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Compenso avvocato difesa personale: spetta sempre

Un avvocato, difendendosi in proprio in una causa per la liquidazione dei suoi onorari, si era visto negare il compenso per tale attività. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, ribadendo un principio fondamentale: il compenso avvocato difesa personale è sempre dovuto, poiché la natura professionale dell’attività non viene meno. La liquidazione deve seguire le tariffe professionali e le regole della soccombenza.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato Difesa Personale: la Cassazione Conferma il Diritto all’Onorario

Il tema del compenso avvocato difesa personale rappresenta una questione di principio fondamentale per la professione forense. Può un avvocato che si difende in proprio in una causa vedersi negare il diritto al pagamento dei propri onorari? Con l’ordinanza n. 11349/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza un orientamento consolidato: l’autodifesa non sminuisce la natura professionale della prestazione e, di conseguenza, il diritto al compenso sussiste pienamente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un procedimento di liquidazione di onorari per un’attività di patrocinio a spese dello Stato. Un avvocato, avendo assistito un cliente ammesso a tale beneficio in un procedimento penale, si era visto liquidare un compenso iniziale di 1.000 euro. Ritenendo la somma incongrua, il professionista proponeva opposizione dinanzi al Tribunale competente.

Il giudice dell’opposizione accoglieva parzialmente la richiesta, liquidando la maggior somma di 1.197 euro. Tuttavia, per quanto riguarda il giudizio di opposizione stesso, il Tribunale riconosceva al legale solo le spese vive, negando qualsiasi importo a titolo di compenso professionale. La motivazione di tale esclusione si basava sull’erroneo presupposto che l’avvocato, essendosi difeso personalmente, non avesse diritto a ulteriori compensi.

La Decisione Oggetto di Impugnazione

Contro questa decisione, l’avvocato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione degli articoli 91 e 92 del Codice di Procedura Civile. Il fulcro della doglianza era chiaro: l’aver esercitato la facoltà di difesa personale, prevista dall’articolo 86 c.p.c., non può e non deve comportare la perdita del diritto a percepire gli onorari per l’attività professionale effettivamente svolta.

Compenso Avvocato Difesa Personale: Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto la censura fondata, accogliendo il ricorso e cassando l’ordinanza del Tribunale. I giudici di legittimità hanno riaffermato un principio granitico, già espresso in numerose pronunce precedenti. La circostanza che un avvocato si avvalga della facoltà di difesa personale non incide in alcun modo sulla natura professionale dell’attività svolta.

Il lavoro intellettuale, lo studio degli atti, la redazione delle difese e la partecipazione alle udienze sono prestazioni professionali a tutti gli effetti, indipendentemente dal fatto che il ‘cliente’ sia l’avvocato stesso. Pertanto, in caso di vittoria, il giudice deve liquidare in suo favore i diritti e gli onorari stabiliti dalle tariffe professionali, applicando il principio della soccombenza. Negare tale compenso significherebbe creare un’ingiustificata disparità di trattamento e svalutare il lavoro del legale.

Conclusioni

La decisione in commento consolida un principio di giustizia e di tutela della dignità professionale. Il compenso avvocato difesa personale è un diritto che non può essere messo in discussione. La facoltà di autodifesa è uno strumento procedurale che non degrada l’attività legale a un mero esercizio personale, ma la mantiene nel suo alveo naturale: quello di una prestazione d’opera intellettuale che merita adeguata remunerazione. La Corte, cassando la decisione e rinviando la causa al Tribunale in diversa composizione, ha garantito che questo fondamentale diritto venga rispettato, anche per le spese del giudizio di legittimità.

Un avvocato che si difende da solo in una causa ha diritto al compenso per la sua attività?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la circostanza che un avvocato si avvalga della facoltà di difesa personale non incide sulla natura professionale dell’attività svolta e, pertanto, ha diritto alla liquidazione degli onorari in caso di vittoria.

Su quale base viene calcolato il compenso dell’avvocato che si difende in proprio?
Il compenso deve essere liquidato secondo le regole della soccombenza e in base alle tariffe professionali, esattamente come se stesse difendendo un cliente terzo.

Perché il Tribunale aveva inizialmente negato il compenso per l’attività di opposizione?
Il Tribunale aveva erroneamente presunto che, poiché l’avvocato si era difeso personalmente, non gli fossero dovuti i compensi per l’attività professionale svolta nel giudizio, riconoscendogli solo le spese vive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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