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Clausola risolutiva espressa: guida alla cessione

Una società debitrice non rispetta i termini di pagamento di una transazione. Il creditore, una società di cartolarizzazione che aveva acquisito il credito, invoca la clausola risolutiva espressa presente nell’accordo originario. Il Tribunale di Torino conferma la risoluzione di diritto del contratto, stabilendo che il diritto di avvalersi della clausola si trasferisce al nuovo creditore insieme al credito stesso, in quanto accessorio. La domanda del debitore viene respinta.

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Pubblicato il 15 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Clausola Risolutiva Espressa: Chi Può Esercitarla Dopo la Cessione del Credito?

La clausola risolutiva espressa, disciplinata dall’art. 1456 del Codice Civile, è uno strumento potente che consente di sciogliere un contratto in modo automatico al verificarsi di un inadempimento specifico. Ma cosa succede se il creditore originale cede il suo credito a un altro soggetto? Il nuovo creditore eredita anche il diritto di attivare questa clausola? Una recente sentenza del Tribunale di Torino ha fatto luce su questo aspetto cruciale, offrendo importanti chiarimenti per debitori e creditori.

I Fatti del Caso

Al centro della controversia vi era un accordo di transazione stipulato tra una società debitrice (e i suoi garanti) e una banca. L’accordo prevedeva il pagamento di una somma a saldo e stralcio di un debito maggiore, suddivisa in diverse rate con scadenze precise. Successivamente, la banca cedeva il proprio credito a una società di cartolarizzazione nel contesto di un’operazione finanziaria più ampia.

La società debitrice, pur avendo pagato la prima rata, non rispettava le scadenze per le rate successive. Di conseguenza, la società di cartolarizzazione, in qualità di nuovo creditore, comunicava alla debitrice di considerare l’accordo di transazione risolto di diritto, avvalendosi di una specifica clausola contenuta nel contratto.

La società debitrice si opponeva, sostenendo che l’accordo non si fosse risolto e che il nuovo creditore non avesse il diritto di invocare tale clausola. Iniziava quindi una causa per far accertare la validità della transazione.

L’Importanza della Clausola Risolutiva Espressa nella Decisione

Il Tribunale ha rigettato completamente le domande della società debitrice, confermando l’avvenuta risoluzione della transazione. Il punto centrale della decisione è stata l’interpretazione della clausola contenuta nell’accordo e la sua trasferibilità.

Il contratto di transazione prevedeva che, in caso di mancato o ritardato pagamento, la banca creditrice avrebbe potuto “agire giudizialmente… per il soddisfacimento dei crediti portati dal decreto ingiuntivo” originario. Secondo il giudice, questa formulazione, sebbene non utilizzi le parole esatte “risoluzione di diritto”, manifesta in modo inequivocabile l’intenzione delle parti di collegare l’inadempimento a una conseguenza risolutiva, qualificandosi a tutti gli effetti come una clausola risolutiva espressa.

La Trasferibilità del Diritto di Avvalersi della Clausola

Una volta stabilita la natura della clausola, il Tribunale ha affrontato la questione principale: la società di cartolarizzazione, come cessionaria del credito, aveva il diritto di attivarla? La risposta è stata affermativa.

Richiamando un recente orientamento della Corte di Cassazione (sentenza n. 9479/2024), il giudice ha sottolineato che l’art. 1263 c.c. prevede che, con la cessione, il credito si trasferisce al nuovo creditore con tutti i suoi accessori. Il diritto di avvalersi della clausola risolutiva espressa non è un diritto autonomo, ma una situazione soggettiva strettamente legata alla tutela del credito stesso. Pertanto, esso si trasferisce insieme al credito come parte integrante della “situazione creditoria ceduta”.

Il nuovo creditore eredita non solo il diritto di incassare la somma, ma anche tutti gli strumenti contrattuali previsti per tutelare tale diritto, inclusa la facoltà di risolvere il contratto in caso di inadempimento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della sentenza si fondano su una rigorosa applicazione della legge e della giurisprudenza consolidata. Il Tribunale ha specificato che, in presenza di una clausola risolutiva espressa, al giudice è preclusa qualsiasi valutazione sulla gravità dell’inadempimento. Le parti, inserendo tale clausola, hanno già deciso a priori quale inadempimento considerano abbastanza grave da giustificare la fine del rapporto. La semplice comunicazione del creditore di volersi avvalere della clausola è sufficiente a produrre l’effetto risolutivo.

Nel caso specifico, la società di cartolarizzazione aveva comunicato chiaramente, tramite PEC, che l’accordo era da “ritenersi automaticamente risolto” a causa del mancato pagamento. Questa comunicazione è stata ritenuta una valida dichiarazione ai sensi dell’art. 1456 c.c.

Il Tribunale ha anche respinto l’argomentazione della debitrice riguardo a una presunta violazione del dovere di buona fede da parte del creditore. La documentazione prodotta, al contrario, dimostrava la chiara e costante intenzione del nuovo creditore di considerare risolta la transazione e di agire per il recupero del credito originario, ben più elevato.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali. Primo, una clausola risolutiva espressa è uno strumento efficace che automatizza la risoluzione del contratto, eliminando la necessità di una valutazione giudiziale sulla gravità della violazione. Secondo, e più importante, i diritti accessori, inclusa la facoltà di avvalersi di tale clausola, seguono il credito nella sua cessione. Chi acquista un credito, acquista anche gli strumenti per proteggerlo. Per i debitori, ciò significa che la massima attenzione deve essere prestata al rispetto puntuale degli obblighi previsti in accordi che contengono clausole di questo tipo, poiché un ritardo può portare alla fine immediata dell’accordo e alla reviviscenza del debito originario, a prescindere da chi sia il creditore in quel momento.

Quando un credito viene ceduto, il nuovo creditore può usare la clausola risolutiva espressa presente nel contratto originario?
Sì. Il Tribunale ha stabilito che il diritto di avvalersi della clausola risolutiva espressa è un accessorio del credito. In base all’art. 1263 c.c., questo diritto si trasferisce al nuovo creditore (cessionario) insieme al credito stesso.Una comunicazione via PEC che dichiara un accordo ‘automaticamente risolto’ è sufficiente per attivare la clausola?
Sì. La sentenza ha ritenuto che una comunicazione formale, come una PEC, in cui il creditore dichiara di considerare l’accordo risolto a causa del mancato pagamento, costituisce la valida dichiarazione di volersi avvalere della clausola, come richiesto dall’art. 1456 c.c., producendo così l’effetto risolutivo.

Se un contratto contiene una clausola risolutiva espressa, il giudice deve comunque valutare se l’inadempimento è grave?
No. Il Tribunale ha ribadito l’orientamento costante della giurisprudenza secondo cui, in presenza di una clausola risolutiva espressa, al giudice è preclusa ogni indagine sulla gravità dell’inadempimento. Sono le parti stesse che, inserendo la clausola, hanno già valutato che quella specifica violazione è abbastanza grave da causare la risoluzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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