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Compenso avvocato transazione: quando non si applica

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei propri onorari alla controparte del suo assistito, a seguito di una transazione che aveva concluso la causa. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che la norma sulla responsabilità solidale della controparte (art. 68 L.P.) non si applica se il giudice, pur prendendo atto della transazione, si pronuncia comunque sulle spese legali, ad esempio compensandole. La decisione del giudice sulle spese, infatti, interrompe il nesso che giustifica l’obbligo di pagamento del compenso avvocato transazione da parte dell’avversario processuale.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato e Transazione: Quando la Controparte Non Paga?

La questione del compenso avvocato transazione rappresenta un tema cruciale nella pratica legale. Generalmente, ogni parte paga il proprio avvocato. Esiste, tuttavia, un’importante eccezione prevista dall’art. 68 della legge professionale forense, che stabilisce una responsabilità solidale di tutte le parti che hanno transatto per il pagamento degli onorari legali. Ma cosa accade se, nonostante la transazione, il giudice interviene per pronunciarsi sulle spese? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini applicativi di questa norma, stabilendo un principio fondamentale.

I Fatti di Causa: una richiesta di onorari dopo l’accordo

Un avvocato aveva assistito il proprio cliente in tre procedimenti legali contro un’altra parte, aventi ad oggetto un sequestro conservativo e il relativo giudizio di merito. Le parti, a un certo punto, raggiungevano un accordo transattivo per porre fine alla controversia. Su richiesta dello stesso avvocato, il Tribunale dichiarava la “cessazione della materia del contendere” e, applicando il principio della soccombenza virtuale, decideva di compensare integralmente le spese di lite tra le parti.

Nonostante ciò, l’avvocato agiva in giudizio contro la controparte del suo ex cliente, chiedendo il pagamento dei propri onorari sulla base della responsabilità solidale prevista dall’art. 68 L.P. La sua tesi era che, essendo la causa terminata con una transazione, la controparte fosse obbligata a pagargli il compenso. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la sua domanda, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La regola sul compenso avvocato transazione

L’art. 68 della legge professionale forense rappresenta una deroga al principio generale secondo cui l’avvocato può richiedere il proprio compenso solo al proprio cliente. La norma mira a tutelare il professionista, stabilendo che, quando una causa viene definita con una transazione, tutte le parti coinvolte diventano obbligate in solido a pagare gli onorari degli avvocati che hanno partecipato al giudizio.

La ratio di questa disposizione è evidente: evitare che le parti, accordandosi tra loro, lascino i difensori privi di tutela per il lavoro svolto. Affinché questa tutela scatti, però, è necessario che la transazione sottragga completamente al giudice il potere di decidere sulla controversia, inclusa la statuizione sulle spese processuali.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso dell’avvocato, ha offerto un’analisi dettagliata e rigorosa dei presupposti per l’applicazione dell’art. 68 L.P.

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra una transazione che definisce la lite autonomamente e una transazione che viene recepita in un provvedimento del giudice che regola anche le spese. La Corte ha stabilito che la norma sulla responsabilità solidale non si applica se il giudice, pur prendendo atto dell’accordo, emette una pronuncia sulle spese di lite. Non importa se la decisione sia di condanna o, come in questo caso, di compensazione: il semplice fatto che vi sia una statuizione giudiziale sulle spese è sufficiente a escludere l’operatività della norma.

Questo perché, secondo la Corte, l’intervento del giudice sulla regolamentazione delle spese significa che la transazione non ha sottratto alle parti il potere decisionale del magistrato. Anzi, nel caso di specie, era stato proprio l’avvocato ricorrente a chiedere al giudice di dichiarare la cessazione della materia del contendere, attivando così il suo potere di decidere sulle spese in base alla soccombenza virtuale. Di conseguenza, venendo meno il presupposto fondamentale – la sottrazione della causa alla giurisdizione anche per le spese – la richiesta del legale è stata ritenuta infondata.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

La pronuncia della Cassazione delinea un principio chiaro con importanti implicazioni pratiche. Un avvocato che intende avvalersi della garanzia della responsabilità solidale per il proprio compenso a seguito di una transazione deve assicurarsi che l’accordo tra le parti escluda qualsiasi intervento del giudice sulla regolamentazione delle spese di lite. La cessazione della causa deve derivare unicamente dall’accordo privato, senza che il giudice sia chiamato a pronunciarsi sulle spese. Se, al contrario, il giudice emette una qualsiasi statuizione sulle spese, anche di semplice compensazione, l’avvocato potrà richiedere il pagamento dei propri onorari unicamente al proprio cliente, secondo le regole ordinarie.

Quando la controparte è obbligata a pagare il compenso dell’avvocato dopo una transazione?
La controparte è obbligata in solido al pagamento solo quando l’accordo transattivo sottrae completamente al giudice il potere di decidere sulla causa, inclusa qualsiasi pronuncia sulle spese di lite. In sostanza, la causa deve terminare per volontà delle parti senza un intervento del giudice sulle spese.

Se il giudice, dopo una transazione, compensa le spese, si può chiedere il pagamento alla controparte?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la pronuncia del giudice sulle spese, anche se si tratta di una semplice compensazione, esclude l’applicazione della norma sulla responsabilità solidale della controparte per gli onorari dell’avvocato.

Qual è il presupposto fondamentale per applicare la responsabilità solidale per il compenso dell’avvocato?
Il presupposto essenziale è che l’accordo tra le parti privi il giudice non solo della possibilità di decidere sul merito della causa, ma anche del potere di regolare la ripartizione delle spese di lite. Se il giudice mantiene e esercita questo potere, la responsabilità solidale non sorge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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