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Compensazione spese legali: quando è lecita?

Una società di costruzioni, citata in giudizio per gravi difetti a un viadotto, viene assolta in quanto i danni sono risultati causati da un evento sismico imprevedibile. Il cuore della controversia, giunta fino alla Corte di Cassazione, riguarda la legittimità della compensazione spese legali tra le parti. La Corte ha stabilito che l’eccezionale complessità dei fatti, che ha reso necessario un’articolata indagine peritale per determinare la causa del danno, costituisce una di quelle ‘gravi ed eccezionali ragioni’ che giustificano la deroga al principio della soccombenza, secondo cui chi perde paga.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese Legali: La Complessità dei Fatti Giustifica la Deroga alla Regola della Soccombenza?

Nel processo civile vige una regola aurea: chi perde, paga. Questo principio, noto come soccombenza, impone alla parte le cui domande vengono respinte di rimborsare le spese legali alla parte vittoriosa. Esistono però delle eccezioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, chiarendo quando la compensazione spese legali sia una via percorribile. La vicenda, nata da una disputa sulla stabilità di un viadotto, dimostra come l’eccezionale complessità dei fatti possa costituire una di quelle “gravi ed eccezionali ragioni” che permettono al giudice di deviare dalla regola generale.

I Fatti di Causa: Un Viadotto, un Terremoto e una Lunga Battaglia Legale

La vicenda ha origine da un contratto di appalto per la costruzione di una strada a scorrimento veloce. Anni dopo la conclusione dei lavori, l’ente committente citava in giudizio la società costruttrice, lamentando gravi difetti e la rovina di un viadotto, manifestatisi a seguito di un evento sismico. L’ente chiedeva un cospicuo risarcimento per i costi di ripristino dell’opera.

Il tribunale di primo grado, avvalendosi di una complessa Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), rigettava la domanda. Secondo il giudice, il dissesto del viadotto non era attribuibile a difetti di costruzione, ma a un fattore esterno e imprevedibile: il terremoto del 2012. Tale evento sismico aveva causato un innalzamento della falda acquifera e la conseguente liquefazione del terreno sotto i piloni, provocandone il cedimento. Il tribunale, pur dando ragione alla società costruttrice, decideva di compensare le spese di giudizio a causa dell'”oggettiva incertezza della interpretazione giurisprudenziale” in materia.

Il Giudizio d’Appello e il Tema della compensazione spese legali

L’ente committente impugnava la sentenza. La Corte d’Appello confermava la decisione di merito, ribadendo che la causa del danno era l’evento sismico, un fattore non imputabile all’impresa. Tuttavia, modificava la motivazione relativa alla compensazione delle spese. Secondo i giudici di secondo grado, la compensazione non era giustificata da un’incertezza del diritto, ma dalla “complessità delle indagini peritali” e, quindi, da una complessità “in fatto” della lite. Questa difficoltà oggettiva nell’accertare la causa del dissesto integrava, a loro avviso, le “gravi ed eccezionali ragioni” richieste dalla legge. Anche le spese del giudizio d’appello venivano compensate per “soccombenza reciproca”, dato che l’appello principale dell’ente era stato respinto e l’appello incidentale della società (sulla motivazione delle spese) era stato di fatto accolto con la modifica della motivazione stessa.

Le Motivazioni della Cassazione

La società costruttrice, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la sola complessità fattuale non potesse giustificare la compensazione delle spese legali. La Suprema Corte, però, ha rigettato il ricorso, offrendo un’importante chiave di lettura dell’art. 92 del codice di procedura civile.

I giudici hanno ripercorso l’evoluzione normativa della materia, ricordando come, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 77 del 2018, la possibilità di compensare le spese per “gravi ed eccezionali ragioni” sia stata reintrodotta in termini più ampi. Queste ragioni non si limitano alla novità della questione legale o a un cambio di giurisprudenza, ma possono estendersi a “situazioni di assoluta incertezza, in diritto o in fatto, della lite”.

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il giudizio della Corte d’Appello fosse corretto. La necessità di una CTU estremamente complessa per distinguere le cause del cedimento del viadotto (tra vizio costruttivo ed evento naturale) rappresentava una perfetta incarnazione di quella “assoluta incertezza in fatto”. L’esito del giudizio era imprevedibile non per ambiguità della legge, ma per la difficoltà intrinseca di provare la dinamica degli eventi. Pertanto, la decisione di compensare le spese era fondata su una motivazione logica e giuridicamente valida, immune da censure di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: il potere del giudice di disporre la compensazione delle spese legali non è arbitrario, ma deve ancorarsi a ragioni specifiche e verificabili. La pronuncia chiarisce che tra queste ragioni rientra a pieno titolo l’eccezionale complessità fattuale di una controversia. Quando l’accertamento della verità richiede indagini tecniche invasive e dall’esito incerto, è equo che il rischio economico del processo non gravi interamente sulla parte che, pur avendo ragione, ha promosso o resistito in un giudizio dall’esito oggettivamente imprevedibile. Questa interpretazione garantisce maggiore equità processuale nei casi in cui la vittoria o la sconfitta dipendono più dalle complesse risultanze di una perizia che da una chiara applicazione della legge.

Quando un giudice può decidere per la compensazione delle spese legali?
Un giudice può compensare le spese legali, ossia decidere che ogni parte paghi le proprie, quando sussistono ‘gravi ed eccezionali ragioni’. Secondo la Corte, queste includono non solo la novità della questione giuridica o i mutamenti di giurisprudenza, ma anche situazioni di ‘assoluta incertezza’ sui fatti della causa che rendono l’esito del giudizio imprevedibile.

La complessità di una perizia tecnica (CTU) è una ragione sufficiente per compensare le spese?
Sì. La Corte ha stabilito che quando la controversia presenta profili di fatto di eccezionale difficoltà, la cui soluzione richiede indagini peritali complesse, si configura un’ipotesi di incertezza fattuale che può legittimamente integrare le ‘gravi ed eccezionali ragioni’ per la compensazione delle spese.

Cosa si intende per ‘soccombenza reciproca’ in appello?
Si ha soccombenza reciproca quando le domande di entrambe le parti vengono parzialmente accolte e parzialmente respinte. Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha ritenuto che il rigetto dell’appello principale e l’accoglimento, seppure solo nella motivazione, dell’appello incidentale sulle spese, integrasse una soccombenza reciproca tale da giustificare la compensazione delle spese anche per il secondo grado di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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