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Compenso consulente tecnico e gratuito patrocinio

Un biologo forense, consulente per una parte ammessa al gratuito patrocinio, ha contestato la liquidazione del suo onorario, calcolata dal tribunale sulla base delle tariffe professionali. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il compenso del consulente tecnico di parte deve essere determinato secondo le tariffe giudiziarie previste dal D.M. 115/2002, equiparandolo così al trattamento del consulente d’ufficio per garantire coerenza e uniformità nel sistema del patrocinio a spese dello Stato.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Consulente Tecnico e Gratuito Patrocinio: La Cassazione Sceglie le Tariffe Giudiziarie

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 7035/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sul calcolo del compenso consulente tecnico quando la parte assistita è ammessa al gratuito patrocinio. La questione centrale era se applicare le tariffe professionali dell’ordine di appartenenza del consulente o le tabelle giudiziarie previste per gli ausiliari del magistrato. La Suprema Corte ha optato per la seconda soluzione, tracciando una linea di coerenza con i principi del patrocinio a spese dello Stato.

I Fatti del Caso: Il Biologo Forense e la Liquidazione del Compenso

Un biologo genetista forense aveva svolto l’incarico di consulente tecnico di parte (CTP) in favore di un soggetto ammesso al patrocinio a spese dello Stato. Al momento della liquidazione del compenso, il professionista si era opposto al decreto emesso dal Tribunale, il quale aveva calcolato gli onorari sulla base della tariffa professionale dei biologi (D.M. n. 362/1993).

Il Tribunale, in sede di opposizione e nella contumacia del Ministero della Giustizia, aveva confermato la propria decisione. Il biologo ha quindi deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nell’applicare la tariffa professionale anziché quella giudiziaria prevista dal D.M. 30.5.2002, n. 115 (Testo Unico sulle spese di giustizia), che non fa distinzione tra perizia e consulenza tecnica ai fini della liquidazione.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha presentato tre motivi di ricorso. Il primo, risultato poi decisivo, lamentava la violazione e falsa applicazione dell’art. 25 del D.M. 30.5.2002, n. 115. Secondo la sua tesi, il Tribunale avrebbe dovuto liquidare il compenso basandosi su questa normativa, che si applica agli ausiliari del magistrato, anziché sulla tariffa specifica della sua professione.

Gli altri due motivi, respinti dalla Corte, riguardavano aspetti procedurali: uno sosteneva che l’ordinanza fosse appellabile e non ricorribile in Cassazione, l’altro criticava il Tribunale per aver applicato una tariffa diversa da quella richiesta senza sottoporre la questione al contraddittorio delle parti. La Corte ha ritenuto entrambi infondati, confermando la ricorribilità diretta in Cassazione per questi provvedimenti e il potere del giudice di individuare la norma corretta in base al principio iura novit curia.

Il Compenso Consulente Tecnico secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, cassando l’ordinanza del Tribunale e rinviando la causa per una nuova decisione. La sentenza si fonda su un’interpretazione sistematica della normativa in materia di spese di giustizia e gratuito patrocinio, supportata da consolidata giurisprudenza, anche costituzionale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che l’equiparazione del trattamento tra consulente tecnico d’ufficio (CTU) e consulente tecnico di parte (CTP) è esplicitamente prevista dall’art. 83 del D.M. n. 115 del 2002. Questa norma stabilisce che l’onorario e le spese per entrambi sono liquidati dall’autorità giudiziaria secondo le norme del Testo Unico. La giurisprudenza, inclusa quella della Corte Costituzionale, ha più volte affermato che l’incarico svolto dal consulente per una parte ammessa al gratuito patrocinio ha natura di munus publicum, ovvero un dovere di rilevanza pubblica.

Di conseguenza, la liquidazione del suo compenso non può seguire le logiche del libero mercato o delle tariffe professionali, ma deve essere ricondotta al sistema unitario delle tariffe giudiziarie. Questo approccio garantisce coerenza con il sistema del patrocinio a spese dello Stato, che ha sostituito il vecchio gratuito patrocinio e si basa sull’assunzione diretta da parte dello Stato degli oneri del processo per i non abbienti. Pertanto, sia il compenso del CTU che quello del CTP per la parte assistita gratuitamente devono essere liquidati sulla base delle medesime tabelle giudiziarie.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un principio fondamentale: il compenso del consulente tecnico di parte, quando assiste un soggetto ammesso al gratuito patrocinio, deve essere liquidato secondo le tabelle del D.M. 115/2002 e non in base alle tariffe professionali. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: uniforma il trattamento economico di tutti gli ausiliari che operano nel contesto del patrocinio a spese dello Stato, garantendo prevedibilità e parità. Per i professionisti, significa che il loro onorario sarà determinato secondo criteri stabiliti dalla legge per le funzioni giudiziarie, indipendentemente dalla loro specifica tariffa professionale. La sentenza rafforza l’idea che l’assistenza tecnica nel gratuito patrocinio è un servizio all’amministrazione della giustizia, il cui costo deve essere gestito in modo coerente e unitario dallo Stato.

Come va liquidato il compenso del consulente tecnico di parte (CTP) quando il cliente è ammesso al gratuito patrocinio?
Secondo la Corte di Cassazione, il compenso deve essere liquidato ai sensi del D.M. n. 115 del 2002, utilizzando le tariffe giudiziarie previste per gli ausiliari del magistrato, e non sulla base delle tariffe professionali.

Si possono applicare le tariffe professionali dell’ordine di appartenenza per il compenso del CTP in regime di gratuito patrocinio?
No. La Corte ha stabilito che l’applicazione delle tariffe professionali è errata, poiché la prestazione rientra in un quadro normativo specifico (quello del patrocinio a spese dello Stato) che prevede l’uso delle tabelle giudiziarie.

Perché la Cassazione equipara il trattamento del consulente di parte a quello del consulente d’ufficio (CTU) in questi casi?
L’equiparazione deriva dall’art. 83 del D.M. 115/2002 e dalla natura di ‘munus publicum’ dell’incarico. Poiché entrambi i professionisti operano nell’interesse della giustizia all’interno del sistema del gratuito patrocinio, i loro compensi devono essere liquidati secondo criteri omogenei e unitari stabiliti dalla normativa sulle spese di giustizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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