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Commissione massimo scoperto: quando è legittima?

Una società ha citato in giudizio il proprio istituto di credito sostenendo l’applicazione di usura, anatocismo e l’illegittimità della commissione massimo scoperto (CMS). I tribunali di primo e secondo grado hanno respinto le richieste. La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze precedenti, stabilendo la validità della clausola CMS in quanto sufficientemente determinata nel contratto. Ha inoltre ribadito il principio secondo cui, per i contratti antecedenti al 2010, la verifica dell’usura richiede una comparazione separata tra tasso di interesse e tasso soglia, e tra CMS e soglia CMS. Il ricorso è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Commissione massimo scoperto: la Cassazione ne conferma la legittimità

L’ordinanza in esame offre importanti chiarimenti sulla validità della commissione massimo scoperto (CMS) e sui criteri per la verifica dell’usura nei contratti di conto corrente. La Suprema Corte, nel respingere il ricorso di una società correntista, consolida principi giurisprudenziali fondamentali per il contenzioso bancario, specialmente per i rapporti sorti prima del 2010. Questo caso analizza la corretta applicazione delle norme su usura, anatocismo e trasparenza delle condizioni contrattuali.

I Fatti del Contenzioso

Una società a responsabilità limitata aveva avviato una causa contro il proprio istituto di credito, lamentando l’applicazione di interessi usurari, la violazione del divieto di anatocismo e l’addebito di spese e commissioni non dovute sul proprio conto corrente. La società chiedeva l’accertamento di tali illegittimità e la restituzione di una somma considerevole.

Tanto il Tribunale in primo grado quanto la Corte d’Appello avevano respinto le domande della società. I giudici di merito avevano ritenuto che:
1. La clausola relativa alla commissione massimo scoperto avesse una valida giustificazione causale, remunerando la banca per la messa a disposizione dei fondi, e fosse sufficientemente determinata nel contratto.
2. Non vi fosse superamento dei tassi soglia di usura, basandosi sulle conclusioni della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).
3. La capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo) fosse legittima perché rispettava il requisito di reciprocità previsto dalla delibera CICR.
4. Le contestazioni sulla presunta mancanza di chiarezza delle condizioni economiche e sulle loro modifiche unilaterali fossero generiche e infondate.

Insoddisfatta, la società ha proposto ricorso per cassazione, articolando cinque motivi di contestazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile o infondato in ogni sua parte, confermando integralmente la sentenza della Corte d’Appello. Vediamo i punti salienti.

Analisi del Primo Motivo: Validità della Commissione Massimo Scoperto

La società ricorrente contestava la nullità della clausola sulla CMS per assenza di causa e per indeterminatezza, sostenendo che il contratto non specificasse i criteri per calcolarne la base imponibile. La Cassazione ha respinto questa doglianza, affermando che la CMS trova la sua giustificazione nel compensare l’intermediario per l’onere di fronteggiare rapide espansioni nell’utilizzo dello scoperto di conto. Ha inoltre ritenuto il motivo inammissibile nella parte in cui criticava la determinabilità della clausola, poiché la Corte d’Appello aveva accertato, con una valutazione di fatto non sindacabile in sede di legittimità, che il contratto individuava chiaramente sia la percentuale sia la base di calcolo (il massimo scoperto di conto e la periodicità dell’addebito).

La Questione dell’Usura e la Commissione Massimo Scoperto

Il secondo motivo di ricorso verteva sulla presunta errata esclusione dell’usura oggettiva. La società sosteneva che la CMS dovesse essere inclusa nel calcolo del Tasso Effettivo Globale (TEG) da confrontare con il tasso soglia. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile, richiamando il consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. 16303/2018). Per i rapporti antecedenti al 1° gennaio 2010, la verifica dell’usura presunta deve avvenire tramite una separata comparazione: il TEG degli interessi va confrontato con il tasso soglia, mentre la CMS applicata va confrontata con la ‘CMS soglia’ rilevata dai decreti ministeriali. Il ricorso della società è stato ritenuto generico perché non dimostrava, con argomentazioni specifiche, come tale principio fosse stato violato nel caso concreto.

