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Collegio peritale esproprio: tre tecnici obbligatori

La Corte di Cassazione ha stabilito che il collegio peritale per l’esproprio deve essere obbligatoriamente composto da tre membri, come previsto dall’art. 21 del D.P.R. 327/2001. Una relazione di stima redatta da soli due tecnici è stata ritenuta irregolare e inidonea a produrre effetti giuridici, annullando la decisione della Corte d’Appello che l’aveva considerata definitiva. Il caso riguardava la determinazione dell’indennità per l’esproprio di terreni per la costruzione di un’infrastruttura pubblica.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Collegio Peritale Esproprio: la Cassazione Conferma l’Obbligo dei Tre Tecnici

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nelle procedure di espropriazione per pubblica utilità: la composizione del collegio peritale esproprio è rigorosamente disciplinata dalla legge e deve prevedere la presenza di tre tecnici. Una stima redatta da un collegio composto da soli due membri è da considerarsi irregolare e priva di effetti giuridici. Questa decisione chiarisce l’interpretazione dell’art. 21 del D.P.R. 327/2001 (Testo Unico Espropriazioni) e le sue interazioni con le normative regionali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una procedura di esproprio di alcuni terreni boschivi, avviata da una società concessionaria per la realizzazione di una grande infrastruttura stradale. I proprietari dei terreni non avevano accettato l’indennità provvisoria offerta, chiedendo che la determinazione definitiva venisse affidata a un collegio di tecnici, come previsto dall’art. 21 del Testo Unico Espropriazioni.

La società espropriante e i proprietari nominavano ciascuno un proprio tecnico. Questi due esperti, invece di sollecitare la nomina di un terzo membro da parte del Presidente del Tribunale, procedevano a redigere una relazione di stima congiunta. Successivamente, la stessa società espropriante contestava la validità di tale stima, lamentando proprio la composizione irregolare del collegio, formato da due tecnici anziché tre.

La Corte d’Appello, tuttavia, respingeva le obiezioni della società, ritenendo la stima valida e definitiva. Contro questa decisione, la società proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Collegio Peritale Esproprio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società espropriante, cassando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della sentenza è che la procedura descritta dall’art. 21 del D.P.R. 327/2001 prevede inderogabilmente che il collegio peritale sia composto da tre professionisti.

Secondo gli Ermellini, la normativa nazionale, e persino quella regionale applicabile al caso (Lombardia), non consente una deroga sul numero dei componenti del collegio. La legge regionale permetteva un accordo tra le parti solo sulla nomina del terzo tecnico, evitando il ricorso al Presidente del Tribunale, ma non sulla sua necessaria presenza.

Di conseguenza, la relazione redatta dai soli due tecnici è stata dichiarata affetta da un vizio di costituzione del collegio, tale da renderla inidonea a produrre qualsiasi effetto giuridico, inclusa la decorrenza dei termini per l’impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su diverse argomentazioni giuridiche cruciali:

1. La Struttura Tripartita del Collegio: La legge, sia a livello statale che regionale, delinea una struttura collegiale necessariamente composta da tre membri. Questa composizione garantisce un processo decisionale più equilibrato e imparziale. Il terzo tecnico, spesso nominato da un’autorità giudiziaria, funge da elemento di equilibrio tra gli esperti di parte.

2. L’Interpretazione della Norma: La Corte ha chiarito che la previsione secondo cui la relazione viene adottata “a maggioranza” (art. 21, comma 11, D.P.R. 327/2001) non implica la possibilità di un collegio di due membri, ma, al contrario, presuppone un organo dispari, tipicamente di tre componenti, dove una maggioranza può formarsi.

3. La Decorrenza dei Termini (Dies a Quo): Un aspetto tecnico ma fondamentale riguarda l’individuazione del dies a quo, cioè il giorno da cui iniziano a decorrere i termini per la consegna della relazione. La legge lo lega esplicitamente alla data di nomina del terzo esperto. In assenza di tale nomina, il termine non può iniziare a decorrere, confermando la necessità della sua presenza per la validità dell’intera procedura.

4. L’Irregolarità non Sanabile: L’irregolare composizione del collegio non è un vizio formale di poco conto. Essa incide sulla validità stessa dell’atto finale (la perizia di stima), che risulta quindi nullo. Di conseguenza, la società espropriante non era decaduta da alcun termine per contestarla, poiché, giuridicamente, la stima non era mai venuta a esistenza in modo valido.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione ripristina la certezza del diritto in un ambito delicato come quello delle espropriazioni. Le conclusioni pratiche sono significative:

* Obbligatorietà dei Tre Tecnici: Qualsiasi collegio peritale esproprio deve essere composto da tre membri. Una prassi diversa, anche se concordata tra le parti, porta a una stima nulla.
* Protezione delle Parti: La regola dei tre tecnici non tutela solo l’espropriato, ma anche l’ente espropriante, garantendo che la procedura di determinazione dell’indennità sia trasparente, imparziale e formalmente ineccepibile.
* Necessità di Rinvio: Data la nullità della perizia, il procedimento è stato rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ossia la necessità di una corretta costituzione del collegio peritale.

Quanti tecnici devono comporre il collegio peritale per la determinazione dell’indennità di esproprio?
Secondo la Corte di Cassazione, il collegio peritale deve essere obbligatoriamente composto da tre professionisti, come previsto dall’art. 21 del D.P.R. 327/2001.

Una relazione di stima redatta da soli due tecnici è valida?
No, la Corte ha stabilito che una relazione di stima prodotta da un collegio irregolarmente costituito con soli due membri è invalida e non può produrre alcun effetto giuridico.

Le leggi regionali possono ridurre il numero dei componenti del collegio peritale?
No. La sentenza chiarisce che la normativa regionale analizzata consentiva una deroga solo sulla modalità di nomina del terzo tecnico (tramite accordo tra le parti anziché ricorso al tribunale), ma non sul numero complessivo dei componenti del collegio, che deve rimanere di tre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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