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Compenso CTU: come si calcola per incarichi plurimi

Una società immobiliare ha contestato la liquidazione del compenso CTU per una perizia su 95 lotti, ritenuta eccessiva. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che quando le attività peritali sono funzionalmente collegate e ripetitive, anche se su più beni, l’incarico è da considerarsi unitario. Pertanto, il compenso del CTU non può essere calcolato sommando singole prestazioni, ma va liquidato in modo complessivo, evitando duplicazioni. La decisione del tribunale è stata annullata con rinvio.

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Compenso CTU: La Cassazione detta le regole per incarichi su più immobili

La corretta determinazione del compenso CTU rappresenta un aspetto cruciale e spesso dibattuto nelle procedure giudiziarie, specialmente in quelle esecutive immobiliari che coinvolgono un gran numero di beni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sui criteri da adottare, sottolineando il principio di unitarietà dell’incarico rispetto alla tentazione di frazionare le attività per aumentare gli onorari. Analizziamo questa importante decisione.

Il caso: una liquidazione contestata

Una società immobiliare si opponeva a un decreto di liquidazione che riconosceva al Consulente Tecnico d’Ufficio un compenso di oltre 82.000 euro per una perizia svolta nell’ambito di una procedura esecutiva. L’incarico riguardava ben 95 lotti immobiliari e le attività del consulente includevano:

* L’accertamento della consistenza fisica e catastale dei beni.
* La verifica della regolarità urbanistica.
* La redazione di planimetrie autonome.

Il Tribunale di merito aveva liquidato il compenso calcolando separatamente gli onorari per ciascuna di queste attività, di fatto duplicando, secondo la società ricorrente, la remunerazione per prestazioni che costituivano un’unica operazione peritale. La società lamentava che la verifica della regolarità urbanistica e la rappresentazione catastale fossero aspetti inscindibili di un’unica prestazione, calcolata erroneamente due volte.

Il principio di unitarietà e il calcolo del compenso CTU

Il cuore della questione giuridica risiede nel capire se un incarico che comporta più attività su numerosi beni debba essere considerato come un insieme di prestazioni autonome o come un’unica, complessa prestazione. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha ribadito un principio consolidato: la valutazione sull’unicità o pluralità dell’incarico dipende dal collegamento funzionale tra le indagini richieste.

Se le diverse attività sono interdipendenti e finalizzate a un unico scopo (come la stima di un compendio immobiliare), l’incarico è unitario. In questo caso, il compenso CTU deve essere liquidato in modo onnicomprensivo. Si riconosce un compenso separato per ogni singola attività solo se questa è autonoma e distinta dalle altre, sia per natura che per finalità.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha censurato la decisione del Tribunale, definendola una “parcellizzazione delle attività”. I giudici di legittimità hanno chiarito che:

1. La redazione delle planimetrie è una mera specificazione grafica dell’accertamento della consistenza fisica e catastale dei beni.
2. La descrizione degli immobili e la loro restituzione grafica sono funzionali alla verifica della rispondenza tecnica al progetto (conformità urbanistica).

Di conseguenza, queste attività non sono autosufficienti, ma parti di un’unica indagine complessiva. Il giudice di merito avrebbe dovuto liquidare un compenso unitario, tenendo conto della natura ripetitiva delle operazioni sui 95 lotti, che spesso può essere agevolata dall’uso di applicativi informatici.

Critiche al criterio delle vacazioni

La Corte ha inoltre criticato l’uso immotivato del criterio a “vacazioni” (cioè a tempo) per liquidare il “resto dell’attività”. Questo sistema ha carattere residuale e può essere utilizzato solo quando manchi una specifica previsione tariffaria e non sia possibile un’applicazione analogica di altre voci. La sua applicazione richiede una motivazione adeguata, che nel caso di specie era del tutto assente.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di evitare un’ingiustificata duplicazione degli onorari. Frazionare un’indagine sostanzialmente unitaria in molteplici attività autonome porta a una liquidazione irragionevole e sproporzionata. Il giudice deve considerare se, pur in presenza di una molteplicità di rapporti o beni, l’indagine si risolva in operazioni di calcolo ripetitive e agevolate. In tal caso, l’importo da prendere a riferimento per la liquidazione è quello corrispondente all’ammontare cumulativo dei vari rapporti, non la somma di tanti onorari distinti. La Corte sottolinea che la pluralità di accertamenti non preclude l’omogeneità dell’oggetto della domanda, e il consulente ha diritto a un compenso che tenga conto della complessità della controversia, non a una moltiplicazione delle tariffe. Anche la necessità di accorpare immobili con caratteristiche simili per una valutazione d’insieme è un principio che il giudice di merito aveva ignorato.

Conclusioni: Implicazioni pratiche per professionisti e parti

Questa ordinanza fornisce un’indicazione chiara per il futuro: nella liquidazione del compenso CTU, il giudice non può limitarsi a sommare meccanicamente le voci di tariffa. È necessario un esame approfondito della natura dell’incarico per stabilire se le diverse attività siano autonome o funzionalmente connesse. Per i professionisti, ciò significa strutturare la richiesta di compenso tenendo conto della natura unitaria dell’incarico in caso di operazioni seriali. Per le parti processuali, offre uno strumento per contestare liquidazioni che appaiono sproporzionate a causa di un’errata “parcellizzazione” delle attività peritali.

Come si calcola il compenso del CTU quando l’incarico riguarda molti immobili simili?
Quando l’indagine è sostanzialmente unitaria e si risolve in operazioni ripetitive, il compenso va calcolato sull’ammontare cumulativo dei rapporti scrutinati. Non si possono sommare onorari distinti per ogni singolo immobile o attività, ma si deve procedere a una valutazione complessiva, eventualmente creando “insiemi” di immobili con caratteristiche uguali o analoghe.

È legittimo frazionare le diverse attività del CTU (verifica catastale, urbanistica, planimetrie) per liquidare più onorari?
No. Secondo la Corte, se queste attività sono funzionalmente collegate e interdipendenti, come nel caso di una perizia immobiliare completa, costituiscono un’unica prestazione. Frazionarle per liquidare onorari separati è un errore, in quanto si tratta di operazioni non autosufficienti ma strumentali a un unico accertamento tecnico.

Quando si può utilizzare il criterio delle “vacazioni” (a tempo) per liquidare il compenso del CTU?
Il criterio delle vacazioni ha carattere residuale. È applicabile solo quando manca una specifica previsione tariffaria per una determinata attività e non è possibile applicare in via analogica altre ipotesi di liquidazione. Il ricorso a tale criterio deve essere sempre supportato da un’adeguata motivazione da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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