Reiezione delle Doglianze su Usura Soggettiva e Anatocismo

La Corte ha giudicato inammissibili anche i motivi relativi all’usura soggettiva e all’anatocismo. Sull’usura soggettiva, la ricorrente non aveva fornito in appello la prova né del proprio stato di difficoltà economica né dell’approfittamento da parte della banca. Le argomentazioni proposte in Cassazione sono state considerate un tentativo di riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.
Sull’anatocismo, la Cassazione ha ribadito che la liceità della capitalizzazione trimestrale, basata sulla reciprocità delle condizioni, non viene meno se il tasso pattuito per i saldi debitori è diverso da quello per i saldi creditori, come stabilito da una recente giurisprudenza (Cass. 11014/24).

Le Motivazioni della Corte

Il nucleo motivazionale della decisione risiede nella distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o l’interpretazione del contratto operata dai giudici dei gradi precedenti, a meno che non siano violate specifiche norme di legge o vi sia un vizio motivazionale grave e palese. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi di diritto consolidati in materia di commissione massimo scoperto e usura, e aveva motivato la sua decisione in modo logico e coerente sulla base delle prove acquisite, inclusa la CTU. I motivi di ricorso, al contrario, sono stati giudicati o come tentativi di ottenere una nuova valutazione dei fatti, o come censure generiche che non si confrontavano specificamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata. La Corte ha sottolineato come, per essere ammissibile, un ricorso debba essere specifico e indicare con precisione l’errore di diritto commesso dal giudice precedente, non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma la solidità dei principi stabiliti dalle Sezioni Unite nel 2018 riguardo alla verifica dell’usura per i contratti più datati. La commissione massimo scoperto, per i rapporti anteriori al 2010, deve essere valutata separatamente dagli interessi ai fini del superamento delle soglie legali. La decisione ribadisce inoltre che la validità e la determinabilità delle clausole contrattuali sono accertamenti di fatto riservati al giudice di merito, il cui operato è difficilmente censurabile in Cassazione se adeguatamente motivato. Per i correntisti, ciò significa che le contestazioni contro le banche devono essere fondate su prove solide e argomentazioni giuridiche specifiche, in grado di dimostrare l’effettiva violazione dei principi di legge, piuttosto che basarsi su contestazioni generiche o su una diversa interpretazione dei fatti.

La Commissione di Massimo Scoperto (CMS) è sempre legittima in un contratto di conto corrente?
Sì, secondo la Corte è legittima se la relativa clausola contrattuale è valida e sufficientemente determinata. La sua causa consiste nel remunerare la banca per l’onere di tenere costantemente a disposizione del cliente una somma di denaro. La clausola deve specificare chiaramente la percentuale, la base di calcolo e la periodicità dell’addebito.

Come si calcola l’usura per i contratti stipulati prima del 1° gennaio 2010 che includono la CMS?
La verifica deve avvenire tramite una doppia e separata comparazione. Il Tasso Effettivo Globale (TEG) degli interessi va confrontato con il ‘tasso soglia’ per gli interessi, mentre la Commissione di Massimo Scoperto (CMS) applicata va confrontata con la specifica ‘CMS soglia’ indicata nei decreti ministeriali dell’epoca. Non si deve sommare la CMS al TEG per un confronto unico.

L’applicazione di tassi diversi per interessi debitori e creditori rende illegittima la capitalizzazione trimestrale (anatocismo)?
No. Secondo la sentenza, il requisito della reciprocità, necessario per la liceità della capitalizzazione trimestrale degli interessi dopo la delibera CICR del 2000, non viene meno solo perché il tasso pattuito per i saldi debitori è diverso da quello previsto per i saldi creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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