LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso avvocato patrocinio a spese dello stato: limiti

La Corte di Cassazione interviene sul tema del compenso per l’avvocato in patrocinio a spese dello Stato. Con l’ordinanza in esame, ha stabilito che la fase introduttiva del giudizio deve essere sempre liquidata se l’attività è stata svolta, anche se l’ammissione al beneficio è successiva. Ha inoltre confermato che la riduzione di legge di un terzo si applica anche sui compensi già determinati ai minimi tariffari, chiarendo i limiti del potere di riduzione del giudice.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato Patrocinio a Spese dello Stato: la Cassazione Fissa i Paletti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per la professione forense: la corretta determinazione del compenso dell’avvocato in patrocinio a spese dello Stato. La decisione chiarisce due aspetti fondamentali: il diritto al riconoscimento della fase introduttiva e i limiti del potere del giudice nella riduzione degli onorari. Si tratta di principi che mirano a bilanciare l’equa remunerazione del difensore con le esigenze di contenimento della spesa pubblica.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’opposizione di un legale avverso un decreto di liquidazione emesso nell’ambito di un procedimento penale. L’avvocato, difensore di una parte civile ammessa al patrocinio a spese dello Stato, riteneva l’importo liquidato (€ 450,00) eccessivamente basso e incongruo. In particolare, lamentava la mancata liquidazione della fase introduttiva del giudizio e l’applicazione di una serie di riduzioni che, a suo dire, erano illegittime.
Sia il giudice di pace che, in sede di opposizione, il Tribunale avevano respinto le sue richieste, ritenendo corretta la liquidazione. Il Tribunale aveva giustificato la decisione sostenendo che la fase introduttiva non era dovuta poiché l’ammissione al beneficio era successiva all’instaurazione del giudizio e che le ulteriori riduzioni erano giustificate dall’esito assolutorio del processo e dalla scarsa complessità del caso.

L’Analisi della Corte sul compenso avvocato patrocinio a spese dello stato

L’avvocato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

Il Diritto al Compenso per la Fase Introduttiva

Il primo motivo di ricorso contestava l’esclusione della fase introduttiva dal calcolo del compenso. L’avvocato ha evidenziato di aver svolto attività tipiche di questa fase, come la redazione e il deposito dell’atto di costituzione di parte civile, prima dell’apertura del dibattimento.
La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa doglianza. Ha affermato che la fase introduttiva deve essere riconosciuta e compensata qualora il difensore abbia effettivamente compiuto le relative attività, come la costituzione di parte civile. È irrilevante che l’ammissione formale al patrocinio a spese dello Stato sia avvenuta in un momento successivo. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza impugnata su questo punto.

I Limiti alla Riduzione del Compenso

Il secondo motivo di ricorso riguardava l’applicazione di una presunta ‘doppia riduzione’ del compenso. Il legale sosteneva che il giudice avesse errato liquidando il valore minimo e operando poi un’ulteriore decurtazione, oltre alla riduzione di legge di 1/3 prevista per il patrocinio a spese dello Stato.
Su questo punto, la Cassazione ha rigettato il motivo, ritenendolo infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la liquidazione delle spettanze del difensore ammesso al beneficio non può superare il valore medio della tariffa, né può essere ridotto dal giudice, nella sua discrezionalità, al di sotto del minimo. Tuttavia, la successiva applicazione della decurtazione obbligatoria di un terzo, prevista dall’art. 106-bis del D.P.R. 115/2002, non costituisce una violazione del minimo tariffario. Si tratta di due passaggi distinti: il primo è la determinazione del compenso da parte del giudice (che deve rispettare i limiti tariffari), il secondo è un’applicazione automatica di una riduzione prevista dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base della necessità di contemperare due interessi: da un lato, la tutela dell’interesse generale alla difesa dei non abbienti, e dall’altro, il diritto dell’avvocato a ricevere un compenso equo per l’attività svolta.
Per quanto riguarda la fase introduttiva, il principio è che il compenso remunera l’attività effettivamente prestata. Se l’avvocato ha curato la costituzione di parte civile, ha diritto al relativo compenso, a prescindere dalla data di ammissione al patrocinio.
Per quanto riguarda le riduzioni, la Corte ha chiarito che il potere discrezionale del giudice nel determinare il compenso si ferma ai minimi tariffari. La riduzione ex art. 106-bis, invece, non è una scelta discrezionale ma un obbligo di legge che interviene su un compenso già determinato, anche se fissato al minimo. Questa operazione, sebbene possa portare il totale finale al di sotto del minimo tabellare, è legittima in quanto risponde a una specifica previsione normativa finalizzata a contenere i costi per l’Erario.

Conclusioni

In conclusione, la pronuncia della Suprema Corte fornisce due importanti indicazioni pratiche per gli avvocati che operano in regime di patrocinio a spese dello Stato:
1. Fase Introduttiva Sempre Dovuta: Il compenso per la fase introduttiva deve essere liquidato ogni qualvolta l’attività corrispondente (es. costituzione di parte civile) sia stata effettivamente svolta, anche se l’ammissione al beneficio è successiva.
2. Legittimità della Riduzione di Legge: La riduzione obbligatoria di un terzo prevista per il patrocinio a spese dello Stato è legittima anche quando applicata a un compenso già fissato dal giudice ai minimi tariffari. Questa riduzione non è un’ulteriore decurtazione discrezionale, ma una conseguenza automatica prevista dalla legge.

È dovuto il compenso per la fase introduttiva se l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato è successiva all’inizio del giudizio?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso per la fase introduttiva è dovuto se l’avvocato ha svolto le attività pertinenti, come il deposito dell’atto di costituzione di parte civile, indipendentemente dal momento in cui è stata formalizzata l’ammissione al beneficio.

Il giudice può liquidare un compenso inferiore ai minimi tariffari per un avvocato in patrocinio a spese dello Stato?
No, il giudice, nell’esercizio del suo potere discrezionale, non può fissare un compenso base inferiore ai minimi previsti dalle tabelle professionali. Tuttavia, il compenso finale liquidato può risultare inferiore a tale minimo.

Perché il compenso finale può essere inferiore ai minimi tariffari?
Perché dopo che il giudice ha determinato il compenso base (rispettando il limite minimo), si applica obbligatoriamente la riduzione di un terzo prevista per legge (art. 106-bis del D.P.R. 115/2002). Questa è una riduzione automatica che non dipende dalla discrezionalità del giudice e può portare l’importo finale al di sotto del minimo tabellare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati