).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati