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Compensazione quota socio: quando è legittima?

Un ex socio di una s.r.l. ha richiesto la liquidazione della sua quota, ma la società ha opposto un proprio credito in compensazione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ex socio, confermando la legittimità della compensazione della quota socio. La Corte ha stabilito che il momento rilevante per la prescrizione è quello in cui la società esercita il suo diritto di compensazione, ovvero durante la liquidazione della quota, rendendo irrilevante l’anteriorità dei singoli debiti.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione quota socio: La Cassazione definisce i limiti

Quando un socio decide di lasciare una società, ha diritto alla liquidazione della sua quota. Ma cosa succede se la società vanta a sua volta dei crediti nei confronti del socio uscente? La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla legittimità della compensazione quota socio, specialmente riguardo alla prescrizione dei crediti opposti dalla società. Nell’analisi che segue, esamineremo come la Suprema Corte ha bilanciato i diritti dell’ex socio con le pretese creditorie della società, fornendo un importante principio di diritto.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di un ex socio, receduto da una società a seguito della sua trasformazione, di ottenere il pagamento del saldo della sua quota di liquidazione. A tal fine, otteneva un decreto ingiuntivo per circa 1.300 euro.

La società si opponeva al decreto, sostenendo di vantare un controcredito di importo superiore nei confronti del socio. Questo credito, secondo la società, era stato legittimamente portato in compensazione già nel 2009, al momento della liquidazione della quota, azzerando di fatto il diritto del socio al pagamento. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale in sede di appello davano ragione alla società, revocando il decreto ingiuntivo.

L’ex socio, non soddisfatto, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza di appello, tra cui la violazione di legge in materia di prescrizione e una motivazione ritenuta meramente apparente.

La questione della compensazione quota socio e la prescrizione

Il fulcro del ricorso dell’ex socio era l’eccezione di prescrizione. Egli sosteneva che il credito vantato dalla società, utilizzato per la compensazione quota socio, fosse composto da somme risalenti a un periodo compreso tra il 1998 e il 2008. Pertanto, al momento della compensazione (2009), una parte significativa di tale credito sarebbe stata già prescritta secondo il termine quinquennale previsto per i rapporti societari.

I giudici di merito, tuttavia, avevano respinto questa tesi. Secondo la loro ricostruzione, il diritto di credito della società era stato concretamente esercitato nel 2009, proprio in occasione della liquidazione della quota. In quel momento, la società aveva messo a confronto la sua posizione debitoria (la quota da liquidare) con quella creditoria (le somme dovutele dal socio), operando la compensazione. Questo atto aveva interrotto qualsiasi decorso della prescrizione, rendendo irrilevante la data di origine dei singoli esborsi che componevano il controcredito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo in toto e confermando la decisione del Tribunale. Le motivazioni della Corte sono state chiare e hanno toccato tutti i punti sollevati dal ricorrente.

In primo luogo, riguardo alla presunta prescrizione, la Cassazione ha validato il ragionamento dei giudici di merito. Ha affermato che il motivo di ricorso era inammissibile perché tendeva a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La ratio decidendi della sentenza impugnata, infatti, non era la data di origine dei singoli debiti, ma la circostanza che la società avesse esercitato il suo diritto di credito nel 2009, compensandolo con il credito del socio derivante dalla liquidazione della quota. Questo momento è stato ritenuto l’unico rilevante ai fini della valutazione della prescrizione.

In secondo luogo, la Corte ha respinto le censure relative alla motivazione apparente. I giudici di legittimità hanno ritenuto la motivazione della sentenza d’appello “del tutto intellegibile e ben al di sopra del minimo costituzionale”. Il Tribunale aveva chiaramente spiegato le fonti di prova da cui aveva desunto l’esistenza e la liquidità del controcredito della società (assegni, ritenute d’acconto, scritture contabili), rendendo il suo percorso logico-giuridico pienamente comprensibile.

Infine, la Corte ha giudicato irrilevanti anche le questioni sollevate riguardo alla successione ereditaria attraverso cui il socio era entrato in possesso della quota. La controversia, ha sottolineato la Corte, verteva su rapporti di puro diritto societario legati alla liquidazione della quota, e non sulla validità o tipologia della delazione ereditaria. Il credito opposto in compensazione era un controcredito societario, derivante dalla contabilità e opponibile al socio in quanto titolare della quota al momento del recesso.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di compensazione quota socio: il momento in cui la società esercita il proprio diritto di opporre in compensazione un controcredito è cruciale per determinare l’interruzione della prescrizione. La pretesa creditoria della società, se derivante dalla gestione del rapporto sociale, può legittimamente ridurre o azzerare il valore della quota da liquidare al socio uscente, a condizione che sia provata e venga fatta valere nel contesto della liquidazione stessa. La decisione conferma inoltre la netta separazione tra il giudizio di merito, dove si valutano le prove e si ricostruiscono i fatti, e il giudizio di legittimità, che si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

Quando una società può opporre in compensazione un proprio credito al socio che recede?
La società può opporre in compensazione un proprio credito al momento della liquidazione della quota del socio receduto. Come chiarito dalla Corte, il credito della società, derivante da esborsi patrimoniali effettuati a favore del socio, può essere utilizzato per ridurre o estinguere il debito della società relativo alla quota da liquidare.

Il credito della società verso il socio si prescrive se le somme risalgono a molti anni prima del recesso?
Secondo la sentenza, la data di origine delle singole somme che compongono il credito della società è irrilevante se la società esercita il suo diritto di compensazione al momento del recesso e della liquidazione della quota. Tale esercizio interrompe il decorso della prescrizione, rendendo il controcredito pienamente opponibile.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove per verificare se un credito esiste davvero?
No, la Corte di Cassazione non può procedere a una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio. Il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, che verifica la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione, ma non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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