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Compenso avvocato solidarietà: la Cassazione decide

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema del compenso dell’avvocato e della solidarietà passiva tra più clienti. Il caso riguarda la richiesta di pagamento di un legale per l’assistenza stragiudiziale fornita a due clienti in un’operazione societaria. La Corte ha stabilito che, in presenza di un incarico conferito congiuntamente per un interesse comune, vige la presunzione di solidarietà nel pagamento del compenso. Pertanto, ha annullato la decisione di merito che aveva diviso l’obbligazione, ripristinando il principio del compenso avvocato solidarietà e condannando uno dei clienti al pagamento dell’intera somma residua.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato e Solidarietà: quando più clienti pagano insieme

Il tema del compenso avvocato solidarietà è cruciale sia per i professionisti legali che per i clienti. Quando più persone conferiscono un incarico a un avvocato per un interesse comune, sono tutte obbligate a pagare l’intero importo della parcella o l’obbligazione si divide? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 20922 del 26 luglio 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale, riaffermando il principio della solidarietà passiva.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di pagamento di un avvocato per l’assistenza stragiudiziale prestata a due clienti, un uomo e una donna, in una complessa operazione societaria. L’attività del legale includeva la consulenza per la compravendita di quote sociali e la redazione di alcune scritture private per la ristrutturazione di un’altra società.

I clienti si opponevano ai decreti ingiuntivi ottenuti dal legale, contestando l’importo richiesto. Dopo il primo e il secondo grado di giudizio, la Corte d’Appello aveva rideterminato le somme dovute ma, per una parte di esse, aveva stabilito che uno dei clienti fosse tenuto a pagare solo il 50%, escludendo la solidarietà. Secondo i giudici di merito, non vi era prova di un accollo integrale delle spese da parte sua. L’avvocato, insoddisfatto, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, la violazione del principio di solidarietà nelle obbligazioni.

La Decisione della Corte di Cassazione sul compenso avvocato e solidarietà

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla violazione dell’art. 1294 del codice civile, che disciplina la solidarietà tra condebitori. Ha respinto invece gli altri motivi, che miravano a ottenere una rivalutazione del valore della controversia e, di conseguenza, un compenso più elevato. La Corte ha ritenuto che la determinazione del valore fosse stata correttamente motivata dai giudici di merito e, in quanto apprezzamento di fatto, non fosse sindacabile in sede di legittimità.

Il punto cardine della decisione è stato l’accoglimento del settimo motivo. La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello nella parte in cui aveva reso parziaria l’obbligazione di pagamento, decidendo direttamente nel merito. Ha disposto che la somma liquidata dalla Corte d’Appello fosse posta interamente a carico del cliente, senza la riduzione del 50%, ripristinando così la regola della responsabilità solidale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un principio consolidato del nostro ordinamento: la presunzione di solidarietà passiva. L’art. 1294 c.c. stabilisce che i condebitori sono tenuti in solido, se dalla legge o dal titolo non risulta diversamente. Questa norma ha lo scopo di tutelare il creditore, rendendo più sicura e agevole la riscossione del credito.

Perché questo principio si applichi, sono necessari due presupposti:

1. Pluralità di debitori: L’obbligazione deve fare capo a più soggetti.
2. Eadem causa obbligandi: L’obbligazione deve derivare dalla stessa fonte (ad esempio, lo stesso contratto).

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’incarico professionale conferito dai due clienti all’avvocato per la redazione di scritture private relative a un interesse comune costituisse un’unica fonte di obbligazione. Entrambi i clienti erano beneficiari della stessa prestazione professionale, legata da uno scopo comune. Di conseguenza, dovevano essere considerati obbligati in solido per il pagamento del compenso.

I giudici hanno specificato che la solidarietà si presume anche quando due parti contraenti si avvalgono dell’assistenza dello stesso avvocato per la predisposizione di un contratto. L’identità della fonte (il mandato professionale) e l’unicità della prestazione (l’assistenza legale) fanno scattare la presunzione di solidarietà. La decisione della Corte d’Appello di dividere l’obbligazione era, quindi, errata, poiché in assenza di un patto contrario, la regola generale è quella della responsabilità solidale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio di notevole importanza pratica. Quando più clienti conferiscono un incarico congiunto a un avvocato per la tutela di un interesse comune, si presume che siano tutti responsabili per l’intero pagamento del compenso. Per derogare a questa regola, è necessario un accordo esplicito e diverso (un “titolo” contrario), che specifichi una divisione delle spese. In mancanza di tale accordo, l’avvocato potrà richiedere il pagamento integrale della sua parcella a uno qualsiasi dei clienti, il quale avrà poi il diritto di regresso verso gli altri per la loro quota. Questa decisione rafforza la tutela del credito professionale del legale e offre un’importante linea guida per la gestione dei rapporti con una pluralità di assistiti.

Quando più clienti che assumono un avvocato sono tenuti a pagare il compenso in solido?
Secondo la Corte di Cassazione, si applica la presunzione di solidarietà passiva quando l’incarico è conferito da più persone per un interesse comune e l’obbligazione nasce dalla stessa fonte (ad esempio, lo stesso mandato professionale), a meno che un accordo specifico non preveda diversamente.

Come si determina il valore della controversia per calcolare il compenso di un avvocato per un’attività stragiudiziale?
Per un’attività stragiudiziale come la redazione di un contratto, il valore della pratica si determina in base all’oggetto del contratto stesso (nel caso specifico, il valore delle quote societarie cedute), senza includere automaticamente altri vantaggi patrimoniali derivanti dall’operazione, la cui valutazione spetta al giudice di merito.

Cosa succede se un giudice di merito esclude erroneamente la solidarietà tra clienti nel pagamento del compenso all’avvocato?
La parte interessata (l’avvocato creditore) può impugnare la decisione davanti alla Corte di Cassazione per violazione di legge (nello specifico, dell’art. 1294 c.c.). Se il motivo è fondato, la Corte può cassare la sentenza e ripristinare la responsabilità solidale dei debitori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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