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Compensazione spese legali: vittoria piena anche con meno

Un cittadino ha citato in giudizio lo Stato per l’eccessiva durata di un procedimento fallimentare, ottenendo un indennizzo inferiore a quello richiesto. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23906/2024, ha stabilito che l’accoglimento della domanda, anche per un importo minore, costituisce una vittoria totale. Di conseguenza, la compensazione spese legali deve essere posta interamente a carico della parte soccombente, senza poter invocare la soccombenza reciproca.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese Legali: Vittoria Piena Anche con un Risarcimento Inferiore

Ottenere un risarcimento inferiore rispetto a quanto richiesto in una causa per equa riparazione non significa aver perso in parte. La vittoria è totale e, di conseguenza, la compensazione spese legali deve essere posta interamente a carico della parte soccombente. Questo è il principio cardine ribadito dalla Corte di Cassazione, Seconda Sezione Civile, con l’ordinanza n. 23906 del 5 settembre 2024, che chiarisce definitivamente la non applicabilità della soccombenza reciproca in tali contesti.

I Fatti del Caso: Una Lunga Attesa per la Giustizia

La vicenda trae origine da una richiesta di equa riparazione presentata da un cittadino per la violazione della durata ragionevole di una procedura fallimentare durata oltre vent’anni, dal 1996 al 2016. La Corte d’Appello, decidendo in sede di rinvio, aveva sì accolto la domanda, ma aveva riconosciuto un indennizzo inferiore a quello richiesto e, soprattutto, aveva compensato per metà le spese legali di tutti i gradi di giudizio.

La motivazione della Corte territoriale si basava su una presunta “soccombenza reciproca”, derivante dal divario tra la somma richiesta dal ricorrente e quella effettivamente liquidata. Insoddisfatto di questa decisione, il cittadino ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla liquidazione delle spese processuali.

La Questione Legale: Soccombenza Reciproca o Vittoria Totale?

Il nucleo della controversia ruotava attorno a una domanda fondamentale: l’accoglimento di una domanda di indennizzo per un importo inferiore a quello richiesto integra un’ipotesi di soccombenza reciproca che giustifica la compensazione delle spese legali?

Secondo il ricorrente, la risposta è negativa. La richiesta di una somma a titolo di danno non patrimoniale ha natura meramente orientativa. Il potere di quantificare il danno spetta al giudice, che opera una valutazione autonoma basata su criteri che sfuggono a una predeterminazione certa. Pertanto, l’accoglimento della domanda, anche se per una cifra minore, rappresenta una vittoria piena sul diritto all’indennizzo.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Principio sulla Compensazione Spese Legali

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni del ricorrente, cassando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno riaffermato un principio ormai consolidato: nei procedimenti di equa riparazione, la liquidazione dell’indennizzo in misura inferiore a quella richiesta non configura un accoglimento parziale della domanda.

La Corte ha spiegato che, nel precisare l’ammontare della somma, la parte non definisce in modo vincolante il petitum sotto il profilo quantitativo, ma si limita a sollecitare l’esercizio di un potere ufficioso di liquidazione da parte del giudice. In assenza di strumenti di predeterminazione anticipata del danno, spetta al magistrato individuare l’indennizzo dovuto in maniera autonoma. Di conseguenza, il riconoscimento del diritto all’indennizzo, a prescindere dall’importo, sancisce la vittoria totale del ricorrente e la soccombenza completa della controparte. Per questo motivo, non vi è spazio per la compensazione spese legali.

Inoltre, la Corte ha colto l’occasione per censurare anche la liquidazione dei compensi, che erano stati calcolati in misura inferiore ai minimi tariffari e senza riconoscere la fase istruttoria. È stato chiarito che il compenso per la fase di trattazione è unitario e comprende anche l’attività istruttoria, a prescindere dal suo concreto svolgimento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cittadini

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Rafforza la tutela di chi agisce in giudizio per ottenere un risarcimento per danni non patrimoniali, come quelli derivanti da eccessiva durata dei processi. I cittadini possono avere la certezza che, una volta accertato il loro diritto, non vedranno eroso il proprio risarcimento dalla condanna a pagare una parte delle spese legali solo perché il giudice ha liquidato una somma inferiore alle loro aspettative. La decisione conferma che la vittoria si misura sul riconoscimento del diritto, non sulla corrispondenza numerica tra richiesto e ottenuto, garantendo così una più piena ed effettiva giustizia.

Se ottengo un risarcimento inferiore a quello che ho chiesto in una causa per equa riparazione, devo pagare una parte delle spese legali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accoglimento della domanda, anche per un importo inferiore a quello richiesto, non configura una soccombenza reciproca. La parte soccombente deve pagare interamente le spese legali, in quanto la vittoria del richiedente è considerata totale.

Cosa significa che la richiesta di indennizzo non completa il ‘petitum’ quantitativo?
Significa che la cifra indicata nella domanda di risarcimento per un danno non patrimoniale (come quello da irragionevole durata del processo) è solo una sollecitazione al giudice. Non è un elemento vincolante della domanda. La vittoria si basa sul riconoscimento del diritto al risarcimento, non sulla corrispondenza esatta con la somma richiesta, poiché la quantificazione finale spetta al potere discrezionale del giudice.

Il compenso per la fase istruttoria va sempre riconosciuto all’avvocato, anche se non si sono svolte prove?
Sì. La Corte ha chiarito che il compenso legale per la fase di trattazione è unitario e comprende anche l’attività istruttoria. Pertanto, deve essere riconosciuto a prescindere dal concreto svolgimento di un’istruzione probatoria complessa, poiché la semplice trattazione del processo legittima il diritto a tale compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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