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Compenso CTU: calcolo con bene di valore zero

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso per il consulente tecnico (CTU) nominato in un’esecuzione forzata si calcola sul valore del credito azionato, e non sul valore del bene pignorato. Questa regola si applica anche quando la perizia conclude che il bene ha un valore nullo, poiché la complessità dell’analisi svolta giustifica un compenso adeguato all’incarico e non al risultato della stima.

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Compenso CTU: Come si Calcola Quando la Perizia Conclude per un Valore Zero?

La determinazione del compenso CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) rappresenta un tema delicato, specialmente in scenari complessi. Cosa accade quando un esperto, dopo un’analisi approfondita, conclude che il bene pignorato ha un valore economico nullo? Il suo onorario deve essere ridotto al minimo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 549/2024) offre una risposta chiara, stabilendo un principio fondamentale per la liquidazione in ambito di esecuzione forzata.

I Fatti di Causa

Nel caso in esame, due creditori avevano avviato una procedura di esecuzione forzata pignorando le quote societarie del loro debitore. Il giudice dell’esecuzione nominava un perito stimatore per valutarne il valore. L’esperto, al termine di una complessa analisi dei bilanci e della situazione patrimoniale delle società, concludeva che le quote erano “tutte senza valore economico”.

Nonostante ciò, il giudice liquidava al perito un onorario calcolato non sul valore nullo delle quote, ma sul valore del credito per cui si procedeva. I creditori si opponevano a tale liquidazione, sostenendo che, essendo il valore del bene pari a zero, il compenso avrebbe dovuto essere liquidato nella misura minima prevista dalla legge. La questione è quindi giunta fino alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Base di Calcolo del Compenso CTU

Il nodo centrale della controversia era identificare il corretto parametro per il calcolo del compenso CTU. I ricorrenti sostenevano che, secondo la normativa (D.M. 30 maggio 2002), l’onorario a percentuale per una perizia di stima deve essere parametrato al “valore del bene”. Di conseguenza, un bene con valore zero dovrebbe portare alla liquidazione del solo importo minimo tabellare.

La tesi opposta, avallata dal giudice di merito, riteneva invece che il riferimento dovesse essere il “valore della controversia”, che nel processo esecutivo coincide con l’importo del credito azionato. Questo approccio riconosce il valore dell’attività svolta dal consulente, indipendentemente dal risultato finale della sua valutazione.

La Decisione della Cassazione e il Principio Affermato

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei creditori, confermando la correttezza della liquidazione basata sul valore del credito. La decisione si fonda su argomentazioni logiche e giuridiche precise.

Il Valore della Causa come Parametro Corretto

La Corte ha chiarito che, nelle cause relative all’esecuzione forzata, il valore della controversia si determina sulla base del credito per il quale si procede. Poiché l’incarico del perito è funzionale a soddisfare quel credito attraverso la liquidazione dei beni, è giustificato utilizzare il valore del credito stesso come base per calcolare l’onorario. L’attività del consulente, infatti, è finalizzata a verificare la capienza dei beni pignorati rispetto al credito da soddisfare.

L’Irrilevanza del Risultato Finale della Perizia

Il punto più significativo della sentenza risiede nella valorizzazione del lavoro del consulente. La Corte sottolinea come giungere a una conclusione di valore nullo o negativo non sia un’operazione banale. Al contrario, essa richiede un’analisi dettagliata e complessa delle attività e delle passività societarie. Liquidare un compenso minimo significherebbe disconoscere la complessità e l’impegno profuso. Il compenso, quindi, remunera l’attività svolta e non il risultato ottenuto.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione equiparando l’esperto stimatore nominato nel processo esecutivo al consulente tecnico d’ufficio (CTU) del processo di cognizione. Di conseguenza, le norme sulla determinazione del compenso si applicano a entrambe le figure. Secondo l’art. 1 della Tabella allegata al D.M. 30/05/2002, per la consulenza tecnica si fa riferimento al “valore della controversia”. La tesi dei ricorrenti, secondo cui un valore del bene pari a zero dovrebbe azzerare il compenso (salvo il minimo), è stata definita priva di fondamento logico e giuridico. L’attività di stima per individuare il patrimonio di una società e valutarne le componenti positive e negative è un’operazione complessa che merita un’adeguata remunerazione, indipendentemente dal fatto che il saldo finale sia positivo, negativo o nullo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio di equità e chiarezza: il compenso CTU in un processo esecutivo si calcola sul valore del credito azionato, anche se i beni pignorati risultano privi di valore commerciale. Questa decisione ha importanti implicazioni:

1. Tutela per i professionisti: Garantisce che gli esperti ricevano un’equa remunerazione per il lavoro complesso svolto, incentivandoli ad accettare incarichi anche in situazioni patrimoniali incerte.
2. Certezza per i creditori: I creditori sono resi consapevoli che il costo della perizia è una spesa della procedura legata all’importo che intendono recuperare, e non al valore effettivo (e spesso ignoto) dei beni del debitore.
3. Valorizzazione dell’attività: Viene premiata la perizia e la diligenza dell’analisi tecnica, piuttosto che il mero risultato numerico finale.

Come si calcola il compenso di un perito se il bene stimato risulta avere un valore pari a zero?
Secondo la Corte, il compenso non si basa sul valore finale del bene (zero), ma sul valore della controversia. In un’esecuzione forzata, questo corrisponde al valore del credito per cui si agisce.

Perché il compenso non viene ridotto al minimo legale se il valore del bene è nullo?
Perché la determinazione di un valore nullo o negativo richiede un’attività di analisi complessa (esame di attivi e passivi societari). Il compenso remunera l’attività svolta dall’esperto, non il risultato della stima.

L’esperto nominato nel processo esecutivo è equiparabile a un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU)?
Sì, la Corte di Cassazione ha statuito che l’esperto nominato dal giudice dell’esecuzione per la stima del bene pignorato è equiparabile al consulente tecnico d’ufficio, e le norme sulla determinazione del compenso del CTU si applicano anche allo stimatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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