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Compensazione spese legali: quando è illegittima?

Una società ha impugnato la decisione di un Tribunale che, pur accogliendo pienamente la sua domanda di annullamento di un’intimazione di pagamento per contributi prescritti, aveva disposto la compensazione delle spese legali. La Corte di Appello ha riformato la sentenza, stabilendo che in caso di accoglimento totale della domanda e in assenza di ‘gravi ed eccezionali ragioni’, la compensazione spese legali è illegittima e la parte soccombente deve essere condannata al pagamento.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione spese legali: illegittima se la vittoria è totale

La vittoria in un processo dovrebbe comportare il rimborso delle spese legali sostenute, ma non è sempre così. A volte, i giudici dispongono la compensazione spese legali, lasciando a ciascuna parte il proprio carico economico. Una recente sentenza della Corte di Appello di Salerno chiarisce i limiti di questa pratica, affermando un principio fondamentale: chi vince su tutta la linea ha diritto al rimborso, salvo casi eccezionali.

I Fatti del Caso

Una società si opponeva a un’intimazione di pagamento per contributi previdenziali, sostenendo che il credito fosse ormai prescritto. Il Tribunale di primo grado le dava pienamente ragione, annullando l’atto e accertando la non debenza delle somme richieste. Tuttavia, con una decisione inaspettata, il giudice compensava integralmente le spese di lite tra le parti, motivando la scelta con la “controvertibilità delle questioni esaminate”. In pratica, pur avendo vinto la causa, la società si trovava a dover pagare il proprio avvocato senza alcun rimborso dalla controparte.

L’Appello e la Questione sulla Compensazione Spese Legali

La società ha impugnato la sentenza non nel merito (dove aveva già vinto), ma esclusivamente sulla statuizione relativa alle spese. L’appellante ha sostenuto che, a fronte di un accoglimento totale della propria domanda, il giudice avrebbe dovuto applicare il principio generale della soccombenza (art. 91 c.p.c.), secondo cui “chi perde, paga”. La compensazione spese legali, prevista dall’art. 92 c.p.c., rappresenta un’eccezione che può essere giustificata solo da “gravi ed eccezionali ragioni”, che nel caso specifico, secondo la difesa, non sussistevano.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte di Appello di Salerno ha accolto il ricorso, riformando la decisione di primo grado. I giudici hanno chiarito che il potere del giudice di compensare le spese è discrezionale ma non arbitrario, e deve essere ancorato a presupposti normativi specifici.

La Corte ha osservato che la giustificazione del primo giudice – la “controvertibilità della questione” – non era valida. Infatti, il principio della prescrizione quinquennale per i crediti previdenziali era stato già definitivamente risolto da una celebre sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 2016. La questione, quindi, non era affatto controversa al momento dell’instaurazione del giudizio, ma, al contrario, pacifica e consolidata.

Di conseguenza, in assenza di una soccombenza reciproca, di una novità assoluta della questione o di altre “gravi ed eccezionali ragioni” concretamente motivate, il Tribunale non avrebbe dovuto disporre la compensazione. L’accoglimento integrale della domanda imponeva la condanna della parte soccombente al pagamento delle spese.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio di equità e certezza del diritto: la vittoria piena in giudizio deve tradursi, di norma, nel pieno ristoro delle spese processuali sostenute. La compensazione spese legali non può essere utilizzata come una formula generica per eludere l’applicazione della regola della soccombenza, specialmente quando le questioni legali alla base della controversia sono già state chiarite dalla giurisprudenza di legittimità. Questa decisione rappresenta un importante monito per i litiganti: vincere una causa significa anche avere il diritto di recuperare i costi sostenuti per far valere le proprie ragioni.

Quando un giudice può decidere per la compensazione delle spese legali?
Un giudice può compensare le spese legali solo in casi eccezionali e specificamente motivati, come la soccombenza reciproca, l’assoluta novità della questione trattata o la presenza di altre ‘gravi ed eccezionali ragioni’. Non può farlo basandosi su motivazioni generiche.

Se vinco una causa su tutti i fronti, ho sempre diritto al rimborso delle spese legali?
Sì, secondo questa sentenza, l’accoglimento totale della domanda comporta di regola il diritto al rimborso delle spese legali. La parte soccombente deve essere condannata a pagarle, a meno che non ricorrano le circostanze eccezionali previste dalla legge per la compensazione.

La ‘controvertibilità’ di una questione legale è una ragione valida per compensare le spese?
No, non se la questione è già stata risolta da orientamenti giurisprudenziali consolidati, come una pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione. In tal caso, la questione non può più essere considerata ‘controvertibile’ al punto da giustificare una deroga al principio della soccombenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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