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Compenso commissario giudiziale: la Cassazione decide

Un professionista, nominato Commissario Giudiziale in un concordato preventivo, ha impugnato in Cassazione il decreto che ha drasticamente ridotto il suo compenso, precedentemente liquidato in via definitiva. Il ricorrente lamenta la violazione del diritto di difesa, l’errata applicazione retroattiva delle nuove tariffe professionali e una motivazione viziata. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione per unire la trattazione a un altro ricorso connesso, sospendendo il giudizio sul merito.

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Compenso Commissario Giudiziale: la Cassazione Esamina la Riduzione del Compenso

L’Ordinanza Interlocutoria n. 11110/2025 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale per i professionisti che operano nelle procedure concorsuali: la determinazione e la stabilità del compenso commissario giudiziale. Il caso nasce dal ricorso di un professionista contro la drastica riduzione del suo onorario, sollevando importanti questioni sul diritto di difesa e sulla corretta applicazione delle tariffe professionali nel tempo.

I Fatti di Causa

Un professionista, che aveva svolto l’incarico di Commissario Giudiziale nella procedura di concordato preventivo di una società, si era visto liquidare un compenso definitivo di oltre 630.000 euro. Successivamente, il Tribunale, con un nuovo decreto, ha riformato la precedente decisione, riducendo tale importo a soli 100.000 euro a titolo di acconto, modificando di fatto la natura e l’entità del compenso già stabilito. Contro questa seconda decisione, il professionista ha proposto ricorso per cassazione, ritenendola illegittima per diverse ragioni.

I Motivi del Ricorso e il Compenso Commissario Giudiziale

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su tre motivi principali, che mettono in discussione la correttezza procedurale e sostanziale del decreto del Tribunale.

1. Violazione del Diritto di Difesa

Il primo motivo denuncia la violazione del principio del contraddittorio (artt. 24 e 111 Cost.). Il professionista sostiene che il Tribunale abbia modificato il precedente decreto di liquidazione senza comunicargli l’avvio del procedimento, impedendogli di partecipare e presentare le proprie difese. Ciò avrebbe leso una ‘situazione giuridica sostanziale’ già consolidatasi con il primo provvedimento.

2. Errata Applicazione delle Tariffe Professionali

Il secondo motivo riguarda la violazione delle norme che regolano il compenso commissario giudiziale. Il ricorrente contesta l’applicazione retroattiva del D.M. 30/2012, una normativa tariffaria più recente, a una prestazione professionale resa e quantificata quando era in vigore il precedente D.M. n. 570/1992. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe dovuto applicare la tariffa vigente all’epoca dello svolgimento dell’incarico.

3. Vizio di Motivazione e Falsa Applicazione di Legge

Infine, il terzo motivo lamenta una motivazione solo apparente e l’erroneo riferimento all’art. 39 della Legge Fallimentare. Questa norma, secondo il ricorrente, si applica esclusivamente al compenso del Curatore fallimentare e non può essere estesa per analogia alla liquidazione del compenso del Commissario Giudiziale, che ha funzioni e responsabilità diverse.

La Decisione della Corte: un Rinvio Strategico

Con la presente ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione non entra nel merito delle questioni sollevate. Invece di decidere se il ricorso sia fondato o meno, i giudici hanno ritenuto opportuno unire la trattazione di questo caso con un altro ricorso pendente e connesso. Pertanto, la causa è stata rinviata a un’udienza futura per una discussione congiunta.

Le Motivazioni

La motivazione alla base di questa decisione è di natura puramente procedurale. Il Collegio ha identificato una connessione tra il presente ricorso e un altro, e ha stabilito che una trattazione congiunta sia la scelta più opportuna per garantire coerenza e completezza nella valutazione delle questioni legali sollevate. Questa scelta permette alla Corte di avere un quadro più ampio e di emettere decisioni coordinate su casi che presentano problematiche simili, evitando così possibili contrasti giurisprudenziali.

Le Conclusioni

Sebbene l’ordinanza non fornisca una risposta definitiva, essa sospende il giudizio su temi di grande rilevanza pratica. La futura sentenza della Cassazione sarà fondamentale per chiarire tre punti chiave: il rispetto del contraddittorio nella modifica dei provvedimenti di liquidazione, il principio di irretroattività delle tariffe professionali e i corretti criteri normativi per calcolare il compenso commissario giudiziale. La decisione finale influenzerà non solo il caso specifico, ma fornirà anche una guida essenziale per i Tribunali e i professionisti che operano nel delicato settore delle crisi d’impresa.

Qual è l’oggetto principale del ricorso presentato alla Corte di Cassazione?
L’impugnazione riguarda un decreto del Tribunale che ha ridotto in modo sostanziale il compenso definitivo, precedentemente liquidato a favore di un Commissario Giudiziale per l’attività svolta in un concordato preventivo, trasformandolo in un semplice acconto.

Quali sono i principali motivi di contestazione sollevati dal ricorrente?
Il ricorrente lamenta tre vizi: 1) la violazione del diritto di difesa e del principio del contraddittorio, non essendo stato coinvolto nel procedimento di modifica del suo compenso; 2) l’errata e retroattiva applicazione di nuove tariffe professionali (D.M. 30/2012) a una prestazione già conclusa sotto il regime del precedente D.M. 570/1992; 3) una motivazione carente e l’erronea applicazione di norme previste per il Curatore fallimentare.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito della questione. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con la quale ha rinviato la causa a una successiva udienza per essere trattata congiuntamente a un altro ricorso connesso, ritenendo tale approccio proceduralmente opportuno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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