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Compenso CTU contabile: la Cassazione sui criteri

Un consulente tecnico d’ufficio (CTU) ha impugnato la liquidazione del proprio onorario per una perizia in materia di usura bancaria, calcolato a tempo (vacazioni) anziché a percentuale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per le consulenze tecniche in materia contabile il criterio principale è quello a percentuale calcolato per scaglioni. Il metodo a vacazioni è solo residuale e non può essere applicato discrezionalmente quando esiste una previsione specifica. Di conseguenza, il provvedimento è stato annullato con rinvio per una nuova determinazione del compenso CTU contabile.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso CTU contabile: la Cassazione stabilisce la preminenza del criterio a percentuale

La corretta determinazione del compenso CTU contabile è un tema di cruciale importanza che interseca la procedura civile e il diritto sostanziale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per ribadire la gerarchia dei criteri di liquidazione, affermando la prevalenza del metodo a percentuale su quello a vacazioni per le consulenze in materia amministrativa, contabile e fiscale. Questa pronuncia offre un chiarimento fondamentale per magistrati e professionisti, specialmente in ambiti complessi come le perizie sull’usura bancaria.

I fatti di causa

Un consulente tecnico, incaricato dal Pubblico Ministero di svolgere una perizia sulla natura usuraria o meno degli interessi applicati a un contratto di mutuo, si vedeva liquidare un onorario basato sul criterio delle vacazioni, per un importo significativamente inferiore alla sua richiesta. Il professionista aveva invece richiesto un compenso calcolato secondo il criterio a percentuale e a scaglioni, come previsto dall’art. 2 del D.M. 182/2002 per le perizie contabili.

Il Tribunale, adito in opposizione, respingeva il ricorso del consulente. La motivazione del giudice di merito si basava sull’idea che, nella ricostruzione dei conti correnti, l’attività del perito non dipendesse tanto dalle somme movimentate, quanto dal numero di operazioni e dalla durata del rapporto. Pertanto, riteneva corretto l’uso del criterio a vacazioni, sostenendo che il magistrato non fosse vincolato ai parametri indicati dal professionista. Avverso tale decisione, il consulente proponeva ricorso per cassazione.

La decisione della Corte sul compenso CTU contabile

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando l’ordinanza del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ritenuto la motivazione del provvedimento impugnato contraddittoria, lacunosa e non conforme a diritto. La Corte ha riaffermato un principio consolidato nella sua giurisprudenza: la gerarchia dei criteri di liquidazione non è discrezionale.

Le motivazioni

Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione della normativa di riferimento, in particolare il d.P.R. 115/2002 e il d.m. 30 maggio 2002. La Cassazione ha chiarito che la consulenza tecnica volta a verificare l’usurarietà di un tasso di interesse ha inequivocabilmente natura contabile. Di conseguenza, il suo compenso deve essere determinato secondo il criterio specifico previsto per tale materia, ovvero quello a percentuale e a scaglioni, come dettagliato nelle tabelle ministeriali.

La Corte ha specificato che il criterio delle vacazioni (basato sul tempo impiegato) ha un carattere puramente residuale. Esso può essere applicato solo in assenza di una specifica previsione normativa, come avveniva sotto la vigenza della legge 319/1980, o qualora sia oggettivamente impossibile utilizzare il criterio principale. Nel caso di specie, il Tribunale ha errato nel ritenere inapplicabile il criterio a percentuale, giustificandolo con considerazioni sull’attività del consulente che, secondo la Suprema Corte, non sono sufficienti a derogare a una precisa disposizione di legge.

Le conclusioni

La pronuncia stabilisce un principio di diritto chiaro e vincolante: per la liquidazione del compenso CTU contabile, il criterio primario è quello tabellare a percentuale e per scaglioni. L’utilizzo del criterio residuale a vacazioni costituisce un errore di diritto se non motivato dalla reale impossibilità di applicare la regola generale. Questa decisione rafforza la certezza del diritto per i consulenti tecnici, garantendo che la loro remunerazione sia commisurata alla natura e al valore della prestazione secondo i parametri stabiliti dal legislatore, e fornisce ai magistrati una guida inequivocabile per evitare liquidazioni non conformi alla normativa.

Come si calcola il compenso per un CTU in una perizia contabile su un caso di usura?
Secondo la Corte di Cassazione, il compenso va calcolato in base al criterio a percentuale e a scaglioni previsto dall’art. 2 delle tabelle allegate al d.m. 30 maggio 2002, poiché la consulenza ha natura contabile.

Il criterio delle vacazioni è sempre applicabile per liquidare l’onorario di un consulente tecnico?
No. Il criterio delle vacazioni ha un carattere residuale. Può essere utilizzato solo quando non esiste una previsione specifica, come quella a percentuale per la materia contabile, o quando sia impossibile applicare il criterio principale.

Un magistrato può scegliere liberamente il criterio di liquidazione del compenso del CTU?
No. Sebbene il magistrato possa scegliere tra tariffe o criteri diversi, non può discostarsi dalla gerarchia stabilita dalla legge. Per le materie contabili, deve applicare il criterio a percentuale, essendo quello delle vacazioni una mera eccezione da applicare solo quando non sia possibile fare altrimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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