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Compenso avvocato indeterminabile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32/2024, ha stabilito che un giudice può liquidare un compenso avvocato indeterminabile utilizzando uno scaglione tariffario inferiore a quello standard se la causa è di bassa complessità. Nel caso esaminato, un legale in patrocinio a spese dello Stato aveva contestato la liquidazione dei suoi onorari, ritenuta troppo bassa. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la motivazione del tribunale, basata sulla semplicità dell’attività difensiva svolta (memorie schematiche e udienze di mero rinvio), era sufficiente a giustificare la deroga alla regola generale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato Indeterminabile: Quando il Giudice Può Ridurre i Minimi?

La determinazione del compenso per l’avvocato in cause di valore indeterminabile rappresenta una questione complessa e spesso dibattuta. La normativa forense stabilisce dei parametri, ma fino a che punto il giudice può discostarsene? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32/2024) ha fatto chiarezza, confermando la discrezionalità del magistrato nel ridurre il compenso avvocato indeterminabile in base alla effettiva complessità della controversia. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Liquidazione Contestata

Un avvocato, ammesso al patrocinio a spese dello Stato, ha proposto ricorso contro il decreto con cui il Tribunale di Roma aveva liquidato i suoi compensi per l’attività difensiva svolta. Il Tribunale aveva stabilito un importo di 1.300,00 euro, già dimezzato come previsto dalla legge sul patrocinio statale. La liquidazione era stata calcolata utilizzando lo scaglione previsto per le cause di valore compreso tra 5.200 e 26.000 euro.

L’avvocato ha contestato tale decisione, sostenendo che, trattandosi di una causa di valore indeterminabile, il Tribunale avrebbe dovuto applicare lo scaglione di riferimento superiore, ovvero quello tra 26.000 e 52.000 euro, come previsto dalle tabelle ministeriali per le cause di bassa complessità. Secondo il legale, la motivazione addotta dal Tribunale – la “non particolare complessità dell’attività svolta” – era insufficiente e apparente, violando così le norme sulla liquidazione dei compensi.

Il Principio sul Compenso Avvocato Indeterminabile secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del legale, confermando la correttezza della decisione del Tribunale. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: l’art. 5, comma 6, del D.M. 55/2014, che indica per le cause di valore indeterminabile uno scaglione di riferimento tra 26.000 e 260.000 euro, non è un vincolo assoluto per il giudice.

Questa norma, infatti, stabilisce un criterio “di regola”, dal quale è possibile discostarsi. Il giudice può applicare uno scaglione inferiore quando le particolarità del caso concreto lo giustificano. I parametri per questa valutazione sono “l’oggetto e la complessità della controversia”. Se il valore effettivo e la difficoltà della causa non rispecchiano i parametri standard, il giudice ha il potere, e il dovere, di adeguare la liquidazione, fornendo un’adeguata motivazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale, seppur sintetica, fosse pienamente valida. Il Tribunale aveva giustificato la scelta dello scaglione inferiore facendo riferimento alla “non particolare complessità dell’attività svolta, come si desume dalla documentazione prodotta tra cui le memorie istruttorie particolarmente schematiche nonché l’effettuazione di udienza di mero rinvio”.

Secondo la Cassazione, questa valutazione non si limita a considerare solo l’impegno profuso dal difensore, ma implica un giudizio sulla complessità complessiva della lite. La semplicità degli atti difensivi e la natura delle udienze sono stati considerati indicatori validi della bassa complessità dell’intera controversia. Di conseguenza, il Tribunale ha correttamente esercitato la sua discrezionalità, motivando in modo adeguato la decisione di applicare uno scaglione inferiore e, quindi, un compenso avvocato indeterminabile ridotto.

Le Conclusioni

La sentenza n. 32/2024 della Corte di Cassazione consolida l’orientamento secondo cui il giudice dispone di una significativa flessibilità nella liquidazione dei compensi legali per le cause di valore indeterminabile. Il riferimento normativo allo scaglione tra 26.000 e 260.000 euro è una presunzione relativa, che può essere superata con una motivazione che dia conto della scarsa complessità del caso, sia in fatto che in diritto. Per gli avvocati, ciò significa che la liquidazione finale dipenderà non solo dal valore astratto della causa, ma anche da una valutazione concreta dell’oggetto e della difficoltà del contenzioso, come desumibile dall’attività processuale svolta.

In una causa di valore indeterminabile, il giudice può liquidare un compenso inferiore a quello previsto dallo scaglione minimo di regola (da 26.000 a 52.000 euro)?
Sì, il giudice può scendere al di sotto di tale scaglione e applicare quello immediatamente inferiore quando il valore effettivo e la complessità della controversia non rispecchiano i parametri “di regola” e rendono giustificata tale riduzione.

Quale tipo di motivazione è sufficiente per giustificare l’applicazione di uno scaglione tariffario più basso?
È sufficiente una motivazione che dia adeguatamente conto delle ragioni della decisione. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto valida la motivazione basata sulla “non particolare complessità dell’attività svolta”, desunta dalla schematicità delle memorie e dalla natura delle udienze, considerandola un’analisi sufficiente dell’oggetto e della complessità della lite.

La norma che fissa lo scaglione per le cause di valore indeterminabile è vincolante per il giudice?
No, non è un vincolo assoluto. L’art. 5, comma 6, del D.M. 55/2014 stabilisce un criterio “di regola”, ma non impedisce al giudice di discostarsene, a condizione che fornisca una motivazione adeguata che giustifichi la sua decisione in base alle particolarità della singola lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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