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Coesione familiare: sì al permesso senza visto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20020/2025, ha stabilito un importante principio in materia di coesione familiare. È stato confermato che un cittadino straniero, entrato legalmente in Italia in esenzione da visto (ad esempio, per turismo), può ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari direttamente sul territorio nazionale, senza dover rientrare nel proprio Paese per richiedere un apposito visto. La Corte ha chiarito che la condizione di “regolarmente soggiornante”, richiesta dalla legge per la coesione familiare, è soddisfatta anche da chi si trova in Italia durante il periodo di validità del proprio ingresso legale, come i 90 giorni concessi per turismo. Questa decisione privilegia la tutela dell’unità familiare rispetto a un’interpretazione formalistica delle norme sull’immigrazione.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Coesione Familiare: Via Libera al Permesso di Soggiorno Senza Visto Specifico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20020/2025) ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di immigrazione e diritto di famiglia, affermando un principio di grande rilevanza pratica. La Corte ha stabilito che la coesione familiare può avvenire direttamente in Italia, anche per chi è entrato nel Paese con un visto turistico o in regime di esenzione dal visto. Questa pronuncia tutela l’unità familiare, evitando al cittadino straniero l’onere irragionevole di dover lasciare l’Italia per poi rientrarvi con un visto specifico.

Il Caso: Un Ingresso Turistico può Diventare un Soggiorno per Famiglia?

La vicenda riguarda una cittadina albanese entrata in Italia in regime di esenzione da visto, che consente un soggiorno turistico per un massimo di 90 giorni. Poco prima del suo ingresso, aveva contratto matrimonio con un suo connazionale, titolare di un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo in Italia. Entro un mese dal suo arrivo, la donna ha presentato domanda per ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari, basandosi sul principio di coesione familiare.

Il Ministero dell’Interno aveva respinto la richiesta, sostenendo che la donna, essendo entrata per turismo, non possedeva un titolo di soggiorno convertibile e avrebbe dovuto seguire la procedura ordinaria di ricongiungimento familiare, che prevede la richiesta di un apposito visto dal Paese di origine. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla coppia, ma il Ministero ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica sulla Coesione Familiare

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 30 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998). La norma disciplina due percorsi distinti:
1. Ricongiungimento familiare (art. 29): È la procedura standard per lo straniero che vuole far entrare in Italia un familiare residente all’estero.
2. Coesione familiare (art. 30, comma 1, lett. c): Riguarda il caso del familiare che si trova già legalmente sul territorio italiano e che chiede la conversione del proprio titolo in un permesso per motivi di famiglia.

Il Ministero sosteneva che l’ingresso per turismo non costituisse una base valida per la coesione, ma la Cassazione ha offerto una lettura diversa, in linea con i principi costituzionali ed europei.

L’Interpretazione della Cassazione sulla Coesione Familiare

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il ragionamento si basa su due pilastri fondamentali.

La Nozione di “Regolarmente Soggiornante”

La Corte ha chiarito che l’espressione “familiare straniero regolarmente soggiornante”, contenuta nell’art. 30, non si riferisce esclusivamente a chi è già titolare di un permesso di soggiorno. Include anche chi, come la cittadina albanese nel caso di specie, è entrato in Italia legalmente e si trova ancora nel periodo di permanenza consentito dalla legge (i 90 giorni per l’ingresso senza visto). Durante questo lasso di tempo, il soggiorno è a tutti gli effetti regolare e legittima la richiesta di coesione familiare.

La Tutela dell’Unità Familiare

I giudici hanno sottolineato che la ratio dell’art. 30 è quella di agevolare e garantire l’unità familiare, un diritto tutelato sia dalla Costituzione italiana (art. 29) sia dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 8). Sarebbe irragionevole e antieconomico imporre a un familiare, già legalmente presente in Italia, di tornare nel proprio Paese solo per avviare la pratica di ricongiungimento, quando tutti i requisiti sostanziali sono già soddisfatti.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica e teleologica della normativa. I giudici hanno evidenziato che la procedura di coesione familiare è un’alternativa a quella di ricongiungimento, pensata proprio per le situazioni in cui il familiare si trova già sul territorio nazionale. La tesi del Ministero, se accolta, avrebbe di fatto svuotato di significato questa possibilità, equiparando la situazione di chi entra legalmente a quella di chi soggiorna irregolarmente.

Inoltre, la Corte ha ribadito che l’ingresso in esenzione da visto, previsto da regolamenti europei per i cittadini di determinati Paesi come l’Albania, costituisce un ingresso regolare. Di conseguenza, anche il soggiorno per i 90 giorni successivi è pienamente legale e consente l’esercizio dei diritti previsti dalla legge, inclusa la richiesta di un permesso di soggiorno per motivi familiari.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Essa consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole alla tutela dei legami familiari degli stranieri. In concreto, stabilisce che:

* Un cittadino straniero entrato in Italia per turismo o con esenzione da visto può chiedere la conversione in permesso di soggiorno per coesione familiare se sussistono i requisiti di legge (es. matrimonio con soggiornante regolare, reddito, alloggio).
* La domanda deve essere presentata durante il periodo di soggiorno legale (solitamente entro 90 giorni dall’ingresso).
* Viene privilegiato il diritto all’unità familiare, evitando inutili e costosi passaggi burocratici che costringerebbero le persone a separarsi temporaneamente.

La decisione della Cassazione rappresenta un punto fermo per la corretta applicazione delle norme sull’immigrazione, bilanciando le esigenze di controllo dei flussi migratori con la fondamentale protezione dei diritti umani e familiari.

Uno straniero entrato in Italia per turismo o in esenzione da visto può chiedere il permesso di soggiorno per motivi familiari?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è possibile. La condizione è che la richiesta di coesione familiare venga presentata mentre lo straniero si trova ancora in una condizione di soggiorno regolare, ovvero entro il periodo di permanenza consentito dall’ingresso legale (solitamente 90 giorni), e a patto che siano soddisfatti tutti gli altri requisiti sostanziali per il ricongiungimento.

Qual è la differenza tra ‘ricongiungimento familiare’ e ‘coesione familiare’?
Il ‘ricongiungimento familiare’ (art. 29 T.U. Immigrazione) è la procedura per far entrare in Italia un familiare che si trova all’estero. La ‘coesione familiare’ (art. 30 T.U. Immigrazione) è invece la procedura che consente a un familiare, già legalmente presente sul territorio italiano, di ottenere un permesso di soggiorno per motivi di famiglia senza dover uscire dal Paese.

Cosa significa essere ‘regolarmente soggiornante’ per poter chiedere la coesione familiare?
Secondo la sentenza, ‘regolarmente soggiornante’ non è solo chi possiede già un permesso di soggiorno. La nozione si estende anche a chiunque sia entrato legalmente in Italia (con visto turistico o in esenzione da visto) e si trovi ancora nel periodo di validità di tale ingresso. Durante questo periodo, lo straniero è considerato legalmente presente sul territorio nazionale e può quindi avviare la procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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