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Compensazione spese di lite: la Cassazione chiarisce

Una società ha impugnato una sentenza relativa alla parziale compensazione spese di lite, sostenendo che la notevole riduzione della pretesa del lavoratore costituisse una soccombenza reciproca. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che l’accoglimento quantitativamente ridotto di un’unica domanda non configura soccombenza reciproca, ma una vittoria della parte attrice. La decisione si fonda su un recente intervento delle Sezioni Unite, che distingue nettamente questa ipotesi dalla vera soccombenza reciproca, che si verifica solo in presenza di domande contrapposte.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese di Lite: Quando il Vincitore Paga? La Cassazione Fa Chiarezza

Nel mondo dei contenziosi legali, una delle domande più frequenti è: chi paga le spese alla fine del processo? Il principio generale è quello della soccombenza: chi perde, paga. Ma cosa succede quando una richiesta viene accolta solo in parte? Si può parlare di vittoria parziale e quindi di una compensazione spese di lite? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene proprio su questo punto, offrendo un chiarimento fondamentale basato su un importante precedente delle Sezioni Unite.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da una controversia di lavoro. Un dipendente aveva citato in giudizio la propria azienda per ottenere il pagamento di differenze retributive. Il Tribunale, dopo una prima sentenza non definitiva, aveva condannato la società a versare una somma cospicua al lavoratore, sebbene inferiore a quella originariamente richiesta. Proprio in virtù di questo accoglimento parziale, il giudice di primo grado aveva deciso di compensare parzialmente le spese di lite, ponendo la restante parte a carico della società.

L’azienda, non soddisfatta, ha impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello, la quale ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, inclusa la gestione delle spese. Ritenendo errata tale valutazione, la società ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la drastica riduzione della pretesa del lavoratore (pari a circa il 60%) avrebbe dovuto portare a una diversa regolamentazione delle spese, fondata sul principio della soccombenza reciproca.

La questione giuridica e la compensazione spese di lite

Il cuore del ricorso verteva su un concetto specifico: la soccombenza reciproca. Secondo la società ricorrente, il fatto che il lavoratore avesse ottenuto molto meno di quanto richiesto la rendeva, di fatto, parzialmente vincitrice. Questo, a suo avviso, avrebbe dovuto giustificare una compensazione spese di lite più favorevole, se non addirittura totale.

La domanda posta alla Suprema Corte era quindi la seguente: l’accoglimento di una domanda per un importo significativamente inferiore a quello richiesto configura un’ipotesi di soccombenza reciproca, tale da giustificare una diversa ripartizione delle spese processuali?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo infondato, rigettando il ricorso della società. La decisione si poggia su un principio consolidato da un recente e autorevole intervento delle Sezioni Unite (sentenza n. 32062/2022).

I giudici hanno chiarito una distinzione fondamentale:
1. Accoglimento quantitativo ridotto di un’unica domanda: In questo caso, come quello in esame, la parte che ha promosso la causa risulta pienamente vittoriosa, anche se ottiene una somma inferiore a quella domandata. Non si può parlare di soccombenza reciproca. La parte convenuta, condannata al pagamento, è l’unica soccombente (‘soccombenza tout court’).
2. Soccombenza reciproca: Questa si verifica solo in presenza di una pluralità di domande contrapposte, formulate dalle parti nello stesso processo, e il giudice ne accoglie alcune e ne respinge altre. Solo in questo scenario entrambe le parti sono contemporaneamente vincitrici e perdenti.

Di conseguenza, la pretesa della società di veder applicato il principio della soccombenza reciproca era destituita di fondamento normativo. L’accoglimento solo parziale della richiesta economica del lavoratore non trasformava la società in una parte ‘parzialmente vittoriosa’. Il giudice di merito, pur avendo la facoltà di compensare parzialmente le spese (come ha fatto), non poteva farlo sulla base di una presunta soccombenza reciproca, ma solo in presenza di altri presupposti di legge.

Le Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chiunque intraprenda un’azione legale. Vincere una causa, anche per un importo inferiore alle proprie aspettative, significa essere la parte vittoriosa. La controparte è e rimane la parte soccombente, tenuta come regola generale al pagamento integrale delle spese di lite. La possibilità per il giudice di disporre una compensazione spese di lite è una facoltà discrezionale da esercitare sulla base di specifiche ragioni (es. complessità della questione, comportamento processuale delle parti), ma non deriva automaticamente dal semplice fatto che la domanda sia stata ridimensionata nel suo ammontare. Questa chiarezza è essenziale per valutare correttamente i rischi e i costi di un contenzioso.

Se la mia richiesta di risarcimento viene accolta solo in parte, si verifica una soccombenza reciproca?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accoglimento in misura ridotta di una domanda articolata in un unico capo non configura una soccombenza reciproca, ma una vittoria piena della parte che ha agito, sebbene per un importo inferiore a quello richiesto.

In caso di accoglimento parziale della domanda, il giudice può compensare le spese di lite?
Sì, il giudice può decidere per la compensazione parziale o totale delle spese di lite, ma non perché vi sia una soccombenza reciproca. La compensazione può essere giustificata da altri presupposti previsti dalla legge (art. 92, comma 2, c.p.c.), ma non si basa sul fatto che la domanda è stata accolta solo parzialmente.

Cosa significa soccombenza ‘tout court’?
Significa essere la parte integralmente perdente nel giudizio. Nel caso esaminato, la società è stata considerata soccombente ‘tout court’ (cioè, semplicemente soccombente) perché la domanda del lavoratore è stata accolta, anche se per un importo inferiore a quello inizialmente richiesto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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