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Codice del Consumo e grossista: quando si applica?

Un’ordinanza della Cassazione rimette a pubblica udienza il caso di un grossista sanzionato per violazione del Codice del Consumo. La questione chiave, di rilevanza nomofilattica, è se le norme a tutela del consumatore, come quelle sulle informazioni in italiano, si applichino all’intera filiera commerciale o solo al venditore finale. La decisione chiarirà l’estensione della responsabilità per tutti gli operatori della catena distributiva.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Codice del Consumo: la responsabilità si estende anche al grossista?

La Corte di Cassazione affronta una questione cruciale per l’intera filiera commerciale: gli obblighi previsti dal Codice del Consumo, come fornire istruzioni in italiano, gravano solo sul venditore finale o si estendono a tutti gli operatori, incluso il grossista? Un’ordinanza interlocutoria ha rimesso la decisione a una pubblica udienza, sottolineando l’importanza di fare chiarezza su questo punto.

I Fatti del Caso: Un Grossista Sanzionato

Il caso nasce dall’impugnazione di un’ordinanza di ingiunzione emessa da una Camera di Commercio nei confronti di un operatore commerciale. La contestazione riguardava la violazione di norme del Codice del Consumo e di altre leggi collegate, poiché la merce commercializzata era priva di avvertenze, precauzioni e istruzioni d’uso in lingua italiana.

L’operatore si è difeso sostenendo di agire esclusivamente come grossista. La sua tesi era che, non vendendo direttamente al consumatore finale, ma a terzi che avrebbero poi gestito la vendita al dettaglio, non fosse soggetto agli obblighi informativi previsti per la tutela del consumatore. In altre parole, la sua attività si fermava a un anello precedente della catena distributiva, dove tali requisiti, a suo dire, non erano applicabili.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso sul Codice del Consumo

Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, ha respinto la tesi del grossista. Secondo i giudici di merito, le norme del Codice del Consumo, in particolare gli articoli 6 e 7, che vietano la commercializzazione di prodotti non conformi alle prescrizioni di legge, si applicano a tutta la catena commerciale. La legge, infatti, non farebbe distinzione tra grossista e venditore al consumatore finale, imponendo a chiunque immetta un prodotto sul territorio nazionale di rispettare le normative a tutela della sicurezza e della corretta informazione.

Insoddisfatto, il grossista ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione e un’errata interpretazione delle norme, sostenendo che l’obbligo informativo dovesse ricadere unicamente sull’esercente che vende al dettaglio e che quindi entra in contatto diretto con l’acquirente finale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, non ha fornito una risposta definitiva, ma ha compiuto un passo processuale molto significativo. Riconoscendo la “particolare rilevanza della questione” e il suo “rilievo nomofilattico”, ha deciso di non trattare il caso nella consueta camera di consiglio, ma di rimetterlo alla pubblica udienza.

Questa scelta indica che i giudici ritengono fondamentale un’analisi approfondita e una pronuncia che possa servire da guida per tutti i casi futuri. La questione centrale è stabilire in modo chiaro e inequivocabile i confini della responsabilità lungo tutta la catena di distribuzione. La decisione finale dovrà chiarire se il Codice del Consumo intenda proteggere il consumatore imponendo obblighi a ogni singolo operatore economico che tratta il prodotto, dal produttore al dettagliante, oppure se la responsabilità si concentri solo sull’ultimo anello della catena.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia la questione aperta, ma ne evidenzia l’importanza strategica per il diritto commerciale e dei consumatori. La futura sentenza della Corte di Cassazione, che verrà emessa dopo la pubblica udienza, avrà un impatto significativo su importatori, produttori, distributori e grossisti. Stabilirà un principio di diritto fondamentale, chiarendo se l’intera filiera commerciale debba considerarsi un sistema di responsabilità condivisa per garantire che solo prodotti sicuri e correttamente etichettati raggiungano il consumatore finale. L’esito di questo giudizio è atteso con grande interesse da tutti gli operatori del settore, poiché definirà l’estensione dei loro obblighi e delle potenziali sanzioni.

Un grossista può essere sanzionato per la violazione del Codice del Consumo anche se non vende direttamente ai consumatori?
La questione è attualmente al vaglio della Corte di Cassazione. Il Tribunale di merito ha ritenuto di sì, affermando che le norme si applicano all’intera filiera commerciale. La Suprema Corte, data l’importanza della domanda, ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per una valutazione approfondita.

Qual è l’obbligo principale contestato nel caso di specie?
L’obbligo contestato è quello previsto dall’art. 6 del D.Lgs. 206/2005 (Codice del Consumo), che impone di commercializzare prodotti con avvertenze, precauzioni e istruzioni d’uso in lingua italiana, al fine di garantire la sicurezza e la corretta informazione del consumatore finale.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte non ha deciso il caso nel merito. Ha stabilito che la questione legale (se il Codice del Consumo si applichi anche ai grossisti) è di tale importanza da meritare una discussione in pubblica udienza. Ha quindi disposto la remissione della causa per un esame più approfondito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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