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Clausola statutaria nulla: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, dichiarando inammissibile il ricorso di un’associazione di categoria. Al centro della disputa vi era una clausola statutaria nulla che impediva agli associati con contenziosi legali in corso contro l’ente di ricoprire cariche sociali. La Corte ha stabilito che tale clausola viola i principi costituzionali di democraticità, eguaglianza e il diritto alla difesa, poiché potrebbe essere usata in modo abusivo per sopprimere il dissenso interno.

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Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

Clausola Statutaria Nulla: Quando il Diritto di Difesa Prevale sull’Autonomia Associativa

L’autonomia di un’associazione privata è assoluta o incontra dei limiti invalicabili? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato questo tema cruciale, stabilendo che una clausola statutaria nulla non può sopprimere i diritti fondamentali degli associati. Il caso riguarda una norma che impediva ai soci con un contenzioso legale in corso contro l’ente di candidarsi a cariche sociali. La Suprema Corte, confermando le sentenze dei gradi inferiori, ha chiarito che l’autonomia privata deve cedere il passo ai principi costituzionali.

I Fatti del Caso: Una Clausola Contestata

La vicenda ha origine all’interno di un’associazione di categoria, il cui statuto, all’articolo 33, comma 2, prevedeva un’incompatibilità assoluta: chiunque avesse in corso “procedimenti giudiziali ovvero contenziosi legali” con l’associazione non poteva assumere cariche associative. Sulla base di questa norma, due associati sono stati esclusi dalla competizione elettorale per il rinnovo delle cariche, proprio perché avevano avviato azioni legali contro alcune delibere dell’associazione che ritenevano illegittime. I due soci hanno impugnato tale esclusione, sostenendo la nullità della clausola statutaria. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato loro ragione, ritenendo la norma parzialmente nulla e annullando i provvedimenti di esclusione.

La Decisione della Corte d’Appello e la Clausola Statutaria Nulla

La Corte d’Appello, in particolare, aveva stabilito che la clausola fosse parzialmente nulla perché si poneva in contrasto con principi di rango superiore. L’associazione ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che i giudici avessero errato nell’interpretare la norma e che dovesse prevalere l’autonomia negoziale dell’ente. La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, dichiarandoli inammissibili e confermando, di fatto, la nullità della clausola.

Le Motivazioni: La Tutela dei Principi Costituzionali

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’affermazione che l’autonomia negoziale delle associazioni non è illimitata. Essa trova un confine invalicabile nei principi costituzionali e nei diritti inviolabili della persona.

I giudici hanno evidenziato che la clausola statutaria in questione viola diversi principi fondamentali:
1. Principio di Democraticità: Escludere a priori chiunque eserciti un proprio diritto in sede giudiziaria mina la vita democratica interna dell’associazione. Si presta ad abusi, poiché i vertici potrebbero utilizzarla per eliminare candidati scomodi o per costringere gli associati ad accettare qualsiasi decisione, anche illegittima, pena l’esclusione dalla governance.
2. Diritto di Agire in Giudizio (Art. 24 Costituzione): La clausola sanziona di fatto l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, quello di agire in giudizio per la tutela dei propri interessi. Ostacolare questo diritto equivale a comprimere una libertà fondamentale.
3. Principio di Eguaglianza: La norma tratta in modo identico situazioni profondamente diverse, mettendo sullo stesso piano chi agisce contro l’associazione per un interesse personale in conflitto e chi, invece, agisce per ripristinare la legalità interna, a tutela dell’associazione stessa.

La Corte ha inoltre chiarito che l’azione per far dichiarare la nullità di una norma statutaria non è soggetta ai brevi termini di prescrizione previsti per l’impugnazione delle delibere assembleari. Una clausola contraria a norme imperative è nulla, e la nullità può essere fatta valere in ogni tempo.

Conclusioni: Implicazioni per le Associazioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un importante monito per tutte le associazioni e gli enti privati. L’autonomia statutaria è un pilastro della libertà associativa (Art. 18 Cost.), ma non può diventare uno strumento per sopprimere il dissenso o limitare i diritti fondamentali dei membri. Gli statuti devono essere redatti nel rispetto della gerarchia delle fonti, che vede i principi costituzionali al vertice. Qualsiasi clausola che ponga un socio di fronte all’alternativa tra rinunciare a un proprio diritto fondamentale e partecipare attivamente alla vita associativa è da considerarsi una clausola statutaria nulla e, come tale, inefficace.

Un’associazione può inserire nel proprio statuto una clausola che vieta a un socio in causa con l’ente di ricoprire cariche sociali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una simile clausola statutaria è nulla perché viola principi costituzionali fondamentali, non potendo l’autonomia privata prevalere su di essi.

Quali principi costituzionali vengono violati da una clausola del genere?
Secondo la Corte, vengono violati il principio di democraticità interna all’associazione, il principio di eguaglianza e, soprattutto, il diritto costituzionale di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi, come sancito dall’art. 24 della Costituzione.

L’autonomia di un’associazione privata le permette di derogare ai principi costituzionali?
No. La sentenza ribadisce che l’autonomia negoziale delle parti, anche in ambito associativo, non può spingersi fino a violare i principi costituzionali e i diritti inviolabili della persona, i quali rappresentano un limite invalicabile per qualsiasi regolamentazione privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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