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Compenso CTU: come si calcola per le perizie edili?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21336/2025, ha stabilito che per la liquidazione del compenso CTU in cause relative a lavori edili, si deve applicare la tariffa specifica (art. 12 D.M. 30.5.2002) e non quella generica. Il caso riguardava l’opposizione di una società immobiliare al compenso liquidato a un consulente, la cui perizia era stata parziale. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente applicato la norma generale, rinviando per un nuovo calcolo basato sul criterio corretto.

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Compenso CTU: La Cassazione Chiarisce i Criteri per le Perizie Edili

La corretta determinazione del compenso CTU rappresenta un momento cruciale e spesso conflittuale nei procedimenti giudiziari. La sua liquidazione deve seguire criteri normativi precisi per garantire equità sia al professionista che alle parti in causa. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su quale tariffa applicare quando la consulenza tecnica riguarda lavori edili, risolvendo il dubbio tra l’applicazione di un criterio generico e uno specifico.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare si opponeva al decreto di liquidazione con cui un Tribunale aveva stabilito un compenso di oltre 4.000 euro in favore di un ingegnere, nominato come Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) in una precedente causa. L’incarico del CTU consisteva nel verificare l’entità e la corretta esecuzione dei lavori svolti dalla società in un appalto.

Tuttavia, il consulente aveva depositato una relazione in cui dichiarava di non poter rispondere ai quesiti del giudice per mancanza degli elementi necessari. Nonostante l’esito inconcludente della perizia, il Tribunale aveva riconosciuto il diritto del CTU a un compenso, seppur ridotto a circa 1.400 euro. La motivazione era che il consulente aveva comunque svolto un’attività preliminare di studio ed esame della documentazione. La società, ritenendo ingiusto qualsiasi pagamento per una perizia di fatto inutile, ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e il calcolo del compenso CTU

La società ricorrente ha basato il proprio ricorso su diversi motivi, ma quello decisivo riguardava un errore di diritto nell’individuazione della norma tariffaria applicabile. Secondo la difesa della società, il Tribunale aveva errato nell’applicare l’art. 11 del D.M. 30.5.2002, una norma generica per la determinazione dei compensi, anziché l’art. 12 dello stesso decreto, che disciplina specificamente il compenso per le consulenze in materia di costruzioni edilizie.

La Distinzione tra Tariffa Generale e Tariffa Speciale

La Corte di Cassazione ha accolto questo motivo, ribadendo un principio giuridico fondamentale: lex specialis derogat generali. L’art. 12 del D.M. 30.5.2002 è una norma speciale, creata appositamente per le consulenze che hanno per oggetto la verifica della rispondenza tecnica di un’opera a un progetto, il collaudo di lavori, la contabilità e la revisione dei prezzi.

L’incarico affidato al CTU nel caso di specie – accertare l’entità dei lavori eseguiti e quantificarne il prezzo – rientrava pienamente in questa casistica. Di conseguenza, il Tribunale avrebbe dovuto utilizzare i criteri previsti dall’art. 12, che stabilisce un compenso determinato tra un minimo e un massimo, e non i criteri a scaglioni dell’art. 11. Questo errore ha viziato l’ordinanza impugnata, rendendola illegittima.

L’Inammissibilità delle Censure sull’Utilità della Perizia

È interessante notare come la Corte abbia dichiarato inammissibile un altro motivo di ricorso, con cui la società sosteneva che nessun compenso fosse dovuto a fronte di una relazione tecnica inutile. I giudici hanno chiarito che il procedimento di opposizione alla liquidazione del compenso (ex art. 170 d.p.r. 115/2002) non è la sede adatta per contestare la validità o l’utilità della consulenza. Tali contestazioni appartengono al merito della causa in cui la CTU è stata espletata. Il giudizio di opposizione è limitato a verificare la correttezza del calcolo del compenso sulla base dell’attività effettivamente svolta, non a sindacare la qualità del lavoro del perito.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Suprema Corte risiede nel corretto inquadramento normativo della fattispecie. La giurisprudenza consolidata riconosce la natura speciale dell’art. 12 del D.M. 30.5.2002 rispetto alla previsione generale dell’art. 11. L’errore del giudice di merito è stato quello di non riconoscere questa specificità, applicando una norma non pertinente all’oggetto dell’incarico peritale. L’accoglimento di questo motivo ha reso superfluo l’esame del ricorso incidentale del consulente (che si lamentava di una riduzione eccessiva del compenso), il quale è stato dichiarato assorbito. Di conseguenza, la Corte ha cassato l’ordinanza e ha rinviato la causa al Tribunale, che dovrà procedere a una nuova liquidazione applicando il corretto principio di diritto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante chiarimento per avvocati, magistrati e consulenti tecnici. Stabilisce con fermezza che, per determinare il compenso CTU in perizie relative a opere edili, contabilità di cantiere e verifica di appalti, è obbligatorio fare riferimento ai criteri specifici dell’art. 12 del D.M. 30.5.2002. L’applicazione della norma generale è scorretta e può portare alla cassazione del provvedimento di liquidazione. La decisione sottolinea inoltre i limiti del giudizio di opposizione al compenso, ribadendo che non può trasformarsi in una revisione nel merito dell’operato del consulente, la cui valutazione spetta esclusivamente al giudice della causa principale.

Quale tariffa si applica per calcolare il compenso di un CTU in una causa su lavori edili?
Secondo la Corte di Cassazione, si deve applicare la tariffa speciale prevista dall’art. 12 del D.M. 30.5.2002, che riguarda specificamente le consulenze in materia di costruzioni, verifica di rispondenza tecnica, collaudo e contabilità dei lavori, e non la tariffa generica dell’art. 11.

È possibile non pagare il compenso al CTU se la sua perizia è ritenuta inutile o incompleta?
No, non nel procedimento di opposizione al decreto di liquidazione. La Cassazione chiarisce che il compenso è dovuto per l’attività svolta (es. studio dei documenti), anche se la relazione finale è inconcludente. Le contestazioni sulla validità e utilità della perizia devono essere sollevate nel giudizio di merito e non possono essere usate per negare il compenso in sede di liquidazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso viene “assorbito”?
Significa che il giudice non ha bisogno di esaminare quel motivo perché la decisione presa su un altro punto del ricorso ha già risolto la questione principale. Nel caso specifico, avendo la Corte accolto il motivo sull’errata applicazione della tariffa, la doglianza del consulente sulla riduzione del compenso (basata sulla tariffa sbagliata) è diventata irrilevante e quindi “assorbita”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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