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Collaboratori Linguistici: no stipendio da ricercatore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16003/2025, ha stabilito che i collaboratori esperti linguistici assunti dalle università dopo il 1995 non hanno diritto alla stessa retribuzione dei ricercatori universitari. Questa pronuncia chiarisce la distinzione fondamentale con gli “ex lettori” di madrelingua straniera, i quali beneficiano di un trattamento economico più favorevole solo in virtù di una normativa specifica volta a sanare una pregressa discriminazione. La Corte ha rigettato il ricorso del collaboratore, confermando che il suo trattamento economico è correttamente disciplinato dalla contrattazione collettiva di comparto.

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Collaboratori Linguistici: la Cassazione nega lo stipendio da ricercatore

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato la questione della retribuzione dei Collaboratori Esperti Linguistici (CEL) universitari, stabilendo un punto fermo di grande importanza. La Suprema Corte ha chiarito che i CEL assunti ab origine con tale qualifica non hanno diritto al trattamento economico equiparato a quello dei ricercatori confermati, un diritto invece riconosciuto ai cosiddetti “ex lettori”. Analizziamo i dettagli di questa decisione che traccia una linea netta tra due categorie professionali spesso accomunate ma giuridicamente distinte.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di un collaboratore esperto linguistico, assunto da un’università italiana con contratti a termine nel periodo 2001-2007. Il lavoratore chiedeva il riconoscimento del suo diritto a percepire una retribuzione pari a quella di un ricercatore universitario confermato a tempo definito, invocando le normative nate per tutelare la figura degli “ex lettori” di madrelingua straniera.

Il caso era già passato al vaglio della Corte di Cassazione, la quale, con una precedente ordinanza, aveva annullato la sentenza d’appello favorevole al lavoratore. La Cassazione aveva enunciato un principio di diritto chiaro: la normativa di favore, che equipara la retribuzione a quella dei ricercatori, si applica esclusivamente agli “ex lettori” che sono transitati nella nuova figura di collaboratore linguistico, e non a coloro che, come il ricorrente, sono stati assunti direttamente come CEL dopo il 1995.

La Corte d’Appello, in sede di rinvio, si è attenuta a tale principio, rigettando la domanda del collaboratore e condannandolo alla restituzione delle somme percepite in forza della precedente sentenza poi annullata. Contro questa nuova decisione, il lavoratore ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del lavoratore e dichiarato inammissibile quello incidentale dell’Università, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito con forza il suo orientamento, giudicando i motivi del ricorso infondati e volti a rimettere in discussione un principio di diritto già consolidato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nelle ampie e dettagliate motivazioni con cui i giudici hanno smontato le argomentazioni del ricorrente.

Il Principio di Diritto e la Distinzione tra “Ex Lettori” e Collaboratori Esperti Linguistici

La Corte ha ribadito che la legislazione speciale (in particolare il D.L. 2/2004 e la legge di interpretazione autentica L. 240/2010) è stata creata con una finalità precisa: sanare la posizione degli “ex lettori”, assunti con la vecchia normativa (D.P.R. 382/1980), per i quali la Corte di Giustizia Europea aveva ravvisato una discriminazione. Questa normativa mirava a garantire loro, al momento del passaggio al nuovo regime di Collaboratori Esperti Linguistici, la conservazione di un trattamento economico adeguato, parametrato a quello del ricercatore confermato, come “assegno ad personam” per non peggiorare la loro condizione retributiva.

Questa logica, secondo la Corte, non può essere estesa ai CEL assunti direttamente dopo il 1995. Per questi ultimi, il trattamento economico e normativo è interamente demandato alla contrattazione collettiva di comparto, senza alcun aggancio alla figura del ricercatore. Si tratta di due percorsi professionali e normativi distinti, e l’applicazione analogica delle tutele previste per una categoria all’altra sarebbe un errore giuridico.

L’Inapplicabilità dello Ius Superveniens al Caso Specifico

Il ricorrente aveva invocato nuove norme e procedure di infrazione comunitarie per sostenere l’esistenza di uno ius superveniens (nuovo diritto) che avrebbe superato il principio di diritto della Cassazione. La Corte ha respinto questa tesi, osservando che tutte le normative e le decisioni europee citate riguardano sempre ed esclusivamente la posizione degli “ex lettori”, senza mai estendere il loro ambito di applicazione ai Collaboratori Esperti Linguistici di nuova assunzione.

Analisi degli Altri Motivi di Ricorso: Giudicato Esterno e Restituzione delle Somme

La Corte ha anche dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. Quello relativo al presunto errore della Corte d’Appello nel riconoscere un “giudicato esterno” è stato ritenuto irrilevante, poiché la decisione si fondava già solidamente sulla ratio decidendi principale (la distinzione tra le due categorie). Anche la censura relativa all’obbligo di restituzione delle somme è stata respinta. I giudici hanno chiarito che l’affidamento del lavoratore non può essere tutelato quando le somme sono state percepite in base a una sentenza non definitiva e successivamente riformata, poiché la loro erogazione era intrinsecamente provvisoria.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per il mondo accademico. La Corte di Cassazione traccia una demarcazione netta: le tutele economiche speciali, come l’equiparazione allo stipendio di un ricercatore, sono unicamente riservate alla categoria a esaurimento degli “ex lettori” per ragioni storiche e per sanare una specifica discriminazione passata. Per tutti i Collaboratori Esperti Linguistici assunti dopo il 1995, il quadro normativo di riferimento è e rimane la contrattazione collettiva nazionale. La sentenza sottolinea come non esista un principio generale di non discriminazione che imponga un identico trattamento economico tra le due figure, data la diversità del loro percorso di assunzione e del quadro normativo applicabile.

A un collaboratore esperto linguistico assunto dopo il 1995 spetta la stessa retribuzione di un ricercatore universitario confermato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il trattamento retributivo previsto per i ricercatori si applica solo agli “ex lettori” di madrelingua straniera che sono transitati nel ruolo di collaboratori. Per i collaboratori assunti direttamente come tali dopo il 1995, la retribuzione è determinata esclusivamente dalla contrattazione collettiva di comparto.

Le nuove leggi a favore degli “ex lettori” possono essere applicate anche ai collaboratori linguistici assunti ab origine come tali?
No. La Corte ha chiarito che le normative successive e le procedure di infrazione europee invocate nel ricorso riguardano specificamente la posizione degli “ex lettori” per sanare una pregressa discriminazione e non sono estensibili ai nuovi assunti, per i quali si applica un regime giuridico differente.

Cosa succede se un lavoratore riceve delle somme in esecuzione di una sentenza che viene poi annullata?
Il lavoratore è tenuto a restituire le somme ricevute. La Corte ha specificato che non si può invocare un legittimo affidamento, poiché le somme sono state erogate sulla base di una sentenza “sub iudice”, ovvero non ancora definitiva e suscettibile di riforma o cassazione, e quindi su una base intrinsecamente provvisoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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