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Clausola Sociale: Obbligo di Assunzione e Decadenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 721/2024, ha confermato il diritto di un lavoratore ad essere assunto dalla società subentrante in un cambio di appalto nel settore dei servizi aeroportuali, in virtù della clausola sociale prevista dal CCNL. La Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, stabilendo che in questi casi non si applica il termine di decadenza previsto dalla L. 183/2010 e che l’onere di dimostrare la corretta applicazione dei criteri di scelta del personale grava sull’impresa subentrante.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Clausola Sociale e Cambio Appalto: La Cassazione Conferma l’Obbligo di Assunzione

Nel contesto dei cambi di appalto, la tutela dei lavoratori rappresenta un punto cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza della Clausola Sociale, uno strumento fondamentale previsto dalla contrattazione collettiva per garantire la continuità occupazionale. Il caso in esame riguarda un addetto ai servizi di assistenza a terra in aeroporto che non era stato riassunto dalla nuova società subentrante nell’appalto. La Suprema Corte ha confermato il diritto del lavoratore all’assunzione, chiarendo aspetti fondamentali sull’onere della prova e sull’inapplicabilità di specifici termini di decadenza.

I Fatti del Caso: Il Contesto del Cambio Appalto

La vicenda ha origine dalla successione di due società nella gestione dei servizi di assistenza a terra (handling) per diverse compagnie aeree. Un lavoratore, impiegato presso l’azienda uscente, si è visto negare l’assunzione da parte dell’impresa subentrante. Quest’ultima, pur essendo tenuta al rispetto della Clausola Sociale prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore, aveva riassunto solo una parte del personale precedentemente impiegato, escludendo il ricorrente.

Il lavoratore ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del suo diritto al trasferimento del rapporto di lavoro. Mentre il Tribunale di primo grado aveva inizialmente respinto la domanda accogliendo un’eccezione di decadenza sollevata dall’azienda, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accertando il diritto del dipendente all’assunzione e condannando la società a riammetterlo in servizio e a corrispondergli le retribuzioni maturate.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Clausola Sociale

La società subentrante ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta violazione delle norme sulla decadenza e l’errata valutazione delle prove. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della Clausola Sociale.

Inapplicabilità del Termine di Decadenza

Il punto centrale della controversia legale riguardava l’applicabilità del termine di decadenza previsto dall’art. 32 della Legge n. 183/2010 (cd. Collegato Lavoro). La società sosteneva che l’azione del lavoratore fosse tardiva. La Cassazione, tuttavia, ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui tale termine non si applica alle ipotesi di Clausola Sociale. La norma sulla decadenza, infatti, riguarda i casi in cui si contesta la legittimità di un contratto (es. trasferimento d’azienda, contratto a termine) per ripristinare il rapporto con il datore di lavoro originario o accertare un rapporto in capo a un soggetto diverso. Nel caso di specie, il lavoratore non contestava la validità del precedente rapporto, ma invocava un obbligo di assunzione ex novo a carico dell’impresa subentrante, obbligo che scaturisce direttamente dalla contrattazione collettiva.

L’Onere della Prova sulla Società Subentrante

Un altro motivo di ricorso dell’azienda riguardava la presunta mancata prova, da parte del lavoratore, del suo diritto a essere preferito rispetto ad altri colleghi. La Corte ha respinto anche questa argomentazione, chiarendo un principio fondamentale: spetta all’impresa che subentra nell’appalto dimostrare di aver seguito correttamente i criteri oggettivi di selezione del personale previsti dalla contrattazione collettiva. In assenza di tale prova, la mancata assunzione di un lavoratore avente diritto è da considerarsi illegittima. La società non può limitarsi a formulare una generica proposta di assunzione, ma deve attenersi scrupolosamente alle procedure concordate, garantendo trasparenza e oggettività.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura specifica della Clausola Sociale. Essa non configura un trasferimento d’azienda, ma un obbligo legale a contrarre che tutela la stabilità occupazionale dei lavoratori coinvolti nel cambio di appalto. La tutela è autonoma e si aggiunge a quella eventualmente esperibile nei confronti del precedente datore di lavoro. La Cassazione ha sottolineato che l’interpretazione delle norme che prevedono limiti temporali all’esercizio di un diritto (come la decadenza) deve essere rigorosa e non può essere estesa per analogia a fattispecie non espressamente contemplate, come quella derivante dalla violazione della Clausola Sociale.

Inoltre, i giudici hanno ribadito che gli accordi sindacali aziendali, pur importanti nella gestione delle procedure, non possono svuotare di contenuto le garanzie previste dal CCNL. La mancata dimostrazione da parte dell’azienda di aver applicato i criteri di scelta e di aver formulato una proposta conforme ai dettami contrattuali rende la sua condotta inadempiente e giustifica la condanna alla riassunzione e al risarcimento del danno.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza significativamente la portata della Clausola Sociale come strumento di protezione dei lavoratori nei cambi di appalto. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. Nessuna Decadenza: L’azione per far valere il diritto all’assunzione basato sulla Clausola Sociale non è soggetta ai brevi termini di decadenza previsti per altre impugnazioni in materia di lavoro.
2. Onere della Prova sull’Azienda: È l’impresa subentrante a dover provare di aver agito correttamente, applicando i criteri di selezione previsti dal CCNL, e non il lavoratore a dover dimostrare il proprio diritto alla preferenza.
3. Inderogabilità delle Garanzie: Le tutele previste a livello nazionale non possono essere vanificate da accordi aziendali che si discostino dalle condizioni di garanzia per i lavoratori.

Questa pronuncia rappresenta un importante punto di riferimento per tutti i lavoratori e le organizzazioni sindacali impegnati a difendere i diritti e la stabilità occupazionale in un settore, come quello degli appalti, spesso caratterizzato da incertezza.

Nel caso di cambio appalto, si applica il termine di decadenza previsto dalla legge 183/2010 per impugnare la mancata assunzione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la disciplina della decadenza non si applica quando il lavoratore invoca l’obbligo di assunzione derivante dalla clausola sociale prevista dalla contrattazione collettiva, poiché non si tratta di un’impugnazione di un atto del datore di lavoro ma della richiesta di adempimento di un obbligo a contrarre.

A chi spetta l’onere di provare la corretta applicazione dei criteri di scelta del personale da assumere in un cambio appalto?
Secondo la Corte, spetta alla società subentrante dimostrare di aver applicato correttamente e in modo trasparente i criteri oggettivi previsti dalla contrattazione collettiva per la selezione del personale. In assenza di tale prova, la mancata assunzione si presume illegittima.

Una proposta di assunzione non conforme alla clausola sociale libera l’azienda dai suoi obblighi?
No. Una proposta di assunzione che non sia conforme ai termini e alle condizioni previste dalla clausola sociale e dagli accordi sindacali (ad esempio, per inquadramento o retribuzione) non ha effetto liberatorio per l’azienda. L’impresa rimane inadempiente rispetto all’obbligo di garantire la continuità del rapporto di lavoro alle condizioni pattuite collettivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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