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Compenso avvocato: minimo tariffario inderogabile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7361/2025, ha stabilito l’inderogabilità dei minimi tariffari per il compenso avvocato. La Corte ha cassato una decisione che liquidava onorari inferiori a quelli di legge in una causa per irragionevole durata del processo, precisando che il compenso per la fase di trattazione è sempre dovuto. È un principio fondamentale a tutela della dignità della professione forense.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso avvocato: la Cassazione ribadisce l’inderogabilità dei minimi tariffari

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine a tutela della professione forense: il compenso avvocato liquidato dal giudice non può mai scendere al di sotto dei minimi stabiliti dalle tabelle ministeriali. Questa decisione chiarisce importanti aspetti sulla liquidazione delle spese legali, specialmente nei procedimenti per equa riparazione per l’eccessiva durata del processo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una richiesta di indennizzo per l’irragionevole durata di un giudizio civile. Inizialmente, la Corte d’Appello aveva liquidato un certo importo a favore del cittadino. La questione, tuttavia, si è spostata sulla corretta quantificazione delle spese legali dovute al difensore. Dopo un primo ricorso, la Corte di Cassazione aveva già annullato la decisione, rinviando la causa alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, per una nuova valutazione.

Il giudice del rinvio, pur aumentando l’indennizzo, ha liquidato un compenso avvocato per le fasi di opposizione e di rinvio che il legale ha ritenuto ancora insufficiente, poiché inferiore ai minimi tariffari e privo del riconoscimento per la fase di trattazione della causa. Di qui un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le censure del legale. Ha cassato il decreto impugnato e, decidendo direttamente nel merito, ha rideterminato le somme dovute, applicando correttamente i parametri forensi.

La Corte ha stabilito che il compenso per il giudizio di opposizione e per quello di rinvio doveva essere liquidato in € 1.894,75 ciascuno, oltre a spese forfettarie, accessori di legge ed esborsi. Ha inoltre condannato il Ministero della Giustizia al pagamento delle spese anche per l’ultimo giudizio di legittimità.

Analisi del compenso avvocato e i minimi tariffari

Il cuore della decisione si basa sull’indirizzo giurisprudenziale consolidato secondo cui il giudice, nel condannare la parte soccombente al pagamento delle spese, non ha il potere di liquidare onorari inferiori ai minimi previsti dai decreti ministeriali. Questo principio, come sottolineato dalla Corte, è posto a presidio della dignità e del decoro della professione forense.

Un altro punto cruciale affrontato è stato quello relativo alla fase di trattazione. La Corte d’Appello aveva escluso il relativo compenso. La Cassazione ha invece chiarito che il D.M. n. 55/2014 prevede un compenso unitario per la fase di trattazione, che include anche quella istruttoria. Tale compenso deve essere sempre riconosciuto, a prescindere dal fatto che si sia svolta o meno un’attività istruttoria specifica.

Criteri di calcolo e valore della causa

La Corte ha anche precisato il corretto criterio per determinare il valore della causa ai fini della liquidazione delle spese. In questi procedimenti, il valore non deve essere circoscritto al solo ‘quantum’ aggiuntivo liquidato nel giudizio di rinvio, ma deve tener conto dell’intera vicenda processuale e dell’ammontare complessivo dell’indennizzo richiesto e ottenuto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire una remunerazione equa e non meramente simbolica per l’attività professionale svolta dall’avvocato. Scendere al di sotto dei minimi tariffari significa non solo violare una norma specifica, ma anche svilire il valore del lavoro legale. La Corte ha dato continuità al proprio orientamento, citando numerose sentenze precedenti che vanno nella stessa direzione.

La decisione evidenzia che la liquidazione delle spese processuali non è un atto di mera discrezionalità del giudice, ma un’operazione vincolata al rispetto dei parametri normativi. L’esclusione di una fase processuale dal calcolo del compenso, come quella di trattazione, è illegittima perché il sistema tariffario la prevede come una componente essenziale e unitaria dell’onorario.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma della tutela del compenso avvocato. Stabilisce con fermezza che i minimi tariffari sono inderogabili e che tutte le fasi processuali previste dalla normativa devono essere remunerate. Questa pronuncia offre agli avvocati uno strumento fondamentale per difendere il proprio diritto a un compenso giusto e conforme alla legge, rafforzando la certezza del diritto e la prevedibilità delle liquidazioni giudiziali.

Un giudice può liquidare un compenso per l’avvocato inferiore ai minimi previsti dalla legge?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il giudice, nel porre le spese a carico della parte soccombente, non può liquidare un compenso che si collochi al di sotto del minimo di tabella stabilito dalla normativa.

Il compenso per la ‘fase di trattazione’ è dovuto anche se non c’è stata una vera e propria attività istruttoria?
Sì. La Corte ha affermato che il compenso per la fase di trattazione è unitario e comprende anche quella istruttoria. Deve essere riconosciuto a prescindere dal suo concreto svolgimento.

Come si calcola il valore della causa ai fini della liquidazione delle spese in un giudizio di rinvio per equa riparazione?
Il valore va determinato considerando l’ammontare complessivo dell’equo indennizzo, quindi tenendo conto dell’intera vicenda processuale, e non solo sulla base dell’eventuale importo aggiuntivo liquidato nella fase di rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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