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Compenso CTU: la Cassazione sui criteri di liquidazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5991/2024, ha respinto sia il ricorso di una parte processuale che quello di un consulente tecnico d’ufficio (CTU) in merito alla liquidazione delle competenze. La Corte ha stabilito i principi per il corretto calcolo del compenso CTU, confermando che, in caso di indagini con valore economico determinabile, si applica la tariffa a scaglioni e non quella a vacazioni. Inoltre, ha ribadito la natura obbligatoria della sanzione per il ritardo nella consegna dell’elaborato e ha chiarito che, nel procedimento di opposizione, la riduzione del compenso non comporta automaticamente la condanna del CTU al pagamento delle spese legali.

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Compenso CTU: la Cassazione sui criteri di liquidazione a scaglioni e sanzioni per ritardo

La corretta determinazione del compenso CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) è un tema di cruciale importanza nella pratica giudiziaria, spesso fonte di contenzioso. Con l’ordinanza n. 5991 del 6 marzo 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su alcuni aspetti fondamentali: la scelta tra tariffa a scaglioni e a vacazioni, la gestione delle sanzioni per il ritardo nella consegna della perizia e la ripartizione delle spese legali nel giudizio di opposizione. Questa decisione offre chiarimenti preziosi sia per i professionisti che per le parti processuali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una controversia civile in cui era stata disposta una consulenza tecnica per accertare la presenza di abusi edilizi su un immobile, quantificare i costi di ripristino o sanatoria e determinare l’epoca di costruzione di una recinzione. Il Giudice, in un primo momento, liquidava il compenso al CTU. Successivamente, una delle parti proponeva opposizione a tale decreto, lamentando un importo eccessivo.

Il Giudice dell’opposizione accoglieva il reclamo, riducendo significativamente il compenso del perito. La riduzione derivava dall’applicazione della tariffa a scaglioni (basata sul valore della causa) invece di quella a vacazioni (basata sul tempo impiegato) e dall’applicazione di una decurtazione per il ritardo nella consegna dell’elaborato. Infine, compensava le spese legali tra la parte opponente e il consulente. Avverso questa decisione, sia la parte (lamentando la compensazione delle spese) sia il CTU (contestando i criteri di calcolo e la riduzione) proponevano ricorso in Cassazione.

L’analisi dei motivi di ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato con priorità logica il ricorso del consulente, ritenendolo infondato.

La scelta del criterio per il calcolo del compenso CTU

Il CTU sosteneva che, poiché uno dei quesiti (la datazione di una recinzione) non aveva un riferimento monetario diretto, il compenso avrebbe dovuto essere liquidato a vacazioni. La Suprema Corte ha respinto questa tesi, affermando un principio consolidato: quando l’indagine, pur articolata in più quesiti, è unitaria e mira ad accertare un’utilità economica determinabile (nel caso di specie, il deprezzamento dell’immobile e i costi di ripristino), deve essere applicato un unico criterio di liquidazione. Il criterio principale è quello a scaglioni, basato sul valore dell’utilità accertata, mentre quello a vacazioni ha un carattere puramente residuale. L’accertamento sulla data della recinzione non era autonomo, ma strumentale alla valutazione complessiva.

La decurtazione per il ritardo

Il consulente lamentava anche la mancata applicazione dell’aumento per la particolare complessità dell’incarico e l’applicazione della riduzione per il ritardo. La Corte ha chiarito che l’aumento del compenso oltre i massimi tariffari è un potere discrezionale del giudice, che deve essere specificamente motivato in presenza di prestazioni di natura “eccezionale”. Al contrario, la decurtazione per il ritardo (pari a un terzo secondo il d.P.R. 115/2002) è una sanzione obbligatoria, tesa a garantire il principio del giusto processo e a disincentivare comportamenti dilatori. Il giudice non ha alcuna discrezionalità nel disapplicarla, anche in caso di ritardo minimo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha rigettato anche il ricorso della parte principale, relativo alla compensazione delle spese legali. La parte sosteneva che, avendo vinto pienamente l’opposizione, le spese avrebbero dovuto essere poste a carico del CTU.

Gli Ermellini hanno spiegato che il procedimento di opposizione al decreto di liquidazione (ex art. 170 d.P.R. 115/2002) non è un’impugnazione in senso stretto, ma l’atto introduttivo di un procedimento contenzioso autonomo. In questo contesto, il giudice ha il potere-dovere di verificare la correttezza della liquidazione secondo i criteri di legge. Il consulente, anche se il suo compenso viene ridotto, non è considerato un “soccombente” totale, poiché un compenso, seppur inferiore, gli viene comunque riconosciuto. Pertanto, la decisione del giudice di merito di compensare le spese processuali tra le parti è stata ritenuta legittima e non censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce tre principi fondamentali in materia di compenso CTU:
1. Criterio a Scaglioni Prevalente: Nelle consulenze relative a materie con un valore economico determinabile (come quelle edilizie), il criterio di liquidazione a scaglioni è la regola, anche in presenza di quesiti plurimi. La tariffa a vacazioni si applica solo in via residuale.
2. Sanzione per Ritardo Obbligatoria: La decurtazione del compenso per il ritardo nella consegna della perizia è una sanzione fissa e inderogabile, che il giudice è tenuto ad applicare senza margini di discrezionalità.
3. Compensazione delle Spese nell’Opposizione: Nel giudizio di opposizione alla liquidazione, la riduzione del compenso del CTU non implica la sua automatica soccombenza. Il giudice può legittimamente disporre la compensazione delle spese legali, considerando che al consulente viene comunque riconosciuto il diritto a una remunerazione per il lavoro svolto.

Come si calcola il compenso CTU se l’incarico ha più quesiti, alcuni senza un valore economico diretto?
Secondo la Cassazione, se l’indagine è unitaria e finalizzata ad accertare un’utilità economica determinabile (es. valore di un immobile, costi di riparazione), si applica un unico criterio di liquidazione. Il criterio a scaglioni, basato sul valore, prevale su quello a vacazioni (basato sul tempo), che ha carattere solo residuale. I quesiti senza valore diretto sono considerati strumentali all’indagine complessiva.

La riduzione del compenso CTU per un ritardo nella consegna della perizia è automatica?
Sì. La Corte ha confermato che la decurtazione degli onorari in misura fissa (un terzo, secondo la normativa vigente) è una sanzione obbligatoria e non discrezionale. Il giudice deve applicarla anche in presenza di un ritardo minimo, in quanto è una misura volta a garantire il rispetto dei tempi processuali.

Se l’opposizione al decreto di liquidazione del compenso CTU viene accolta, il CTU deve pagare le spese legali?
Non necessariamente. La Cassazione ha chiarito che il CTU non è considerato pienamente soccombente (perdente) solo perché il suo compenso viene ridotto. Poiché gli viene comunque riconosciuto un compenso, seppur inferiore a quello inizialmente liquidato, il giudice può legittimamente disporre la compensazione delle spese processuali tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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