LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso ausiliario: no analogia con il commissario

Un professionista, nominato ausiliario del giudice in una procedura di accordo di ristrutturazione dei debiti, ha impugnato la decisione che riduceva il suo onorario. Sosteneva che il suo ruolo fosse analogo a quello di un commissario giudiziale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il compenso ausiliario deve essere calcolato secondo le norme per i consulenti tecnici (D.M. 30.05.2002) e non quelle, più vantaggiose, previste per i commissari nelle procedure concorsuali, data la diversità dell’incarico e dei compiti effettivamente svolti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Compenso Ausiliario negli Accordi di Ristrutturazione: No all’Equiparazione con il Commissario Giudiziale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha fornito un importante chiarimento sulla determinazione del compenso ausiliario nominato dal Tribunale nell’ambito di un accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis della Legge Fallimentare. La decisione stabilisce un netto confine tra la figura dell’ausiliario e quella del commissario giudiziale, con dirette conseguenze sui criteri di liquidazione degli onorari e sui mezzi di impugnazione del relativo decreto.

Il Contesto della Vicenda Giudiziaria

Il caso nasce dall’opposizione di una società al decreto con cui il Tribunale di Forlì aveva liquidato un cospicuo compenso a un professionista, nominato come proprio ausiliario per assisterlo nella valutazione di una proposta di accordo di ristrutturazione dei debiti. Il Tribunale, in sede di opposizione, aveva dato ragione alla società, rideterminando il compenso sulla base delle tariffe previste per i consulenti tecnici e non secondo i più generosi parametri applicabili ai commissari giudiziali nelle procedure concorsuali.

Il professionista ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il suo ruolo e le sue funzioni fossero sostanzialmente assimilabili a quelle di un commissario giudiziale e che, di conseguenza, avrebbero dovuto essere applicate le norme e le tariffe proprie di quella figura, inclusa la non impugnabilità del decreto di liquidazione se non con ricorso straordinario.

I Criteri per il Compenso Ausiliario e le Tesi del Ricorrente

Il ricorrente ha basato la sua difesa su tre motivi principali:
1. Erronea interpretazione della natura degli accordi di ristrutturazione, sostenendo che dovessero essere considerati a tutti gli effetti procedure concorsuali.
2. Violazione delle norme sulla liquidazione dei compensi (artt. 165 e 39 l. fall.), che, a suo dire, avrebbero dovuto trovare applicazione analogica, rendendo inammissibile l’opposizione al decreto.
3. Falsa applicazione dell’art. 68 c.p.c., poiché le sue prestazioni erano, a suo avviso, sovrapponibili a quelle di un commissario in un concordato preventivo, giustificando l’applicazione del D.M. 30/2012 (regolamento compensi curatori e commissari).

In sostanza, il professionista chiedeva un’equiparazione funzionale e, di conseguenza, economica e procedurale, tra la sua figura e quella del commissario giudiziale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo i motivi in parte inammissibili e in parte infondati. La ratio decidendi della Suprema Corte si fonda su una distinzione cruciale tra la disciplina specifica degli accordi di ristrutturazione e quella delle altre procedure concorsuali.

La Distinzione Fondamentale tra Ausiliario e Commissario

Il punto centrale della decisione è che la normativa sugli accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l. fall.) non prevede la nomina di un commissario giudiziale. La scelta del Tribunale di avvalersi di un esperto è avvenuta sulla base della norma generale del codice di procedura civile (art. 68 c.p.c.), che consente al giudice di farsi assistere da ausiliari per il compimento di atti specifici.

Questa nomina non trasforma l’ausiliario in un organo della procedura con funzioni di vigilanza e controllo proprie del commissario. Il Tribunale di merito, inoltre, aveva accertato in fatto che il professionista non aveva svolto compiti tipici del commissario, come la redazione dell’inventario o della relazione particolareggiata sulle cause del dissesto. Tale accertamento di fatto, non specificamente contestato dal ricorrente, è risultato decisivo.

Il Corretto Regime di Liquidazione e Impugnazione

Di conseguenza, se la nomina avviene ai sensi dell’art. 68 c.p.c., anche il regime di liquidazione delle spese e di impugnazione del decreto deve seguire le regole generali previste per gli ausiliari del giudice. La Corte ha quindi confermato che il riferimento normativo corretto per il calcolo del compenso era il D.M. 30.05.2002 (in materia di consulenza contabile) e non il D.M. 30/2012 (per i commissari). Allo stesso modo, lo strumento corretto per contestare la quantificazione del compenso era l’opposizione prevista dall’art. 170 del d.P.R. 115/2002, proprio come aveva fatto la società.

Le Conclusioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha concluso per il rigetto del ricorso, affermando un principio di diritto chiaro: il professionista nominato come ausiliario del giudice in un accordo di ristrutturazione ex art. 182-bis l. fall. non può essere assimilato, né funzionalmente né ai fini del compenso, al commissario giudiziale. L’incarico e i relativi onorari sono regolati dalle norme generali sulla consulenza tecnica d’ufficio.

Questa ordinanza consolida un’interpretazione rigorosa che distingue le varie figure professionali che operano nella crisi d’impresa, legando il loro trattamento economico e processuale alla specifica base normativa della loro nomina e ai compiti effettivamente svolti, piuttosto che a generiche analogie funzionali.

Come viene calcolato il compenso di un professionista nominato come ausiliario del giudice in un accordo di ristrutturazione dei debiti?
Il compenso viene calcolato sulla base delle norme generali previste per gli ausiliari del giudice e i consulenti tecnici (nello specifico, il D.M. 30.05.2002 per le materie contabili), e non secondo i parametri stabiliti per i commissari giudiziali nelle procedure concorsuali (D.M. 30/2012).

Il ruolo dell’ausiliario ex art. 68 c.p.c. in un accordo di ristrutturazione è equiparabile a quello del commissario giudiziale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non vi è equiparabilità, poiché la normativa sugli accordi di ristrutturazione non prevede la figura del commissario. L’ausiliario è nominato sulla base di una norma processuale generale per fornire un supporto tecnico al giudice, e non svolge i compiti di vigilanza e controllo tipici del commissario.

Qual è lo strumento corretto per contestare il decreto di liquidazione del compenso dell’ausiliario?
Lo strumento corretto è l’opposizione prevista dall’art. 170 del d.P.R. n. 115/2002, che consente di contestare l’ammontare liquidato. Non si applica il regime di quasi-inappellabilità previsto per i compensi del commissario giudiziale (art. 165 e 39 l. fall.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati