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Clausola penale eccessiva: la Cassazione decide

In un caso di ritardo nella consegna di un immobile, una società di costruzioni si è vista applicare una clausola che trasferiva la proprietà dell’edificio al committente. La società ha sostenuto che si trattasse di una clausola penale eccessiva e ha chiesto la sua riduzione. La Corte di Cassazione, ritenendo la questione giuridica nuova e di particolare importanza, ha rinviato il caso alla pubblica udienza per una decisione che possa fare da guida per futuri casi simili.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Clausola Penale Eccessiva: Quando la Sanzione è un Intero Immobile

In un contratto, cosa succede se la penalità per un ritardo non è una somma di denaro, ma la perdita di un intero edificio? Questa è la domanda al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che si è trovata a valutare una clausola penale eccessiva di natura molto particolare. La vicenda mette in luce la delicata questione dell’equità contrattuale e del potere del giudice di intervenire per riequilibrare accordi sproporzionati.

I Fatti di Causa: Un Accordo Immobiliare Complesso

La vicenda ha origine da un contratto stipulato tra una proprietaria terriera e una società di costruzioni. L’accordo prevedeva che la società acquisisse il diritto di superficie su un terreno per edificarvi un immobile. In cambio, la società si impegnava a versare una somma di denaro e, una volta completata l’opera, a trasferire alla proprietaria due appartamenti e due cantine a titolo di permuta per la piena proprietà del suolo.

Il contratto conteneva una clausola risolutiva espressa molto severa: in caso di mancato completamento dei lavori entro diciotto mesi, il diritto di superficie si sarebbe estinto automaticamente e tutte le costruzioni realizzate sul terreno sarebbero diventate di proprietà della committente, senza che l’impresa costruttrice potesse pretendere alcuna indennità o rimborso.

La Controversia: il Ritardo e l’Attivazione della Clausola

A causa di ritardi, l’opera non fu completata nel termine pattuito. La proprietaria del terreno ha quindi agito in giudizio, invocando la clausola e chiedendo che venisse dichiarata la risoluzione del contratto e il suo diritto a trattenere l’edificio parzialmente costruito. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, confermando la validità della clausola e condannando l’impresa a pagare anche una somma residua.

La società costruttrice ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra gli altri motivi, che la clausola rappresentasse una clausola penale eccessiva, e come tale dovesse essere ricondotta ad equità dal giudice, ai sensi dell’art. 1384 del codice civile.

Le Motivazioni della Cassazione: Una Questione da Approfondire

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso meritevole di un’analisi approfondita. La particolarità del caso risiede nella natura della penale: non una somma di denaro, ma l’acquisizione di un bene fisico di valore ingente. L’impresa ricorrente ha evidenziato la manifesta sproporzione: a fronte di un prezzo per la vendita del terreno pattuito in 250.000 euro, la sanzione consisteva nell’acquisizione di opere edili già realizzate per un valore stimato di 511.000 euro.

La questione giuridica sollevata è se il potere del giudice di ridurre una clausola penale eccessiva si applichi anche quando questa non ha natura pecuniaria ma prevede il trasferimento di un bene. La Corte ha rilevato l’assenza di precedenti specifici su questo punto, riconoscendo la necessità di un “intervento nomofilattico”, ovvero una pronuncia che stabilisca un principio di diritto chiaro e uniforme per tutti.

Per questa ragione, anziché decidere immediatamente, la Corte ha disposto, con un’ordinanza interlocutoria, la trattazione della causa in pubblica udienza. Questa scelta sottolinea l’importanza della questione e la volontà di esaminarla con la massima attenzione, coinvolgendo tutte le sezioni competenti per giungere a una decisione ponderata.

Conclusioni: Le Implicazioni della Futura Decisione

L’ordinanza in esame non risolve la controversia, ma la pone al centro del dibattito giuridico. La futura sentenza della Corte di Cassazione avrà un impatto significativo sulla redazione e l’interpretazione dei contratti, in particolare nel settore immobiliare e delle costruzioni. Se la Corte dovesse affermare la riducibilità anche delle penali “in natura”, si rafforzerebbe il principio di equità contrattuale, limitando la possibilità per una parte di trarre un vantaggio sproporzionato dall’inadempimento altrui. Al contrario, una decisione restrittiva confermerebbe un’interpretazione più letterale della norma, lasciando meno margini di intervento al giudice. La decisione finale è attesa con grande interesse da tutti gli operatori del diritto.

Qual è la questione giuridica principale sollevata in questa ordinanza?
La questione principale è se il potere del giudice di ridurre una penale manifestamente eccessiva, previsto dall’art. 1384 del codice civile, si applichi anche quando la penale non consiste nel pagamento di una somma di denaro, ma nell’acquisizione di un bene immobile, come un edificio in costruzione.

Perché la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva?
La Corte ha ritenuto che la questione giuridica fosse nuova, peculiare e priva di specifici precedenti giurisprudenziali. Data la sua importanza per garantire un’interpretazione uniforme della legge (funzione nomofilattica), ha preferito rimettere la causa alla pubblica udienza per una trattazione più approfondita, anziché deciderla in camera di consiglio.

In cosa consisteva la penale prevista dal contratto oggetto della controversia?
La penale prevedeva che, in caso di mancato completamento dei lavori nei termini, il contratto si sarebbe risolto automaticamente e tutte le costruzioni presenti sul terreno sarebbero diventate di proprietà della committente, senza alcun diritto a indennità o rimborso per l’impresa costruttrice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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