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Compenso CTU attività mista: la Cassazione decide

Il caso analizza una disputa sulla liquidazione delle competenze di un consulente tecnico (CTU). I ricorrenti contestano il calcolo del compenso, sostenendo che per il compenso CTU attività mista si debba applicare un criterio a percentuale e non a tempo. La Corte di Cassazione, riconoscendo la rilevanza della questione, ha rinviato la causa a pubblica udienza per definire il corretto criterio di calcolo per l’attività ibrida di direzione lavori e consulenza.

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Compenso CTU per attività mista: la Cassazione rimette la decisione alla pubblica udienza

Quando un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) svolge mansioni diverse, come la direzione lavori e la redazione di perizie, come si calcola il suo giusto compenso? Questa è la domanda al centro di una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione. La questione del compenso CTU attività mista è cruciale perché tocca l’equilibrio tra la corretta remunerazione del professionista e l’onere economico per le parti in causa. Vediamo insieme i dettagli del caso e perché la Suprema Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza.

I Fatti del Caso: Dalle Infiltrazioni alla Nomina del CTU

La vicenda ha origine da un procedimento d’urgenza avviato da due privati cittadini contro un condominio a causa di gravi infiltrazioni d’acqua. Nel 2014, il Tribunale ordinava al condominio di eseguire i lavori necessari, basandosi sulla perizia di un ingegnere nominato come CTU.

Di fronte all’inadempienza del condominio, il Tribunale disponeva l’esecuzione forzata dei lavori, nominando lo stesso ingegnere come direttore dei lavori. Tuttavia, durante l’esecuzione, emersero problematiche strutturali al tetto, non previste inizialmente, che resero impossibile procedere come pianificato. Il CTU elaborò nuove soluzioni e il giudice scelse la più economica. A seguito di questa fase, i proprietari dell’immobile rinunciarono all’esecuzione coattiva e il CTU chiese la liquidazione del suo compenso.

La Questione del Compenso CTU per Attività Mista

Il Tribunale liquidò al professionista un compenso di circa 2.500 euro, calcolandolo ‘a vacazioni’, cioè in base al tempo impiegato. I privati si opposero, sostenendo che il calcolo fosse errato. Il cuore del problema risiede nella natura duplice dell’incarico svolto dal CTU: da un lato, attività esecutiva (direzione lavori); dall’altro, attività di accertamento (redazione di relazioni tecniche integrative). Questa dualità configura una vera e propria ‘attività mista’.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno portato il caso davanti alla Corte di Cassazione, sollevando diverse censure. Le più importanti riguardano proprio il criterio di liquidazione. Secondo la loro tesi, il Tribunale avrebbe dovuto applicare il criterio percentuale previsto dalle tabelle ministeriali per le consulenze in materia di costruzioni edili, invece del criterio residuale a tempo. Contestavano, inoltre, la mancanza di una motivazione adeguata sulla durata delle attività effettivamente svolte dal consulente.

Le Motivazioni della Rimessione in Pubblica Udienza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non ha deciso nel merito, ma ha compiuto un passo processuale significativo. Ha riconosciuto che la questione delle modalità di liquidazione del compenso CTU attività mista è una ‘questione di diritto’ di particolare importanza.

Il Collegio ha evidenziato come l’attività dell’ingegnere sia stata complessa, unendo direzione lavori e relazioni suppletive. Il Tribunale aveva giustificato l’uso del criterio a vacazioni proprio per questa natura ‘mista’, ma i ricorrenti insistevano sull’applicazione delle tabelle per le costruzioni edilizie, che prevedono un onorario calcolato in percentuale sul valore dell’opera.

Data la rilevanza del principio di diritto da stabilire, che potrebbe avere impatto su numerosi altri casi simili, la Corte ha ritenuto opportuno che la trattazione avvenisse nella pubblica udienza della sezione, garantendo così un contraddittorio più ampio e approfondito prima di emettere una decisione finale.

Conclusioni: Quali Criteri per il Futuro?

La decisione finale della Corte di Cassazione sarà di fondamentale importanza per tutti i professionisti che operano come ausiliari del giudice e per le parti coinvolte nei procedimenti giudiziari. Verrà chiarito se, in presenza di un’attività ibrida, debba prevalere un criterio unitario (percentuale o a tempo) oppure se sia necessario scomporre le diverse attività e liquidarle separatamente secondo le rispettive regole.

L’esito influenzerà non solo la prevedibilità dei costi processuali, ma anche la corretta valorizzazione del lavoro complesso svolto dai consulenti tecnici, garantendo che il loro compenso sia equo e proporzionato alla natura e all’impegno richiesti dall’incarico.

Qual è il problema principale affrontato dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La questione centrale è stabilire il criterio corretto per calcolare il compenso di un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) quando la sua attività è ‘mista’, cioè comprende sia compiti esecutivi (come la direzione lavori) sia compiti di accertamento (come la redazione di perizie). Si deve decidere se applicare un calcolo basato sul tempo (a vacazioni) o uno basato su una percentuale del valore dell’opera.

Perché il compenso del tecnico è stato contestato?
Il compenso è stato contestato perché il Tribunale lo ha liquidato utilizzando il criterio a tempo (vacazioni). I ricorrenti, invece, sostengono che, trattandosi di una consulenza in materia di costruzioni edili, si sarebbe dovuto applicare il criterio a percentuale, come previsto dalle specifiche tabelle ministeriali, ritenendolo l’unico corretto per la tipologia di incarico.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha preso una decisione definitiva sul merito della questione. Con questa ordinanza, definita ‘interlocutoria’, ha riconosciuto che la determinazione del criterio di liquidazione per attività miste del CTU è una questione di diritto importante e ha quindi rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione più approfondita prima di emettere la sentenza finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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