LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso avvocato subentrante: divisione delle spese

Analisi di un’ordinanza della Cassazione sul compenso dell’avvocato subentrante. La Corte chiarisce che il legale che incassa l’intera somma delle spese liquidate in sentenza deve versare la quota spettante al collega precedente per l’attività svolta, anche se non c’è un rapporto diretto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato Subentrante: a Chi Spettano le Spese Liquidate?

Il compenso dell’avvocato subentrante è una questione che può generare complessi contenziosi, specialmente quando un giudizio si conclude con una vittoria e la liquidazione delle spese legali. Cosa succede se il secondo avvocato, che porta a termine la causa, incassa l’intera somma liquidata dal giudice, comprensiva del lavoro svolto dal collega che lo ha preceduto? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti decisivi su come ripartire correttamente tali somme.

I Fatti di Causa: una Catena di Richieste

La vicenda trae origine da una richiesta di pagamento per competenze professionali avanzata da un avvocato nei confronti della sua ex cliente. Il legale aveva seguito la cliente in una causa di risarcimento danni, per poi rinunciare al mandato prima della conclusione del giudizio. Un secondo legale era quindi subentrato, portando la causa a una conclusione favorevole per la cliente.

Il primo avvocato, non avendo ricevuto alcun compenso, citava in giudizio la cliente. Quest’ultima si difendeva sostenendo che il secondo legale, l’avvocato subentrante, aveva già incassato l’intera somma liquidata dal giudice a titolo di spese legali, una somma che comprendeva anche l’attività svolta dal primo difensore. Per questo motivo, la cliente chiedeva di chiamare in causa il secondo avvocato per essere tenuta indenne da ogni pretesa.

Il Tribunale accoglieva la domanda del primo avvocato e, ritenendo che la liquidazione delle spese coprisse l’operato di entrambi i difensori, condannava il secondo legale a rimborsare alla cliente le somme che questa doveva versare al primo.

La Decisione della Corte d’Appello

L’avvocato subentrante proponeva appello, ma la Corte territoriale lo dichiarava inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, l’atto di appello era confuso e non coglieva la ratio decidendi della decisione del Tribunale. Il punto centrale, infatti, non era il rapporto contrattuale tra il secondo avvocato e la cliente, ma la questione della restituzione di somme indebitamente percepite a danno del primo avvocato.

La Divisione del Compenso dell’Avvocato Subentrante secondo la Cassazione

L’avvocato subentrante ricorreva quindi in Cassazione, lamentando sia un vizio procedurale (la presunta erronea dichiarazione di inammissibilità dell’appello) sia una violazione delle norme sul compenso professionale. Sosteneva, in sostanza, che il compenso è sempre dovuto dal cliente, indipendentemente dalla liquidazione giudiziale.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e chiarendo in modo definitivo i principi che regolano la materia.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che il ragionamento dei giudici di merito era corretto. La domanda del primo avvocato, una volta esteso il contraddittorio al secondo legale, si configurava come un’azione di ripetizione di somme indebitamente percepite.

Il principio cardine, richiamato dalla Corte, è quello secondo cui, in caso di successione di più avvocati nella difesa, ciascuno ha diritto all’onorario per l’opera effettivamente prestata. La liquidazione delle spese legali in sentenza ha un carattere onnicomprensivo, remunerando tutta l’attività difensiva svolta nel corso del giudizio.

Nel caso specifico, era stato accertato che il secondo avvocato aveva depositato una nota spese che comprendeva anche l’attività svolta dal suo predecessore. Di conseguenza, incassando l’intera somma liquidata dal giudice senza distinguerne le quote, aveva percepito indebitamente anche la parte di compenso spettante al primo difensore. La causa petendi del giudizio non era quindi il rapporto cliente-avvocato, ma il rapporto interno tra i due professionisti riguardo alla ripartizione di una somma proveniente da un soggetto terzo (la parte soccombente nel giudizio originario).

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un’importante regola pratica: l’avvocato che subentra in un mandato e che, al termine del giudizio, incassa le spese legali liquidate dal giudice, è tenuto a versare al collega che lo ha preceduto la quota di compenso relativa all’attività da quest’ultimo svolta. La liquidazione giudiziale, se non distingue le diverse fasi difensive, si presume globale. L’avvocato che incassa l’intera somma agisce, di fatto, come responsabile della corretta ripartizione, dovendo corrispondere al predecessore quanto di sua spettanza per il lavoro prestato.

A chi spetta pagare il compenso del primo avvocato se il secondo incassa tutte le spese legali liquidate in sentenza?
Spetta al secondo avvocato, che ha incassato l’intera somma, versare al collega precedente la quota di sua competenza. La cliente, che di fatto ha già ‘pagato’ tramite la condanna della controparte alle spese, ha diritto di essere tenuta indenne dal secondo legale.

La liquidazione delle spese legali da parte del giudice copre l’attività di tutti gli avvocati che si sono succeduti?
Sì. Salvo diversa specificazione nella sentenza, la liquidazione delle spese è onnicomprensiva e copre l’intera attività difensiva svolta nel corso del giudizio, inclusa quella del legale che ha rinunciato al mandato prima della fine.

Il dovere di pagare il compenso all’avvocato da parte del cliente è indipendente dalla liquidazione giudiziale?
Sì, in linea di principio il rapporto contrattuale tra cliente e avvocato è distinto dalla liquidazione delle spese a carico della controparte. Tuttavia, quando la disputa riguarda la divisione tra due avvocati della somma globalmente liquidata dal giudice, il problema non è più il pagamento da parte del cliente, ma la corretta ripartizione interna tra i professionisti di quanto incassato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati