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Compenso commissario: calcolo su attivo inventariato

Un commissario giudiziale ha contestato il calcolo del suo compenso, basato dal Tribunale sull’attivo realizzato anziché su quello inventariato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il compenso commissario deve essere sempre calcolato sull’attivo inventariato. La Corte ha inoltre annullato la decisione per violazione del diritto di difesa, in quanto il commissario non era stato convocato per discutere la ripartizione del compenso con il suo successore.

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Compenso Commissario: La Cassazione Sceglie l’Attivo Inventariato

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un tema cruciale per i professionisti che operano nelle procedure concorsuali: la determinazione del compenso commissario giudiziale. La Suprema Corte ha stabilito un principio di diritto fondamentale, affermando che il compenso deve essere calcolato sul valore dell’attivo inventariato e non su quello effettivamente realizzato dalla liquidazione. Questa decisione, oltre a risolvere un contrasto interpretativo, rafforza le garanzie procedurali a tutela dei professionisti coinvolti.

I Fatti del Caso: Una Liquidazione Contesa

Il caso nasce dalla decisione del Tribunale di Oristano di liquidare il compenso per l’ufficio del commissario giudiziale di una società in concordato preventivo. Il Tribunale aveva determinato un compenso complessivo, ripartendolo tra il primo commissario (il ricorrente) e la professionista che gli era succeduta nell’incarico. Il punto critico era il parametro utilizzato per il calcolo: il Tribunale aveva fatto riferimento al valore dell’attivo realizzato dalla vendita dei beni, anziché al valore dell’attivo risultante dall’inventario iniziale.

Contro tale decreto, il primo commissario ha proposto ricorso straordinario per cassazione, lamentando diverse violazioni di legge e vizi procedurali.

I Motivi del Ricorso: Calcolo del Compenso e Diritto di Difesa

Il professionista ha articolato il suo ricorso su quattro motivi principali:

1. Errato Criterio di Calcolo: Il ricorrente ha sostenuto che il compenso dovesse essere calcolato sull’attivo inventariato, disapplicando la norma regolamentare (art. 5 del D.M. 30/2012) che prevede il riferimento all’attivo realizzato, in quanto irragionevole e contraria alla legge.
2. Violazione del Contraddittorio: È stata lamentata la mancata convocazione dei due commissari succedutisi nel tempo per discutere i criteri di ripartizione del compenso tra loro.
3. Vizio di Motivazione: Il decreto del Tribunale è stato criticato per una motivazione ritenuta insufficiente, soprattutto riguardo alla decisione di liquidare un importo inferiore ai minimi tariffari.
4. Omessa Pronuncia: Il ricorrente ha evidenziato che il Tribunale non si era pronunciato sulla sua richiesta di rimborso delle spese vive sostenute e autorizzate.

La Decisione della Corte: Focus sul Calcolo del Compenso Commissario

La Corte di Cassazione ha accolto il primo, il secondo e il quarto motivo di ricorso, ritenendo assorbito il terzo. La decisione si fonda su principi ormai consolidati nella giurisprudenza di legittimità.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il criterio per la liquidazione del compenso commissario giudiziale, sia nella fase ante che post omologa del concordato, deve essere unicamente quello dell’attivo inventariato. Qualsiasi distinzione basata sull’attivo realizzato, prevista da norme di rango sublegislativo come il D.M. 30/2012, deve essere disapplicata per irragionevolezza e disparità di trattamento. L’attività del commissario è di sorveglianza e non di liquidazione; pertanto, legare il suo compenso ai risultati della vendita, attività tipica del liquidatore, è incoerente con la natura del suo incarico.

Le Violazioni Procedurali Rilevate

Oltre alla questione del calcolo, la Cassazione ha censurato duramente l’operato del Tribunale per due gravi vizi procedurali. In primo luogo, ha confermato che la mancata convocazione di entrambi i professionisti succedutisi nell’incarico per la discussione sulla ripartizione del compenso viola il principio del contraddittorio (art. 101 c.p.c.). Tale partecipazione è essenziale per garantire che ciascuno possa esporre le proprie ragioni e contribuire a una giusta determinazione della frazione di compenso spettante.

In secondo luogo, la Corte ha accolto il motivo relativo all’omessa pronuncia sulla richiesta di rimborso spese, sottolineando che il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su tutte le domande ritualmente formulate dalle parti.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione della Suprema Corte si sofferma sulla natura dell’incarico del commissario giudiziale. La sua funzione è prevalentemente di vigilanza sulla regolarità della procedura e sull’operato del debitore, non di realizzare l’attivo. Il riferimento all’attivo realizzato ha senso per il liquidatore, la cui attività è direttamente finalizzata alla vendita dei beni. Per il commissario, invece, il parametro corretto e ragionevole è l’attivo inventariato, che riflette la dimensione patrimoniale dell’impresa sulla quale si è esercitata la sua vigilanza.

La Corte ha ritenuto che la norma del D.M. 30/2012, distinguendo tra concordati con liquidazione e altri tipi di concordato, crei una disparità di trattamento irragionevole, poiché l’attività del commissario è sostanzialmente identica in entrambe le tipologie di procedura, specialmente nella fase che precede l’omologazione. Per tale ragione, il giudice ha il potere-dovere di disapplicare la norma sublegislativa per contrasto con i principi superiori di ragionevolezza e parità di trattamento.

Sul piano processuale, la Corte ha evidenziato che la decisione sulla ripartizione del compenso tra più professionisti incide su diritti soggettivi e richiede, pertanto, il pieno rispetto del contraddittorio, garantendo a tutti gli interessati di partecipare al procedimento e difendere le proprie posizioni.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza per i professionisti del settore fallimentare. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Certezza del Criterio: Viene stabilito con fermezza che il compenso del commissario giudiziale si calcola sempre sull’attivo inventariato, offrendo un parametro certo e prevedibile sin dall’inizio dell’incarico.
2. Tutela del Diritto di Difesa: Si riafferma l’inviolabilità del principio del contraddittorio nei procedimenti di liquidazione dei compensi, specialmente quando vi è una successione di professionisti nello stesso incarico.
3. Obbligo di Pronuncia del Giudice: La sentenza ricorda ai giudici di merito l’obbligo di esaminare e decidere su tutte le domande, incluse quelle accessorie come il rimborso delle spese.

In definitiva, la Corte di Cassazione, cassando il decreto e rinviando al Tribunale per una nuova decisione, non solo ha corretto un errore di diritto, ma ha anche ripristinato le garanzie procedurali essenziali per un giusto processo.

Come deve essere calcolato il compenso del commissario giudiziale in un concordato preventivo?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso deve essere sempre calcolato sull’ammontare dell’attivo inventariato, e non sull’attivo effettivamente realizzato dalla liquidazione, disapplicando le norme regolamentari contrarie per irragionevolezza.

Quando si succedono due commissari nello stesso incarico, devono essere entrambi sentiti per la ripartizione del compenso?
Sì, la Corte ha affermato che è necessaria la partecipazione di entrambi i professionisti al procedimento di liquidazione per garantire il principio del contraddittorio e permettere a ciascuno di individuare la frazione di compenso spettante.

Cosa accade se il tribunale non si pronuncia sulla richiesta di rimborso spese presentata dal commissario?
L’omessa pronuncia su una richiesta ritualmente formulata costituisce un vizio del provvedimento. La Corte di Cassazione, in questo caso, ha accolto il relativo motivo di ricorso, cassando la decisione e rinviando al giudice di merito affinché si pronunci anche su tale richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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