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Compenso avvocato: come si calcolano i diritti?

Un avvocato ha citato in giudizio un ex cliente per il mancato pagamento di onorari e diritti relativi a una causa di successione. Il tribunale di primo grado aveva liquidato solo una parte delle somme, escludendo i compensi per l’attività stragiudiziale e i ‘diritti’. La Corte di Cassazione ha parzialmente riformato la decisione, stabilendo che per determinare il corretto compenso avvocato, il giudice deve esaminare tutti gli accordi scritti intercorsi tra le parti e non solo l’ultimo. Inoltre, ha chiarito che la maggiorazione del compenso per la difesa contro più parti deve essere valutata considerando la situazione iniziale della controversia.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Avvocato: La Cassazione Chiarisce Come Interpretare gli Accordi

La determinazione del compenso avvocato è spesso fonte di contenzioso, specialmente quando l’accordo tra legale e cliente è formalizzato in più documenti. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su come interpretare tali accordi e su quali elementi considerare per una corretta liquidazione. Il caso analizzato riguarda la richiesta di pagamento di un legale per un’articolata attività, sia stragiudiziale che giudiziale, svolta nell’ambito di una complessa vertenza successoria.

I Fatti del Caso: Una Complessa Vicenda Ereditaria

Un avvocato veniva incaricato da un cliente di assisterlo in una causa di successione contro i suoi fratelli per la reintegrazione della quota di legittima. L’incarico, conferito nel 2009, prevedeva inizialmente che il compenso fosse determinato secondo le tariffe professionali. Un secondo accordo, siglato nel 2012, specificava che i soli ‘onorari’ sarebbero stati applicati nella misura massima.

L’attività del legale si era sviluppata prima in una fase stragiudiziale di ricostruzione dell’asse ereditario, per poi sfociare in una causa civile che si concludeva con una transazione. A fronte di una richiesta di pagamento di oltre 200.000 euro, il cliente aveva versato unicamente un acconto di 10.000 euro.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale adito accoglieva solo parzialmente la domanda del legale. In particolare, rigettava la richiesta di compenso per tutta l’attività stragiudiziale e liquidava una somma di circa 29.000 euro per la sola fase giudiziale. Secondo il Tribunale, l’accordo del 2012 aveva superato quello precedente, escludendo il diritto del professionista a percepire i ‘diritti’ e limitando il compenso ai soli ‘onorari’.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il compenso avvocato

L’avvocato ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando quattro motivi di ricorso. La Suprema Corte ne ha accolti due, ritenuti decisivi per la risoluzione della controversia.

L’Interpretazione degli Accordi sul Compenso

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione dei contratti. La Cassazione ha censurato il Tribunale per aver considerato unicamente la scrittura del 2012, ignorando quella precedente del 2009. Secondo gli Ermellini, in presenza di più atti scritti che regolano lo stesso rapporto, il giudice ha l’obbligo, ai sensi degli artt. 1362 e 1363 del Codice Civile, di esaminarli tutti per ricostruire la reale e completa volontà delle parti.

L’accordo del 2012, che specificava l’applicazione degli onorari massimi, non annullava il precedente ma lo specificava. Pertanto, il Tribunale avrebbe dovuto valutare entrambi i documenti per stabilire se i ‘diritti’ fossero dovuti o meno, anziché escluderli a priori basandosi solo sull’ultima pattuizione.

La Maggiorazione per la Difesa contro più Parti

Un altro motivo accolto riguarda il mancato aumento del compenso avvocato previsto in caso di difesa contro una pluralità di parti. Il Tribunale aveva respinto tale richiesta, ma la sua motivazione è stata ritenuta insufficiente dalla Cassazione. La Corte ha sottolineato che la controversia era stata instaurata fin dall’origine nei confronti di più soggetti e, di conseguenza, il giudice di merito avrebbe dovuto valutare la richiesta di maggiorazione tenendo conto di questa circostanza oggettiva, motivando adeguatamente un eventuale diniego.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati in materia di interpretazione contrattuale e liquidazione dei compensi professionali. Il principio cardine è che, per comprendere la volontà delle parti, il giudice non può fermarsi al singolo atto, ma deve considerare il complesso delle pattuizioni intercorse. L’omessa valutazione di uno degli accordi costituisce un vizio di violazione di legge che giustifica la cassazione della sentenza. Analogamente, il potere discrezionale del giudice nella liquidazione degli onorari, inclusa la maggiorazione per la pluralità di parti, deve essere esercitato con una motivazione congrua e logica, che dia conto delle ragioni della decisione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato con rinvio la decisione del Tribunale di Milano. Il caso dovrà essere riesaminato da un’altra sezione dello stesso Tribunale, che dovrà attenersi ai principi espressi dalla Cassazione. In particolare, dovrà procedere a una valutazione congiunta di tutti gli accordi scritti per determinare l’intero compenso avvocato (onorari e diritti) e dovrà riesaminare la richiesta di maggiorazione del compenso, fornendo una motivazione adeguata. Questa ordinanza ribadisce l’importanza della chiarezza e completezza negli accordi tra professionisti e clienti per evitare future controversie.

Come deve comportarsi un giudice se esistono più accordi scritti sul compenso di un avvocato?
Il giudice ha l’obbligo di esaminare tutti gli accordi intercorsi tra le parti per ricostruire la loro volontà complessiva, senza limitarsi a considerare solo l’ultimo documento in ordine di tempo.

Quando è giustificato un aumento del compenso legale per la difesa contro più parti?
La maggiorazione del compenso è una facoltà del giudice quando la difesa è svolta nei confronti di più controparti. La valutazione deve considerare la situazione processuale fin dall’inizio della causa e l’eventuale diniego deve essere adeguatamente motivato.

Il compenso per l’attività stragiudiziale può essere richiesto con la stessa procedura semplificata prevista per quello giudiziale?
No. La Corte chiarisce che la procedura sommaria speciale (ex D.lgs. 150/2011) è riservata ai compensi per prestazioni giudiziali o per quelle stragiudiziali che sono ‘strettamente correlate’ alle prime. Se l’attività stragiudiziale ha carattere di autonomia, il compenso deve essere richiesto con le procedure ordinarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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