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Commercio itinerante: autorizzazione valida in Italia

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’autorizzazione per il commercio itinerante è valida su tutto il territorio nazionale, non solo nella regione di rilascio. La sentenza ha annullato una sanzione amministrativa emessa da un Comune nei confronti di un venditore ambulante che operava al di fuori della regione in cui aveva ottenuto la licenza. La decisione si fonda sui principi europei di liberalizzazione e libera prestazione dei servizi, affermando che non esistono motivi imperativi di interesse generale per limitare territorialmente questa specifica attività commerciale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Commercio Itinerante: Licenza Valida in Tutta Italia, lo Conferma la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto cruciale per migliaia di operatori: la validità territoriale dell’autorizzazione per il commercio itinerante. Con la sentenza n. 26714/2025, i giudici hanno stabilito che tale licenza abilita all’esercizio dell’attività su tutto il territorio nazionale, e non solo nella regione che l’ha rilasciata. Una decisione che rafforza i principi di liberalizzazione del mercato e di libera concorrenza.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa inflitta da un Comune a un commerciante ambulante. L’operatore era stato multato per aver esercitato la sua attività di vendita in una città del Lazio, pur essendo in possesso di un’autorizzazione rilasciata da un Comune della Campania. Secondo l’amministrazione comunale, tale licenza non lo abilitava a operare al di fuori dei confini regionali campani.

Il commerciante aveva impugnato la sanzione, ma sia il Giudice di Pace che il Tribunale avevano confermato la legittimità della multa, seppur riducendone l’importo. Secondo i giudici di merito, la normativa di settore (d.lgs. 114/1998) consentiva l’esercizio dell’attività su scala nazionale solo per la partecipazione a fiere, ma non per il normale commercio itinerante quotidiano, che restava vincolato al territorio regionale.

L’interpretazione normativa e il ruolo del commercio itinerante

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 28 del d.lgs. 114/1998. Questa norma distingue due tipi di commercio su aree pubbliche:
1. Su posteggi dati in concessione (tipo A): l’autorizzazione è legata a un posto fisso in un mercato e la sua validità è limitata territorialmente.
2. In forma itinerante (tipo B): l’attività viene svolta senza un posteggio fisso, spostandosi su diverse aree.

Mentre per la tipologia A la legge specifica un limite territoriale (regionale), per la tipologia B non è prevista alcuna esplicita limitazione. I giudici di merito avevano interpretato questo silenzio normativo in senso restrittivo. La Corte di Cassazione, invece, ha adottato un approccio completamente diverso, fondato sui principi del diritto europeo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del commerciante, cassando la sentenza precedente e annullando la sanzione. La decisione si basa su un’interpretazione estensiva e teleologica della normativa, alla luce dei principi di liberalizzazione introdotti dalla Direttiva europea sui servizi (nota come ‘Direttiva Bolkestein’), recepita in Italia con il d.lgs. 59/2010.

Secondo la Cassazione, l’obiettivo di tale normativa è rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione dei servizi e alla concorrenza. L’art. 19 del d.lgs. 59/2010 stabilisce chiaramente che un’autorizzazione permette di esercitare un’attività di servizi su tutto il territorio nazionale. Una limitazione territoriale è ammissibile solo se giustificata da un ‘motivo imperativo di interesse generale’.

Nel caso del commercio itinerante, la Corte ha ritenuto che non sussista alcun motivo così rilevante da giustificare una compartimentazione del mercato su base regionale. A differenza del commercio su posteggio fisso, che garantisce una posizione di vantaggio economico legata alla stanzialità, il commercio ambulante è per sua natura dinamico e non crea le stesse criticità.

I giudici hanno quindi concluso che, in assenza di un divieto esplicito e in coerenza con i principi europei, il silenzio della legge sull’estensione territoriale dell’autorizzazione per il commercio itinerante deve essere interpretato nel senso più favorevole alla libertà d’impresa. L’autorizzazione, pertanto, ha validità nazionale.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta una vittoria significativa per il settore del commercio ambulante e un’importante affermazione dei principi di liberalizzazione del mercato. Le conclusioni pratiche sono chiare e dirette:

1. Validità Nazionale: Chiunque sia in possesso di un’autorizzazione per il commercio in forma itinerante (tipo B) può legittimamente esercitare la propria attività in qualsiasi Comune italiano, senza limiti regionali.
2. Principio di Proporzionalità: Le limitazioni alla libertà economica devono essere giustificate da ragioni serie e concrete di interesse pubblico, cosa che non è stata ravvisata per questa tipologia di commercio.
3. Annullamento delle Sanzioni: Le sanzioni amministrative basate su un’interpretazione restrittiva della validità territoriale dell’autorizzazione sono illegittime e possono essere annullate.

Questa pronuncia offre certezza giuridica agli operatori e promuove un mercato più integrato e competitivo, in linea con la visione europea.

Un’autorizzazione per il commercio itinerante rilasciata da un Comune è valida in tutta Italia?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’autorizzazione per il commercio esercitato in forma itinerante abilita il titolare a svolgere l’attività su tutto il territorio nazionale, non solo nella regione di rilascio.

Perché la Corte ha dato ragione al commerciante e non al Comune?
Perché, secondo la Corte, la normativa nazionale deve essere interpretata alla luce dei principi europei di liberalizzazione e libera concorrenza. Limitare la validità dell’autorizzazione a una sola regione costituirebbe una restrizione ingiustificata alla libertà di prestazione dei servizi, in assenza di un ‘motivo imperativo di interesse generale’.

Qual è la differenza tra l’autorizzazione per il commercio itinerante e quella per un posteggio fisso?
L’autorizzazione per un posteggio fisso (tipo A) concede il diritto di occupare uno specifico stallo in un mercato ed è per legge limitata al territorio della regione di rilascio. L’autorizzazione per il commercio itinerante (tipo B), non garantendo un posto fisso, è stata ritenuta dalla Cassazione valida su tutto il territorio nazionale per favorire la dinamicità e la concorrenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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