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Codatorialità: la guida della Cassazione per il lavoro

Una lavoratrice, formalmente impiegata da una società di call center, ha sostenuto che il suo vero datore di lavoro fosse una grande azienda di logistica per cui lavorava esclusivamente. La Corte di Cassazione ha affermato il principio di codatorialità, secondo cui più aziende di un gruppo sono considerate un unico datore di lavoro se condividono la gestione, integrano le attività e utilizzano in modo promiscuo la prestazione del dipendente. Questo rende tutte le società solidalmente responsabili, anche in assenza di uno schema fraudolento. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

La Cassazione e la Codatorialità nei Gruppi di Imprese: Quando Più Società Sono un Unico Datore di Lavoro

In un mondo del lavoro caratterizzato da strutture societarie sempre più complesse, distinguere il vero datore di lavoro può diventare una sfida. La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre un’importante chiave di lettura sul concetto di codatorialità, stabilendo che più società all’interno di un gruppo possono essere considerate un unico datore di lavoro. Questa decisione chiarisce i requisiti per identificare un centro unitario di imputazione del rapporto di lavoro, anche in assenza di un intento fraudolento, rafforzando così la tutela dei lavoratori.

I Fatti del Caso: Oltre le Apparenze Formali

Una lavoratrice, formalmente dipendente di una società di call center dal 2003, svolgeva le sue mansioni di team leader esclusivamente per una commessa di una grande azienda di logistica e della sua controllante, una nota azienda di servizi postali. A seguito di un licenziamento collettivo, la lavoratrice si è rivolta al Tribunale per far accertare l’esistenza di un’intermediazione illegittima di manodopera o, in subordine, un frazionamento societario fraudolento.

L’obiettivo era ottenere il riconoscimento di un unico rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato direttamente con l’azienda di logistica, ritenuta l’effettiva datrice di lavoro, insieme alla società controllante. La richiesta includeva il ripristino del rapporto e il pagamento delle retribuzioni arretrate.

I Gradi di Giudizio Precedenti

Il Tribunale aveva respinto la domanda, mentre la Corte d’Appello, pur con una diversa motivazione, aveva confermato la decisione. Secondo i giudici d’appello, non erano stati dimostrati elementi sufficienti a provare l’esistenza di un centro di interesse unitario basato su un’operazione fraudolenta o un’ingerenza così pervasiva da annullare l’autonomia delle singole società coinvolte. La Corte territoriale aveva inoltre espresso perplessità sulla stessa nozione di codatorialità.

Il Principio di Codatorialità secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso della lavoratrice e chiarendo in modo definitivo i contorni della codatorialità nei gruppi di imprese. Secondo gli Ermellini, questo fenomeno non richiede necessariamente la prova di un intento elusivo o fraudolento, ma può emergere anche in gruppi societari genuini e legittimi.

I Requisiti per la Codatorialità

La Suprema Corte ha elencato i criteri per individuare un unico centro di imputazione del rapporto di lavoro:

1. Unicità della struttura organizzativa e produttiva;
2. Integrazione delle attività esercitate dalle varie imprese del gruppo con un interesse comune;
3. Coordinamento tecnico, amministrativo e finanziario tale da ricondurre le diverse attività a un unico soggetto direttivo;
4. Utilizzazione contemporanea e promiscua della prestazione lavorativa da parte delle diverse società.

Quando questi elementi sono presenti, il lavoratore è di fatto inserito nell’organizzazione economica complessiva del gruppo. Di conseguenza, le diverse società che esercitano i poteri datoriali diventano “datori di lavoro sostanziali” e sono considerate codatrici, con tutte le responsabilità che ne derivano.

L’Importanza della Codatorialità per la Tutela del Lavoratore

L’emersione della nozione di codatorialità estende la tutela del lavoratore a tutti i soggetti giuridici coinvolti. Lo schema plurisoggettivo comporta una responsabilità solidale per tutte le obbligazioni nascenti dal rapporto di lavoro, come il pagamento della retribuzione e la protezione contro il licenziamento illegittimo. In pratica, il lavoratore può rivolgersi a una qualsiasi delle società del gruppo per far valere i propri diritti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore di sussunzione, non avendo correttamente valutato gli indici di integrazione tra le società e l’utilizzo promiscuo della prestazione della lavoratrice. I giudici di merito si erano concentrati sulla ricerca di un intento fraudolento, trascurando di applicare i principi, ormai consolidati in giurisprudenza, relativi alla codatorialità in gruppi di imprese genuini ma fortemente integrati. La Suprema Corte ha sottolineato che l’elemento cruciale è l’inserimento del lavoratore nell’organizzazione economica complessiva del gruppo, a prescindere dalla formale titolarità del contratto. Inoltre, ha chiarito che l’aver impugnato il licenziamento nei confronti del datore formale non preclude al lavoratore la possibilità di agire per l’accertamento del rapporto di lavoro effettivo con il datore sostanziale (o i codatori).

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata cassata e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame. I giudici del rinvio dovranno rivalutare i fatti alla luce dei principi espressi dalla Cassazione, verificando se, nel caso concreto, sussistono i requisiti della codatorialità. Questa pronuncia rafforza un orientamento giurisprudenziale fondamentale per la tutela dei lavoratori inseriti in contesti di gruppi societari, garantendo che la responsabilità datoriale sia imputata a chi effettivamente dirige e beneficia della prestazione lavorativa, al di là degli schermi societari formali.

Per riconoscere la codatorialità è necessario dimostrare un intento fraudolento da parte delle aziende?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la codatorialità può sussistere anche in riferimento a gruppi di imprese genuini. Non è necessaria la prova di un’abusiva frammentazione societaria, ma è sufficiente dimostrare l’integrazione economica e funzionale tra le società e l’utilizzo promiscuo della prestazione lavorativa.

Cosa significa che le aziende sono ‘solidalmente responsabili’ nei confronti del lavoratore?
Significa che tutte le società considerate ‘codatrici’ sono obbligate a rispondere per intero delle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro (es. retribuzioni, contributi, TFR). Il lavoratore può chiedere l’adempimento totale a una qualsiasi di queste società, senza dover agire contro ognuna di esse separatamente.

Aver impugnato il licenziamento contro il datore di lavoro formale impedisce di agire contro il vero datore di lavoro?
No, la Corte ha specificato che le vicende relative al rapporto di lavoro formale (come l’impugnazione del licenziamento) non precludono la possibilità di agire in giudizio per l’accertamento della sussistenza di un diverso e più ampio rapporto di lavoro sostanziale con un altro o più datori di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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