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Compenso avvocato fallimento: quale tabella usare?

Un avvocato ha contestato la liquidazione del suo compenso per un’attività di insinuazione al passivo fallimentare. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il compenso dell’avvocato nel fallimento deve essere calcolato utilizzando la tabella dei parametri forensi per i ‘giudizi ordinari e sommari di cognizione’ (Tabella 2 D.M. 55/2014) e non quella per i ‘procedimenti per dichiarazione di fallimento’ (Tabella 20). La Corte ha chiarito che la verifica del passivo è un procedimento contenzioso e giurisdizionale, assimilabile a un giudizio di cognizione, e non a un atto di volontaria giurisdizione.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso avvocato fallimento: la Cassazione chiarisce la tabella da applicare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sul calcolo del compenso avvocato fallimento per l’attività di assistenza nell’insinuazione al passivo. La Suprema Corte ha stabilito che, per le normative vigenti prima dell’introduzione della tabella 20-bis con il D.M. 147/2022, il compenso deve essere liquidato secondo i parametri dei giudizi di cognizione, data la natura contenziosa del procedimento, e non secondo quelli, inferiori, previsti per la dichiarazione di fallimento.

I Fatti di Causa

Un avvocato aveva prestato la propria opera professionale per conto del curatore di un fallimento, assistendo un creditore in un giudizio volto all’ammissione di un credito al passivo di un’altra procedura fallimentare. Il giudice delegato aveva liquidato il suo compenso in una somma determinata. L’avvocato, ritenendo l’importo inadeguato, proponeva reclamo al Tribunale, sostenendo che il calcolo dovesse basarsi sulla tabella n. 2 del D.M. 55/2014, relativa ai “Giudizi ordinari e sommari di cognizione”.

Il Tribunale accoglieva solo parzialmente il reclamo, affermando che la tabella corretta fosse la n. 20, dedicata ai “Procedimenti per dichiarazione di fallimento”. Secondo il Tribunale, l’insinuazione al passivo sarebbe un’istanza più assimilabile alla dichiarazione di fallimento che a un procedimento contenzioso. Insoddisfatto, il legale ricorreva in Cassazione.

Compenso avvocato fallimento e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto integralmente il ricorso dell’avvocato, cassando con rinvio il decreto del Tribunale. Gli Ermellini hanno chiarito che il procedimento di verificazione dello stato passivo, disciplinato dagli artt. 93 e seguenti della Legge Fallimentare, non può essere assimilato né a un procedimento di volontaria giurisdizione né, tantomeno, a quello per la dichiarazione di fallimento.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la verificazione del passivo ha natura giurisdizionale e decisoria. Si tratta di un vero e proprio processo di cognizione, seppur con forme sommarie, che si svolge in un contesto contenzioso e mira ad accertare l’esistenza o meno di un diritto di credito nei confronti del soggetto fallito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha basato la sua decisione su una precisa analisi della natura del procedimento di insinuazione al passivo. Questo procedimento ha una struttura contenziosa, come dimostrato dalla normativa che regola le interazioni tra il creditore istante e il curatore, e una cognizione piena, finalizzata a un accertamento definitivo del diritto.

Di conseguenza, in assenza di una specifica previsione tariffaria (situazione anteriore all’introduzione della tabella 20-bis con il D.M. 147/2022), il criterio da applicare è quello dell’analogia, previsto dall’art. 3 del D.M. 55/2014. La fattispecie più analoga non è il procedimento non contenzioso per la dichiarazione di fallimento, bensì il giudizio di cognizione ordinario o sommario.

Pertanto, il compenso dell’avvocato deve essere determinato in base alla Tabella 2 del D.M. 55/2014 (“Giudizi ordinari e sommari di cognizione innanzi al tribunale”). Questo approccio garantisce che la remunerazione sia proporzionata alla complessità e alla natura contenziosa dell’attività svolta, considerando le diverse fasi processuali come lo studio della controversia, la fase introduttiva, quella istruttoria e quella decisionale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante punto di riferimento per la liquidazione del compenso avvocato fallimento. La decisione riafferma la natura giurisdizionale e contenziosa dell’insinuazione al passivo, distinguendola nettamente da altri procedimenti concorsuali non contenziosi. Per i professionisti legali, ciò significa veder riconosciuto un compenso più adeguato alla natura dell’incarico, parametrato a quello previsto per i giudizi di cognizione. Il Tribunale del rinvio dovrà ora procedere a una nuova liquidazione delle spese, attenendosi scrupolosamente al principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte.

Come si calcola il compenso dell’avvocato per l’insinuazione al passivo di un fallimento secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, in assenza di una tariffa specifica (come nel periodo antecedente al D.M. 147/2022), il compenso deve essere calcolato per analogia utilizzando i parametri previsti dalla tabella n. 2 del D.M. 55/2014, relativa ai ‘giudizi ordinari e sommari di cognizione innanzi al tribunale’.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso l’applicazione della tabella prevista per la dichiarazione di fallimento?
La Corte l’ha esclusa perché il procedimento di insinuazione al passivo ha natura giurisdizionale, contenziosa e decisoria, finalizzata all’accertamento di un diritto. È quindi assimilabile a un processo di cognizione e non al procedimento per la dichiarazione di fallimento, che ha invece natura non contenziosa (camerale).

Qual è la natura giuridica del procedimento di verificazione dello stato passivo?
La Corte di Cassazione ha ribadito che il procedimento di verificazione dello stato passivo ha ‘natura giurisdizionale e decisoria ed è strutturato sullo schema del processo di cognizione, sia pure con gli adattamenti imposti dal carattere sommario della cognizione’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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