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Compensazione spese legali: quando è legittima?

Una società, cessionaria di un credito per danni, ha citato in giudizio un’altra impresa. Pur vincendo la causa, si è vista negare il rimborso delle spese processuali. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ritenendo legittima la compensazione spese legali basata sul rifiuto, da parte del creditore, di un’offerta stragiudiziale congrua prima del processo, configurando una violazione del dovere di cooperazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese Legali: Il Rifiuto dell’Offerta Stragiudiziale Può Costare Caro

Nel sistema giudiziario vige il principio secondo cui chi perde paga. Tuttavia, esistono eccezioni importanti, come la compensazione spese legali, che permette al giudice di decidere che ogni parte sostenga i propri costi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 32083/2024, chiarisce come il comportamento tenuto dalle parti prima ancora di iniziare la causa possa influenzare questa decisione, anche in caso di vittoria.

I Fatti del Caso

Una società specializzata nel settore automobilistico agiva in giudizio contro un’azienda di servizi ambientali. La prima, in qualità di cessionaria del credito, richiedeva il risarcimento per i danni subiti da un veicolo a causa di un macchinario tagliaerba utilizzato dalla seconda.

Prima di avviare la causa, l’azienda di servizi ambientali aveva formulato un’offerta di risarcimento. Tale offerta, pur essendo stata rifiutata dalla società danneggiata, si rivelò essere di importo quasi identico a quello che il Giudice di Pace liquidò successivamente con la sentenza. Proprio a causa di questo rifiuto, il giudice di primo grado, pur accogliendo la domanda di risarcimento, decise per la compensazione integrale delle spese legali.

Le Decisioni di Merito e il Principio della Compensazione Spese Legali

La società creditrice, insoddisfatta della decisione sulle spese, proponeva appello. Sosteneva di essere risultata pienamente vittoriosa e che, pertanto, la controparte avrebbe dovuto essere condannata al pagamento integrale delle spese. Il Tribunale, tuttavia, respinse l’appello. I giudici di secondo grado confermarono la decisione del Giudice di Pace, sottolineando che la parte attrice avrebbe avuto l’onere di collaborare per una definizione bonaria della controversia, accettando un’offerta che si era dimostrata pienamente satisfattiva.

Secondo i giudici di merito, il rifiuto ingiustificato di una proposta transattiva adeguata costituisce una ragione valida per derogare alla regola generale della soccombenza e applicare la compensazione spese legali ai sensi dell’art. 92 del codice di procedura civile.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione

La vicenda è approdata in Cassazione. La società ricorrente ha lamentato la violazione degli articoli 91 e 92 c.p.c., sostenendo che la compensazione delle spese è consentita solo in casi tassativi, come la soccombenza reciproca, l’assoluta novità della questione o un mutamento della giurisprudenza, condizioni non presenti nel caso di specie.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno chiarito che il loro sindacato sulla decisione di compensare le spese è limitato. La Corte non può entrare nel merito della scelta del giudice, ma solo verificare due aspetti: che la motivazione fornita sia astrattamente idonea a giustificare la decisione e che le spese non siano state poste a carico della parte totalmente vittoriosa. Nel caso esaminato, il giudice di merito aveva fornito una motivazione sufficiente: il comportamento pre-processuale della parte vincitrice, che aveva agito ‘precipitosamente in giudizio senza una corretta cooperazione nello stragiudiziale’, costituiva una ‘giusta ragione’ per la compensazione. La valutazione sull’opportunità di compensare le spese rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e, se adeguatamente motivata, non è censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la vittoria in una causa non garantisce automaticamente il rimborso delle spese legali. Il comportamento delle parti, anche nella fase che precede il giudizio, ha un peso determinante. Rifiutare un’offerta di accordo ragionevole e congrua può essere interpretato dal giudice come una condotta contraria al dovere di lealtà e cooperazione processuale. Di conseguenza, anche ottenendo una sentenza favorevole, si corre il rischio concreto di dover sostenere i costi del proprio avvocato. Questa decisione incentiva la risoluzione stragiudiziale delle controversie, premiando le parti che si adoperano per trovare un accordo ed evitando l’inutile aggravio del sistema giudiziario.

Il giudice può compensare le spese legali anche se una parte vince la causa?
Sì, il giudice può disporre la compensazione delle spese legali anche in caso di vittoria di una parte. Nel caso specifico, la decisione è stata giustificata dal fatto che la parte vincitrice aveva rifiutato un’offerta di risarcimento stragiudiziale di importo quasi identico alla somma poi liquidata in sentenza, dimostrando una scarsa volontà di cooperazione per risolvere la controversia prima del giudizio.

Quali sono i limiti al potere del giudice di compensare le spese?
Il potere del giudice di compensare le spese è discrezionale, ma la sua decisione può essere controllata dalla Corte di Cassazione solo per verificare che la motivazione sia logicamente e giuridicamente adeguata e che le spese non siano state poste a carico della parte interamente vittoriosa. La Corte non può riesaminare l’opportunità della scelta nel merito.

Rifiutare un’offerta di accordo prima del processo ha conseguenze sulle spese legali?
Sì. Come dimostra questa ordinanza, rifiutare un’offerta stragiudiziale congrua può essere considerato dal giudice una ragione sufficiente per disporre la compensazione delle spese legali. Anche in caso di vittoria, la parte che ha rifiutato l’accordo potrebbe essere costretta a pagare le proprie spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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