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Clausola sociale: non opera se il contratto è impossibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola sociale, che obbliga il nuovo appaltatore ad assumere il personale del precedente, non è efficace se l’esecuzione del contratto diventa impossibile. Nel caso specifico, il divieto di volo dovuto alla pandemia COVID-19 ha reso ineseguibile il servizio di catering aeroportuale, annullando così l’obbligo di assunzione e rigettando la richiesta di risarcimento danni della società uscente.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Clausola Sociale: Inefficace se l’Appalto è Ineseguibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza nel diritto del lavoro: l’applicabilità della clausola sociale in circostanze eccezionali che rendono impossibile l’esecuzione di un contratto d’appalto. La decisione chiarisce che l’obbligo di riassunzione del personale non scatta automaticamente al cambio di appaltatore, ma è strettamente legato alla concreta possibilità di svolgere il servizio. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Il Cambio d’Appalto Bloccato dalla Pandemia

Una società operante nel settore del catering aeroportuale aveva perso un appalto per la fornitura di servizi su rotte intercontinentali presso un importante scalo del nord Italia. La società subentrante, secondo quanto previsto dalla clausola sociale del contratto collettivo nazionale del trasporto aereo, avrebbe dovuto assumere un numero specifico di lavoratori provenienti dall’azienda uscente.

Tuttavia, il subentro, previsto per l’8 aprile 2020, coincise con lo scoppio della pandemia da COVID-19. Un mese prima, il 9 marzo 2020, erano stati imposti divieti di volo che avevano di fatto paralizzato il traffico aereo. Di conseguenza, la società subentrante si trovò nell’impossibilità materiale di avviare il servizio di catering, poiché i voli oggetto dell’appalto erano stati sospesi.

La società uscente ha quindi citato in giudizio la nuova appaltatrice, chiedendo un risarcimento di oltre 300.000 euro per l’inadempimento dell’obbligo di assunzione. Mentre il Tribunale di primo grado aveva rigettato la domanda per altri motivi, la Corte d’Appello aveva confermato il rigetto, sostenendo che l’esecuzione del contratto era divenuta impossibile per factum principis, ovvero a causa di un ordine dell’autorità (il divieto di volo).

La Questione Giuridica e l’Applicazione della Clausola Sociale

Il caso è giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha dovuto rispondere a una domanda cruciale: la clausola sociale opera in modo automatico al momento del cambio di commessa, oppure la sua efficacia è subordinata all’effettivo avvio dell’attività da parte del nuovo gestore?

Secondo la tesi della ricorrente, l’obbligo di assunzione sorgerebbe con la semplice aggiudicazione dell’appalto e la cessazione del servizio da parte del vecchio gestore. L’impossibilità di eseguire la prestazione sarebbe un rischio a carico del nuovo appaltatore. La Corte, tuttavia, ha sposato un’interpretazione differente, focalizzata sulla ratio della norma.

La Decisione della Cassazione sulla Clausola Sociale e l’Impossibilità Sopravvenuta

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che la clausola sociale non è un meccanismo astratto, ma uno strumento finalizzato a garantire la stabilità occupazionale in un contesto di continuità aziendale e di servizio.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la fattispecie che attiva la clausola sociale presuppone una situazione di fatto effettiva: un cambio di appalto in cui il nuovo gestore è messo in condizione di esercitare concretamente l’attività. L’obbligo di assunzione è funzionale a questa continuità. Se, come nel caso esaminato, un’impossibilità sopravvenuta e imprevedibile impedisce al nuovo gestore di iniziare la prestazione, viene meno il presupposto logico e giuridico-economico per l’acquisizione del personale.

In altri termini, l’obbligazione di assumere i lavoratori non può sorgere se il contratto è ‘nato morto’, ovvero se il servizio non può essere materialmente eseguito fin dal primo momento. L’interpretazione corretta, secondo la Corte, è che il perimetro di tutela della clausola sociale riguarda le ipotesi in cui al cambio di commessa si accompagna l’effettivo inizio della prestazione da parte del gestore subentrante. Far gravare il rischio di un evento come la pandemia sul nuovo appaltatore, costringendolo ad assumere personale per un’attività inesistente, sarebbe contrario alla logica e alla finalità della norma.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio fondamentale: l’operatività della clausola sociale è intrinsecamente legata all’eseguibilità del contratto d’appalto. In presenza di un’impossibilità sopravvenuta che impedisce l’avvio del servizio, l’obbligo di assunzione del personale non sorge. Questa decisione offre un importante chiarimento per tutti gli operatori economici coinvolti in cambi di appalto, specialmente in contesti resi incerti da eventi esterni imprevedibili. La tutela dei lavoratori, pur fondamentale, non può tradursi in un obbligo irragionevole a carico dell’impresa subentrante quando manca l’oggetto stesso del lavoro.

L’obbligo di assunzione previsto dalla clausola sociale scatta con la semplice aggiudicazione di un appalto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la clausola sociale presuppone che il nuovo gestore sia effettivamente messo in condizione di esercitare l’attività oggetto dell’appalto. La sola aggiudicazione non è sufficiente se l’esecuzione del servizio è impossibile.

Cosa succede alla clausola sociale se l’esecuzione del contratto diventa impossibile a causa di un evento esterno, come una pandemia?
In caso di impossibilità sopravvenuta dell’esecuzione dell’appalto (come il divieto di voli per la pandemia), la clausola sociale non può operare. Viene a mancare il presupposto fondamentale, cioè l’effettivo inizio della prestazione da parte del nuovo gestore, e di conseguenza non sorge l’obbligo di assunzione.

La clausola sociale tutela l’occupazione in modo assoluto, anche se l’attività lavorativa cessa?
No. La Corte chiarisce che la finalità della clausola è garantire la stabilità occupazionale nel passaggio da un gestore all’altro, ma solo se vi è una continuità dell’attività. La clausola non crea un obbligo di assunzione ‘a vuoto’ se il servizio non può essere concretamente svolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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