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Codatorialità: la guida completa della Cassazione

Un dirigente agiva contro tre società di un gruppo, sostenendo l’esistenza di un unico rapporto di lavoro (codatorialità). La Corte d’Appello aveva riconosciuto questa situazione. La Corte di Cassazione, pur confermando il principio di codatorialità, ha accolto il ricorso delle aziende, chiarendo che essa comporta un’obbligazione solidale e non un cumulo di retribuzioni o tutele. La sentenza impugnata è stata cassata perché aveva erroneamente derivato un’obbligazione autonoma a carico di una delle società, invece di applicare correttamente il principio della solidarietà passiva tra i co-datori di lavoro.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Codatorialità: Quando Più Aziende Diventano un Unico Datore di Lavoro

Il concetto di codatorialità è fondamentale nel diritto del lavoro moderno, specialmente nell’ambito dei gruppi societari. Ma cosa significa esattamente? E quali sono le conseguenze per lavoratori e aziende? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo complesso fenomeno, delineando i confini tra autonomia societaria e unicità del rapporto di lavoro. La decisione analizza il caso di un dirigente che prestava la sua attività per più società collegate, ridefinendo i contorni della responsabilità datoriale.

I Fatti di Causa

Un dirigente aveva lavorato per anni all’interno di un gruppo di società. Formalmente assunto da una, la sua attività lavorativa era di fatto utilizzata in modo promiscuo e indifferenziato anche da altre due società del medesimo gruppo. Il lavoratore, ritenendo di far parte di un’unica realtà aziendale, si era rivolto al Tribunale per ottenere il riconoscimento di un unico centro di imputazione del rapporto di lavoro, ovvero una situazione di codatorialità.

Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, avevano dato ragione al dirigente. I giudici di merito avevano accertato l’esistenza di una commistione gestionale e operativa tra le società, con un’unica direzione strategica e un utilizzo condiviso della prestazione del lavoratore. Di conseguenza, avevano dichiarato l’unicità del rapporto di lavoro con tutte le società coinvolte, condannando una di esse a determinate conseguenze economiche derivanti dalla prosecuzione del rapporto.

La Decisione sulla Codatorialità della Corte di Cassazione

Le società hanno presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, pur confermando la correttezza della ricostruzione dei fatti e l’esistenza di una fattispecie di codatorialità, ha accolto il ricorso principale per un errore di diritto commesso dalla Corte d’Appello.

La Cassazione ha chiarito che il riconoscimento della codatorialità instaura un’obbligazione solidale tra i diversi datori di lavoro. Questo significa che tutti sono responsabili in solido per l’adempimento delle obbligazioni derivanti dal rapporto (retributive, contributive, ecc.), ma non crea obbligazioni nuove, cumulative o alternative a carico di una singola società. Il rapporto di lavoro rimane unico, così come la retribuzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ripercorso l’evoluzione giurisprudenziale sul tema. Inizialmente, il fenomeno era legato a casi di frammentazione fraudolenta delle imprese per eludere norme imperative. Successivamente, la giurisprudenza ha ammesso la codatorialità anche in presenza di gruppi societari genuini, purché sussistano precisi requisiti:

1. Inserimento del lavoratore: Il dipendente deve essere inserito nell’organizzazione economica complessiva del gruppo.
2. Condivisione della prestazione: La sua attività deve essere condivisa per soddisfare l’interesse comune del gruppo.
3. Esercizio dei poteri datoriali: Le diverse società devono esercitare i tipici poteri datoriali (direttivo, di controllo, disciplinare), diventando ‘datori di lavoro sostanziali’.

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di far derivare dalla corretta identificazione della codatorialità una condanna autonoma a carico di una delle società, quasi come se esistesse un’obbligazione distinta. La Cassazione ha invece ribadito che la conseguenza giuridica è la solidarietà passiva, disciplinata dall’art. 1294 c.c. Questo implica che il lavoratore può rivolgersi a uno qualsiasi dei co-datori per ottenere l’intero credito, ma non può pretendere un doppio pagamento o una duplicazione delle tutele. Allo stesso modo, un atto come il recesso, per essere efficace, deve provenire o essere imputabile a tutti i soggetti che costituiscono la parte datoriale plurisoggettiva.

Conclusioni

L’ordinanza è di grande importanza perché consolida i principi in materia di codatorialità. Essa stabilisce che, in presenza di un gruppo di imprese integrato, dove la prestazione lavorativa è resa a beneficio comune e sotto la direzione di fatto di più soggetti, si configura un unico rapporto di lavoro con una pluralità di datori. La conseguenza non è un raddoppio degli obblighi, ma l’instaurazione di una responsabilità solidale, che rafforza la tutela del lavoratore-creditore senza però alterare la natura unitaria della prestazione e della controprestazione retributiva. Le aziende appartenenti a un gruppo devono quindi essere consapevoli che una gestione integrata del personale può portare al riconoscimento di una responsabilità condivisa per tutti gli obblighi derivanti dai rapporti di lavoro.

Cos’è la codatorialità e quando si verifica?
La codatorialità è la situazione in cui più società, pur giuridicamente distinte, agiscono come un unico datore di lavoro. Si verifica quando un lavoratore è inserito in un’organizzazione economica complessiva, la sua prestazione è condivisa per soddisfare un interesse di gruppo e diverse società esercitano di fatto i poteri datoriali (direttivo, di controllo, ecc.).

Quali sono le conseguenze giuridiche del riconoscimento della codatorialità?
La principale conseguenza è l’instaurazione di un’obbligazione solidale tra tutti i co-datori di lavoro. Ciò significa che sono tutti responsabili per l’intero adempimento degli obblighi derivanti dal rapporto di lavoro (es. pagamento della retribuzione), e il lavoratore può richiederlo a uno qualsiasi di essi.

La codatorialità dà diritto a una retribuzione aggiuntiva o a una duplicazione delle tutele?
No. La sentenza chiarisce che la codatorialità determina una situazione di solidarietà, non di cumulo o raddoppio del rapporto di credito-debito. Il rapporto di lavoro, la retribuzione e le tutele rimangono unici. La solidarietà serve a garantire l’adempimento dell’unica obbligazione, non a crearne di nuove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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