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Clausola foro esclusivo: la Cassazione fa chiarezza

Una società di franchising ha citato in giudizio un affiliato per mancati pagamenti. L’affiliato ha contestato la competenza del tribunale indicato nel contratto, sostenendo l’invalidità della clausola foro esclusivo. La Corte di Cassazione ha confermato la validità della clausola, chiarendo che un riferimento specifico e una doppia sottoscrizione sono sufficienti per la sua efficacia, anche se elencata insieme ad altre clausole non vessatorie. Di conseguenza, è stata affermata la competenza del tribunale scelto dalle parti nel contratto.

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Clausola Foro Esclusivo: la Cassazione Stabilisce i Criteri di Validità

L’inserimento di una clausola foro esclusivo nei contratti commerciali, specialmente in ambiti come il franchising, è una pratica comune per stabilire preventivamente quale tribunale sarà competente in caso di controversie. Tuttavia, la sua validità è spesso oggetto di dibattito legale, in particolare quando si discute della sua natura ‘vessatoria’. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui requisiti di approvazione di tali clausole, rafforzando la certezza del diritto nei rapporti tra imprese.

I Fatti di Causa

Una nota società operante nel settore del franchising immobiliare aveva stipulato due contratti con un imprenditore individuale, concedendogli l’uso del marchio, del know-how e dell’assistenza tecnica in cambio del pagamento di royalties mensili. Entrambi i contratti contenevano una clausola che designava in via esclusiva il Tribunale della sede del franchisor come competente per ogni eventuale controversia.

A seguito del mancato pagamento delle royalties, la società franchisor ha risolto i contratti e ottenuto un decreto ingiuntivo dal tribunale designato. L’imprenditore (franchisee) si è opposto al decreto, eccependo in via preliminare l’incompetenza territoriale di tale tribunale. A suo dire, la clausola sul foro esclusivo era nulla perché, essendo vessatoria, era stata sottoscritta ‘in blocco’ insieme ad altre clausole, senza la specifica approvazione richiesta dall’art. 1341 del Codice Civile. Il Tribunale adito ha accolto l’eccezione, dichiarando la propria incompetenza in favore del tribunale del luogo di residenza del franchisee.

La Validità della Clausola Foro Esclusivo secondo la Cassazione

La società franchisor ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione tramite un regolamento di competenza. La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo il ricorso e affermando la piena validità della clausola foro esclusivo.

I giudici hanno chiarito che l’obbligo di specifica approvazione per iscritto delle clausole vessatorie, previsto dall’art. 1341 c.c., è rispettato anche quando vi è un richiamo numerico a più clausole, purché tale richiamo non sia cumulativo e indistinto. Nel caso specifico, le clausole erano state oggetto di una doppia sottoscrizione e specificamente richiamate con riferimento al loro contenuto. Questo meccanismo, secondo la Corte, garantisce che il sottoscrittore abbia la possibilità di acquisire piena conoscenza dell’impegno che sta assumendo.

L’errore del giudice di primo grado è stato quello di considerare la clausola nulla solo perché nel richiamo erano presenti anche clausole non vessatorie. La Cassazione ha specificato che tale circostanza non genera di per sé una ‘confusione’ tale da invalidare l’approvazione, specialmente quando la clausola derogatoria della competenza territoriale è chiaramente identificabile e rientra tra quelle tassativamente elencate dalla legge come onerose.

Il Principio Alternativo: il Foro dell’Obbligazione

La Corte ha inoltre aggiunto un’importante considerazione ‘ad abundantiam’. Anche se, per assurdo, la clausola fosse stata invalida, il Tribunale della sede del franchisor sarebbe stato comunque competente in base all’art. 20 del Codice di Procedura Civile. Questo articolo prevede, come foro facoltativo per le cause relative a diritti di obbligazione, quello del luogo in cui il contratto è stato concluso o dove l’obbligazione deve essere eseguita.

Nel caso in esame, era pacifico che i contratti fossero stati firmati presso la sede della società creditrice e che l’obbligazione di pagamento di una somma di denaro dovesse essere adempiuta al domicilio del creditore stesso. Pertanto, anche in assenza di un accordo specifico, la competenza sarebbe ricaduta sullo stesso tribunale.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa ma pragmatica dell’art. 1341 c.c. L’obiettivo della norma è tutelare il contraente debole dalla sottoscrizione inconsapevole di clausole onerose, non quello di creare un formalismo eccessivo che ostacoli la libertà contrattuale. Se la modalità di approvazione, pur tramite richiamo numerico, è strutturata in modo da richiamare l’attenzione del sottoscrittore sul contenuto specifico delle clausole onerose, allora lo scopo della legge è raggiunto. La Corte ha ritenuto che il sindacato del giudice dovesse limitarsi a verificare il rispetto della regola della doppia sottoscrizione e il carattere non meramente cumulativo del richiamo, senza entrare nel merito di una presunta ‘confusione’ derivante dalla compresenza di clausole di diversa natura.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per la redazione dei contratti standardizzati. La validità di una clausola foro esclusivo non è compromessa dalla sua inclusione in un elenco che contiene anche pattuizioni non vessatorie, a condizione che sia garantita la specifica approvazione scritta e che il richiamo non sia generico. Per le imprese, ciò significa poter contare su una maggiore stabilità degli accordi sulla competenza, elemento cruciale per la pianificazione e la gestione del contenzioso. Per i contraenti, resta la garanzia che l’attenzione su clausole così importanti debba essere sollecitata in modo chiaro e inequivocabile.

Quando è valida una clausola foro esclusivo in un contratto tra imprese?
Secondo la Corte di Cassazione, la clausola è valida se viene specificamente approvata per iscritto dalla parte che si obbliga. Un richiamo numerico alla clausola, accompagnato da una sintetica indicazione del suo contenuto e da una seconda firma separata, è considerato sufficiente a soddisfare il requisito di legge, garantendo che il sottoscrittore ne abbia compreso la portata.

La presenza di clausole non vessatorie accanto a quella sul foro esclusivo ne causa la nullità?
No. La Corte ha chiarito che il semplice fatto di richiamare in un unico elenco sia clausole vessatorie (come quella sul foro) sia clausole non onerose non determina automaticamente la nullità per ‘confusione’. L’importante è che il richiamo non sia un blocco unico e indistinto e che la clausola vessatoria sia chiaramente individuabile, permettendo una consapevole approvazione.

Cosa succede se la clausola foro esclusivo viene giudicata nulla?
Se la clausola viene dichiarata nulla, la competenza territoriale viene determinata secondo i criteri ordinari previsti dal codice di procedura civile. Tra questi, vi sono il foro del luogo di residenza del convenuto (art. 18 c.p.c.) o, per le obbligazioni contrattuali, il foro del luogo dove il contratto è stato concluso o dove l’obbligazione deve essere eseguita (art. 20 c.p.c.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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