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Clausola risolutiva espressa: legittimo il recesso?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del recesso immediato da un contratto di agenzia a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di vendita (budget) da parte dell’agente. La decisione si fonda sulla validità della clausola risolutiva espressa inserita nel contratto, che trasforma l’obbligazione dell’agente da obbligazione di mezzi a obbligazione di risultato. Di conseguenza, spetta all’agente dimostrare che l’inadempimento non è a lui imputabile.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Clausola Risolutiva Espressa: Quando il Mancato Budget Giustifica il Recesso

Nel mondo dei contratti di agenzia, il raggiungimento degli obiettivi di vendita è cruciale. Ma cosa succede se l’agente non raggiunge il budget pattuito? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito la validità e gli effetti di una clausola risolutiva espressa legata a specifici risultati di fatturato. Questa decisione sottolinea come, in presenza di tale clausola, l’obbligazione dell’agente si trasformi da un dovere di diligenza a un vero e proprio obbligo di risultato, con importanti conseguenze in caso di inadempimento.

I Fatti di Causa

Una società preponente, operante nel settore della telefonia, aveva stipulato nel 2001 un contratto di agenzia con una società di rappresentanze. Il contratto prevedeva non solo la promozione dei prodotti ma anche il raggiungimento di volumi d’affari minimi, trimestrali e annuali, concordati tra le parti. Fondamentale era l’articolo 15 del contratto, che configurava il mancato raggiungimento di tali ‘budget’ come un grave inadempimento, legittimando la preponente ad avvalersi di una clausola risolutiva espressa per recedere dal rapporto senza preavviso né indennità.

Nel giugno 2012, a fronte di una drastica diminuzione del fatturato nei primi due trimestri dell’anno (con cali superiori al 30% rispetto agli obiettivi e del 43% rispetto all’anno precedente su un prodotto strategico), la società preponente ha risolto ‘in tronco’ il contratto. L’agente, ritenendo il recesso ingiustificato, ha citato in giudizio la preponente per ottenere le indennità di fine rapporto e il risarcimento dei danni.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale che la Corte di Appello hanno dato ragione alla società preponente, confermando la legittimità del recesso. I giudici di merito hanno evidenziato la gravità dei risultati negativi, sottolineando come la performance dell’agente fosse ‘molto al di sotto della media aziendale delle altre agenzie’.

L’agente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. Violazione di legge: Il semplice mancato raggiungimento di un obiettivo numerico non costituirebbe un grave inadempimento senza la prova di altre violazioni contrattuali.
2. Onere della prova: La Corte d’Appello avrebbe errato a considerare provato l’inadempimento basandosi solo sul confronto con gli obiettivi, senza una valutazione comparativa con gli altri agenti.
3. Violazione dei principi di correttezza e buona fede: I giudici non avrebbero considerato il contesto di crisi economica globale e la condotta della preponente, che modificava continuamente i budget.
4. Omesso esame di un fatto decisivo: La Corte non avrebbe valutato adeguatamente l’acquiescenza della preponente, che in passato aveva già tollerato scostamenti dai budget.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla natura del contratto di agenzia in presenza di obiettivi di risultato.

Dalla Diligenza al Risultato: l’Effetto della Clausola Risolutiva Espressa

Il punto centrale della decisione riguarda la natura dell’obbligazione dell’agente. Sebbene il contratto di agenzia implichi generalmente un’obbligazione di mezzi (l’agente deve agire con diligenza per promuovere gli affari), questo principio non si applica quando le parti, come nel caso di specie, concordano espressamente il raggiungimento di risultati specifici. In questo scenario, l’obbligazione diventa di risultato. Di conseguenza, il mancato raggiungimento del budget costituisce di per sé un inadempimento. L’onere della prova si inverte: non è più la preponente a dover dimostrare la negligenza dell’agente, ma è l’agente a dover provare che il mancato risultato è dovuto a una causa a lui non imputabile (art. 1218 c.c.).

La Tolleranza Passata non Crea un Diritto all’Inadempimento

La Corte ha affrontato anche l’argomento dell’acquiescenza. Sebbene la preponente avesse tollerato in passato alcuni scostamenti dagli obiettivi, i giudici hanno ritenuto che la situazione del 2012 fosse sostanzialmente diversa e più grave. L’inadempimento, infatti, si era protratto per due trimestri consecutivi e aveva raggiunto una consistenza mai vista prima, specialmente su un prodotto considerato strategico. La tolleranza pregressa non può quindi essere interpretata come una rinuncia definitiva da parte della preponente a far valere i propri diritti contrattuali di fronte a un inadempimento di tale portata. Il ricorso a una clausola risolutiva espressa è rimasto quindi legittimo.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la libertà contrattuale permette alle parti di definire con precisione le proprie obbligazioni. L’inserimento di una clausola risolutiva espressa legata a obiettivi di vendita quantificabili è uno strumento efficace per la preponente per garantire determinati standard di performance. Per l’agente, ciò comporta una maggiore responsabilità: il suo impegno non si misura più solo sulla diligenza impiegata, ma sul risultato concreto ottenuto. In caso di fallimento, la risoluzione del contratto è una conseguenza legittima, a meno che l’agente non sia in grado di fornire la prova rigorosa che le cause dell’insuccesso sono totalmente estranee alla sua sfera di controllo.

Il mancato raggiungimento di un budget di vendita giustifica sempre il recesso immediato dal contratto di agenzia?
Sì, se nel contratto è inserita una clausola risolutiva espressa che collega specificamente il mancato raggiungimento di determinati obiettivi di risultato alla risoluzione del contratto. In tal caso, il semplice verificarsi di tale inadempimento legittima la parte ad avvalersi della clausola e risolvere il rapporto.

Se il preponente ha tollerato in passato scostamenti dal budget, può improvvisamente avvalersi della clausola risolutiva espressa?
Sì, la tolleranza passata non impedisce al preponente di avvalersi della clausola risolutiva di fronte a un nuovo inadempimento, specialmente se quest’ultimo è più grave dei precedenti per durata (es. più trimestri consecutivi) o entità, come stabilito dalla Corte nel caso esaminato.

In un contratto di agenzia con obiettivi di risultato, chi deve provare la causa del mancato raggiungimento del budget?
L’onere della prova grava sull’agente. Una volta che il preponente dimostra il mancato raggiungimento del risultato pattuito, spetta all’agente provare che tale inadempimento è stato determinato da una causa a lui non imputabile, come previsto dall’art. 1218 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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