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Compenso avvocato: natura contenziosa del rito

Un avvocato contesta la liquidazione del suo compenso, calcolato secondo le tabelle della volontaria giurisdizione per un caso di affidamento figli. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che per il corretto calcolo del compenso avvocato si deve guardare alla natura contenziosa della controversia, non alla forma del rito camerale. La decisione del Tribunale è annullata con rinvio.

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Compenso avvocato: prevale la sostanza sulla forma del rito

La corretta liquidazione del compenso avvocato è un tema centrale nella professione legale, specialmente quando si tratta di difese con patrocinio a spese dello Stato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: per determinare la tabella tariffaria da applicare, non bisogna guardare alla forma del procedimento (come il rito camerale), ma alla sua reale natura. Se la causa mira a risolvere un conflitto tra diritti, essa è contenziosa e il compenso deve essere liquidato di conseguenza.

I Fatti di Causa

Un legale aveva assistito una cliente ammessa al patrocinio a spese dello Stato in una causa di diritto di famiglia, specificamente riguardante l’affidamento della prole. Dopo aver rinunciato al mandato, l’avvocato chiedeva la liquidazione del proprio compenso professionale.

Il Tribunale liquidava una somma esigua, applicando le tabelle previste per i procedimenti di volontaria giurisdizione. L’avvocato proponeva opposizione, sostenendo che il procedimento, pur seguendo le forme del rito camerale, avesse una natura intrinsecamente contenziosa. Tuttavia, il Tribunale rigettava l’opposizione, ribadendo la correttezza della propria decisione e considerando irrilevante il carattere conflittuale della vertenza.

Di fronte a questa decisione, il professionista ricorreva in Cassazione, lamentando due motivi principali:
1. L’errata applicazione delle tabelle tariffarie, che avrebbero dovuto essere quelle per i giudizi contenziosi.
2. L’omessa pronuncia sulla domanda di rifusione delle spese anticipate.

Il criterio per il calcolo del compenso avvocato

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendo fondata la tesi del legale. La Corte ha chiarito un principio dirimente per la liquidazione del compenso avvocato. Il giudice di merito, per stabilire la tabella applicabile, non deve fermarsi alla forma esteriore del rito, ma deve analizzare la sostanza della controversia.

Il procedimento in camera di consiglio, regolato dagli artt. 737 ss. c.p.c., è stato definito dalla Corte come un “contenitore neutro”. Questo significa che tale rito può essere utilizzato dal legislatore sia per procedimenti di volontaria giurisdizione (dove non c’è un conflitto tra parti) sia per controversie di natura pienamente contenziosa, dove si discute di diritti soggettivi contrapposti.

Natura contenziosa nei procedimenti familiari

Le controversie in materia di affidamento e mantenimento dei figli minori, come quella in esame, sono per loro natura contenziose. Esse sono finalizzate a risolvere un conflitto tra i genitori riguardo alla tutela di diritti fondamentali. Pertanto, anche se si svolgono con il rito camerale per ragioni di celerità e snellezza, la loro sostanza rimane quella di un giudizio contenzioso.

La Cassazione ha affermato che il Tribunale ha errato nel considerare irrilevante l’accertamento della natura, contenziosa o meno, del procedimento. Proprio questo elemento è, invece, decisivo per individuare la corretta tabella dei compensi.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza consolidata. Ha spiegato che l’ordinamento giuridico utilizza sempre più spesso il rito camerale per ragioni di efficienza processuale, anche in contesti oggettivamente conflittuali. Ciò non snatura la controversia, che rimane contenziosa. Di conseguenza, il giudice, nel liquidare le spese legali, deve verificare se il procedimento era finalizzato a dirimere un conflitto tra le parti. Solo in caso di risposta negativa, può applicare le tabelle della volontaria giurisdizione. Nel caso specifico, essendo la causa relativa all’affidamento dei figli, la natura contenziosa era palese. L’ordinanza impugnata è stata quindi cassata perché non ha tenuto conto di questo elemento dirimente.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Trento. Il caso dovrà essere riesaminato da un diverso magistrato dello stesso Tribunale, che dovrà procedere a una nuova liquidazione del compenso dell’avvocato. Questa volta, dovrà applicare le tabelle previste per i giudizi contenziosi, in linea con il principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte: la natura sostanziale della controversia prevale sempre sulla forma del rito adottato. Il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato assorbito.

Qual è il criterio corretto per liquidare il compenso di un avvocato in una causa di famiglia con rito camerale?
Il criterio corretto non è la forma del rito (camerale), ma la natura sostanziale della controversia. Se la causa mira a risolvere un conflitto su diritti soggettivi, come nel caso dell’affidamento dei figli, ha natura contenziosa e il compenso deve essere liquidato secondo le tabelle per i giudizi contenziosi.

Il rito camerale implica sempre l’applicazione delle tariffe per la volontaria giurisdizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il rito camerale è un “contenitore neutro” che può essere utilizzato sia per procedimenti di volontaria giurisdizione sia per cause contenziose. La scelta della tabella tariffaria dipende dalla sostanza della lite, non dalla procedura seguita.

Cosa deve fare il giudice di merito per stabilire la tabella dei compensi applicabile?
Il giudice di merito deve verificare se il procedimento era finalizzato a dirimere un conflitto tra le parti. Se la risposta è affermativa, deve applicare le tabelle per i giudizi contenziosi, a prescindere dal fatto che il rito seguito fosse quello camerale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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