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Compenso Avvocato: Fase Istruttoria Sempre Dovuta

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso avvocato per la “fase istruttoria e/o di trattazione” è sempre dovuto, anche nei casi di patrocinio a spese dello Stato. Un legale aveva contestato la decisione di un Tribunale che aveva escluso tale fase dal calcolo della parcella in una causa di divorzio. La Suprema Corte ha accolto il ricorso su questo punto, chiarendo che la fase di trattazione è ineludibile in ogni causa, giustificando così il relativo compenso. Ha invece confermato che la valutazione sulla complessità del caso spetta al giudice di merito.

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Compenso Avvocato: La Cassazione Conferma il Diritto alla Fase Istruttoria

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per la professione forense: il corretto calcolo del compenso avvocato nei casi di patrocinio a spese dello Stato. La Suprema Corte ha chiarito che la fase istruttoria, o quantomeno quella di trattazione, non può essere esclusa dalla liquidazione, poiché rappresenta un momento ineludibile di ogni procedimento giudiziario. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un avvocato ricorreva in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva parzialmente riformato la liquidazione del suo compenso. Il legale aveva assistito una cliente, ammessa al patrocinio a spese dello Stato, in una causa di appello riguardante la cessazione degli effetti civili del matrimonio. La Corte territoriale, pur aumentando l’importo liquidato dal Tribunale, aveva rigettato due specifiche doglianze del professionista:

1. Il mancato riconoscimento del compenso per la fase istruttoria.
2. La valutazione della causa come non particolarmente complessa.

Secondo la Corte d’Appello, le attività svolte dall’avvocato (produzione di documenti reddituali) erano strumentali all’ammissione al gratuito patrocinio e non attività difensiva di merito. Inoltre, il giudizio di divorzio non presentava particolari difficoltà che giustificassero un aumento del compenso.

L’Analisi della Suprema Corte sul Compenso Avvocato

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi di ricorso presentati dal legale, giungendo a conclusioni differenziate che delineano principi importanti per la liquidazione del compenso avvocato.

La Fase Istruttoria è Sempre Riconosciuta

Sul primo punto, la Suprema Corte ha dato pienamente ragione all’avvocato. Ha affermato un principio consolidato: il parametro tariffario previsto dal D.M. 55/2014 si riferisce alla “fase istruttoria e/o di trattazione”. L’uso della congiunzione “e/o” chiarisce che il compenso è dovuto anche se si svolge solo la fase di trattazione, senza una vera e propria attività istruttoria. Poiché la fase di trattazione è “ineludibile” in qualsiasi causa, il relativo compenso deve essere sempre riconosciuto. La Corte d’Appello, escludendo tale voce, ha errato e la sua sentenza è stata cassata su questo specifico profilo.

La Complessità della Causa: una Valutazione di Merito

Sul secondo motivo, relativo alla presunta sottostima della complessità del caso, la Cassazione ha rigettato la doglianza. La valutazione del livello di complessità di un giudizio è un’analisi di fatto, riservata esclusivamente al giudice del merito. A meno di una motivazione palesemente illogica o assente, la Suprema Corte non può intervenire per modificare tale valutazione. Il ricorso del legale, in questa parte, mirava a un riesame dei fatti, precluso nel giudizio di legittimità.

L’Applicazione delle Tariffe Professionali

Anche il terzo motivo, riguardante la rideterminazione del compenso e le tariffe applicabili, è stato parzialmente accolto. La Cassazione ha specificato che spetterà al giudice del rinvio stabilire quale tariffa applicare (se quella vecchia o la nuova introdotta durante la causa) in base al momento di completamento della prestazione professionale. Tuttavia, ha ritenuto infondata la critica sulla riduzione del 50% dell’onorario, confermando la correttezza dell’applicazione dell’art. 130 del D.P.R. 115/2002, specifica per i casi di patrocinio a spese dello Stato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di accogliere il primo motivo basandosi sull’interpretazione letterale e logica delle tabelle forensi. La voce “fase istruttoria e/o di trattazione” è concepita per coprire un momento processuale che non può mai mancare. Negare questo compenso significherebbe ignorare una parte essenziale del lavoro difensivo. Per quanto riguarda la valutazione della complessità, la motivazione risiede nel rispetto dei ruoli tra giudici di merito e di legittimità: la Cassazione valuta la corretta applicazione della legge, non i fatti della causa. Infine, la decisione sulle tariffe si fonda sul principio tempus regit actum, secondo cui la liquidazione deve avvenire con i parametri in vigore al momento in cui l’attività professionale si è conclusa.

Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale a tutela del compenso avvocato: la fase di trattazione è un’attività intrinseca a ogni giudizio e deve essere sempre remunerata, anche quando non si svolge un’istruttoria probatoria complessa. La decisione rappresenta una garanzia per i professionisti, specialmente per coloro che assistono clienti con il patrocinio a spese dello Stato, assicurando che una parte fondamentale del loro lavoro non venga ingiustamente ignorata in fase di liquidazione.

Il compenso per la ‘fase istruttoria’ è sempre dovuto all’avvocato, anche in assenza di prove da raccogliere?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il parametro si riferisce alla ‘fase istruttoria e/o di trattazione’. Poiché la fase di trattazione della causa è in ogni caso ‘ineludibile’, il relativo compenso va sempre riconosciuto, anche se non si svolge un’attività istruttoria in senso stretto.

La Corte di Cassazione può modificare la valutazione di un giudice sulla complessità di una causa?
No, di norma non può. La valutazione sul livello di complessità di un giudizio è considerata una valutazione di fatto, riservata al giudice del merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione è totalmente mancante o manifestamente illogica, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

Se le tariffe professionali cambiano durante un processo, quali si applicano per la liquidazione finale?
La Corte ha stabilito che i nuovi parametri si applicano ogni volta che la liquidazione giudiziale avviene dopo la loro entrata in vigore e se, a quella data, il professionista non ha ancora completato la sua prestazione. Spetterà al giudice del rinvio valutare, in base al periodo in cui l’attività difensiva è stata espletata, quali tariffe applicare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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