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Compenso avvocato: conta la domanda riconvenzionale

Un avvocato ha richiesto il pagamento del proprio compenso professionale agli eredi di un ex cliente. Il Tribunale aveva liquidato il compenso basandosi solo sul valore di un precetto (€ 5.821), ignorando una domanda riconvenzionale di valore molto superiore (€ 350.000) presentata dalla controparte nel medesimo giudizio. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato, stabilendo che il calcolo del compenso avvocato con domanda riconvenzionale deve tenere conto del valore di quest’ultima se eccedente, poiché amplia l’attività difensiva. La causa è stata rinviata per una nuova liquidazione.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato e Domanda Riconvenzionale: La Cassazione Fa Chiarezza

La determinazione del giusto compenso per l’attività legale è un tema cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale su come calcolare il compenso avvocato in presenza di una domanda riconvenzionale, specialmente quando questa ha un valore significativamente superiore alla domanda principale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio di diritto affermato.

I Fatti del Caso

Un avvocato aveva difeso i propri clienti in un giudizio di opposizione a un precetto per un importo di circa 5.800 euro. Durante questo procedimento, la controparte non si era limitata a difendersi, ma aveva a sua volta avanzato una domanda riconvenzionale, chiedendo l’accertamento della legittimità di un recesso contrattuale e la condanna degli assistiti dell’avvocato alla restituzione del doppio di una caparra, per un valore complessivo di ben 350.000 euro.

Concluso il giudizio, l’avvocato agiva per ottenere il pagamento del proprio compenso professionale dagli eredi di uno dei suoi assistiti. Il problema nasceva proprio dalla modalità di calcolo di tale compenso.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale, chiamato a decidere sulla richiesta dell’avvocato, liquidava il compenso basandosi unicamente sul valore della causa originaria, ovvero i 5.800 euro del precetto. In pratica, il giudice di primo grado non attribuiva alcun peso al fatto che l’avvocato avesse dovuto difendere i propri clienti anche dalla ben più onerosa domanda riconvenzionale di 350.000 euro, liquidando un importo complessivo di poco più di 3.600 euro.

Compenso Avvocato Domanda Riconvenzionale: Il Ricorso in Cassazione

Sentendosi penalizzato da tale decisione, l’avvocato presentava ricorso in Cassazione. La sua tesi era semplice ma incisiva: la domanda riconvenzionale della controparte aveva ampliato notevolmente l’oggetto del contendere (thema decidendum) e, di conseguenza, aveva richiesto un’attività difensiva molto più complessa e impegnativa rispetto a quella necessaria per la sola opposizione al precetto. Pertanto, il valore di riferimento per la liquidazione del compenso doveva tenere conto di questa domanda aggiuntiva e del suo ingente valore.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dato pienamente ragione al legale, accogliendo il suo ricorso. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale, già espresso in precedenti pronunce (come la Cass. n. 23406/2023): in tema di liquidazione del compenso, il valore della domanda riconvenzionale non si somma a quello della domanda principale. Tuttavia, se la domanda riconvenzionale ha un valore che eccede quello della domanda principale, essa comporta un ampliamento del thema decidendum e impone all’avvocato una maggiore attività difensiva.

Questo accrescimento dell’impegno professionale giustifica l’utilizzo di un parametro correttivo. Il giudice deve quindi determinare il valore effettivo della controversia sulla base dei diversi interessi perseguiti dalle parti. In questo caso, la domanda di accertamento e condanna per 350.000 euro era “sensibilmente superiore” al valore del credito iniziale e doveva essere considerata per determinare lo scaglione corretto per la liquidazione del compenso.

Ignorare la domanda riconvenzionale significherebbe non remunerare adeguatamente l’avvocato per l’intera attività processuale svolta. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza del Tribunale e ha rinviato la causa allo stesso ufficio, in persona di un diverso magistrato, per una nuova liquidazione del compenso che tenga conto di questo principio.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di equità e di corretta remunerazione della professione forense. Stabilisce chiaramente che il compenso di un avvocato deve essere proporzionato all’effettiva complessità e al valore della controversia gestita. Quando una domanda riconvenzionale di valore superiore viene introdotta in un giudizio, questa modifica sostanzialmente l’impegno difensivo richiesto. Di conseguenza, il valore di riferimento per la liquidazione delle competenze legali deve essere adeguato a riflettere la reale portata del contenzioso, garantendo che il lavoro del professionista sia giustamente retribuito.

Come influisce una domanda riconvenzionale sul calcolo del compenso di un avvocato?
Se la domanda riconvenzionale ha un valore superiore a quello della domanda principale, il compenso dell’avvocato deve essere calcolato sulla base dello scaglione di valore più alto. Questo perché la domanda riconvenzionale amplia l’oggetto della controversia e richiede un maggiore impegno difensivo.

I valori della domanda principale e della domanda riconvenzionale si sommano per determinare il compenso?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che i valori delle due domande non si cumulano (non si sommano). Tuttavia, si deve utilizzare il valore più elevato tra i due per individuare lo scaglione di riferimento corretto per la liquidazione del compenso.

Perché il giudice deve considerare il valore della domanda riconvenzionale?
Perché la presentazione di una domanda riconvenzionale amplia il thema decidendum (l’insieme delle questioni da decidere) e impone all’avvocato un’attività difensiva aggiuntiva e più complessa. Il compenso deve riflettere il valore effettivo della controversia e l’impegno profuso dal legale per difendere gli interessi del cliente su tutti i fronti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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