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Compenso avvocato: quando spetta il massimo della tariffa?

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi onorari per una causa di licenziamento illegittimo. Il cliente ha contestato l’importo. La Corte d’Appello ha liquidato una somma basata sui parametri medi, non sui massimi. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, chiarendo che per la liquidazione del compenso avvocato, l’assenza di un preventivo non comporta una riduzione automatica dell’onorario e che l’applicazione dei massimi è riservata solo a casi di eccezionale complessità. I ricorsi di entrambe le parti sono stati respinti.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato: Quando si Applicano i Massimi e Cosa Succede Senza Preventivo

La determinazione del corretto compenso avvocato rappresenta uno degli aspetti più delicati e controversi nel rapporto tra professionista e cliente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri di liquidazione, sul valore della complessità della causa e sulle conseguenze della mancata presentazione di un preventivo scritto. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i principi che guidano i giudici in materia.

I Fatti del Caso: La Liquidazione del Compenso

La vicenda nasce dalla richiesta di un avvocato di ottenere la liquidazione del proprio compenso per l’attività svolta in favore di un cliente in una complessa causa di impugnazione di licenziamento. Il contenzioso si era articolato in più gradi di giudizio, tra cui un appello, un ricorso in Cassazione e un successivo giudizio di rinvio.

Il cliente, pur avendo già versato una cospicua somma, riteneva tale importo sufficiente a coprire l’intera attività svolta, contestando la richiesta ulteriore del legale. L’avvocato, di contro, ha adito la Corte d’Appello per ottenere la liquidazione di un importo maggiore, ritenuto più congruo.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Torino, investita della questione, ha proceduto a una dettagliata liquidazione dei compensi per ciascuna fase del giudizio. Pur riconoscendo che la causa presentava ‘problematiche di non trascurabile spessore’ e un valore indeterminabile di ‘particolare importanza’, ha escluso che si trattasse di una controversia di ‘speciale e notevole complessità’.

Di conseguenza, il giudice di secondo grado ha stabilito che non sussistevano i presupposti per applicare i massimi tariffari, liquidando gli onorari sulla base dei parametri medi previsti dai decreti ministeriali applicabili (D.M. 140/2012 e D.M. 55/2014). La Corte ha inoltre respinto la tesi del cliente secondo cui la mancata presentazione di un preventivo scritto avrebbe dovuto comportare una riduzione del compenso.

Il Giudizio in Cassazione: il compenso avvocato e la sua corretta liquidazione

Insoddisfatti della decisione, sia il cliente (ricorrente principale) sia l’avvocato (ricorrente incidentale) hanno impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le doglianze del cliente

Il cliente ha lamentato principalmente due aspetti:
1. La violazione di legge per la mancata riduzione del compenso nonostante l’assenza di un preventivo, sostenendo che tale omissione dovesse essere sanzionata.
2. Un vizio di motivazione, ritenendola contraddittoria nel definire la causa complessa ma liquidando poi i compensi medi.

Le doglianze dell’avvocato

L’avvocato, a sua volta, ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel non riconoscere l’eccezionale complessità del caso, che avrebbe giustificato l’applicazione dei massimi tariffari. Inoltre, ha lamentato l’omessa considerazione del parere di congruità rilasciato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, che supportava la sua richiesta.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente entrambi i ricorsi, consolidando importanti principi in materia di liquidazione del compenso avvocato.

Sulla mancanza del preventivo

La Corte ha chiarito che, secondo la normativa applicabile all’epoca dei fatti, la mancata redazione del preventivo non imponeva un’obbligatoria riduzione del compenso. Essa costituiva un semplice ‘elemento di valutazione negativa’ a disposizione del giudice. In questo specifico caso, la norma che introduceva l’obbligo non era nemmeno in vigore al momento del conferimento dell’incarico, rendendo la doglianza infondata.

Sulla complessità della causa e i massimi tariffari

Gli Ermellini hanno ribadito che la valutazione sulla complessità della causa è un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non sia viziata da un’illogicità manifesta o da una contraddittorietà insanabile, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie. La decisione di applicare i parametri medi per una causa di ‘particolare importanza’ ma non di ‘eccezionale difficoltà’ è stata ritenuta pienamente coerente. I massimi tariffari, ha precisato la Corte, sono riservati a controversie che comportano un’attività difensiva ‘particolarmente intensa e difficoltosa’.

Sul valore del parere di congruità

Infine, la Cassazione ha escluso che il parere di congruità del Consiglio dell’Ordine possa essere considerato un ‘fatto decisivo’ il cui omesso esame vizierebbe la sentenza. Tale parere non è vincolante per il giudice, che rimane l’unico arbitro nella determinazione del compenso in caso di controversia.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una guida chiara sia per i clienti che per i professionisti legali. Sottolinea l’importanza, oggi sancita per legge, di formalizzare il rapporto professionale con un preventivo scritto per evitare future contestazioni. Allo stesso tempo, chiarisce che la richiesta di applicazione dei massimi tariffari deve essere supportata da prove concrete di una complessità e di un impegno difensivo ben al di sopra della media. La decisione del giudice di merito sulla quantificazione del compenso avvocato, se logicamente motivata, è difficilmente contestabile in sede di Cassazione.

La mancanza di un preventivo scritto da parte dell’avvocato comporta automaticamente una riduzione del suo compenso?
No. Secondo la Corte, la mancanza di un preventivo, secondo la normativa applicabile al caso, non imponeva una riduzione obbligatoria ma costituiva solo un ‘elemento di valutazione negativa’ per il giudice. Inoltre, nel caso specifico, la legge che lo ha reso obbligatorio non era ancora in vigore al momento del conferimento dell’incarico.

Quando un avvocato ha diritto a richiedere i massimi tariffari per la sua prestazione?
Un avvocato può richiedere i massimi tariffari solo per controversie di ‘speciale e notevole complessità’ che abbiano richiesto un’attività difensiva ‘particolarmente intensa e difficoltosa’. La semplice ‘particolare importanza’ della causa non è sufficiente per giustificare l’applicazione dei massimi.

Il parere dell’Ordine degli Avvocati sulla congruità della parcella è vincolante per il giudice che deve decidere sul compenso?
No, il parere di congruità espresso dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati non è vincolante per il giudice. Non costituisce un ‘fatto decisivo’ e il giudice rimane libero di determinare il compenso sulla base della propria valutazione degli atti di causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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