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Clausola delimitazione oggetto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’assicurata che chiedeva l’indennizzo per il furto di un impianto fotovoltaico. La Corte ha stabilito che la clausola contrattuale che imponeva specifici sistemi di sicurezza non era vessatoria, ma una clausola di delimitazione dell’oggetto del contratto. Poiché l’assicurata non aveva rispettato tale condizione, il rischio non era coperto dalla polizza.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Clausola Delimitazione Oggetto vs Clausola Vessatoria: La Cassazione fa Chiarezza sulle Polizze Furto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di contratti di assicurazione. La questione centrale riguarda la natura di quelle clausole che richiedono l’adozione di specifiche misure di sicurezza da parte dell’assicurato. Si tratta di clausole vessatorie, che limitano la responsabilità dell’assicuratore, oppure di una clausola delimitazione oggetto, che definisce semplicemente l’ambito del rischio coperto? La risposta a questa domanda ha implicazioni cruciali per la validità della copertura assicurativa.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di indennizzo avanzata da una persona a seguito del furto di un impianto fotovoltaico di sua proprietà. L’assicurata aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per circa 44.000 euro contro la propria compagnia assicuratrice. Tuttavia, la compagnia si è opposta, sostenendo che la polizza non fosse operativa. Il contratto, infatti, prevedeva una clausola specifica che, per impianti di quella tipologia e potenza, subordinava la copertura alla presenza di un sistema di allarme collegato in remoto con un istituto di vigilanza privato, in grado di intervenire entro 60 minuti.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla compagnia assicuratrice, respingendo le pretese dell’assicurata. Quest’ultima ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, la natura vessatoria della clausola e una sua interpretazione errata e ambigua.

L’Analisi della Clausola Delimitazione Oggetto nella Polizza

Il cuore della controversia risiede nella qualificazione giuridica della clausola contrattuale. L’assicurata sosteneva che si trattasse di una clausola vessatoria ai sensi dell’art. 1341 c.c. e dell’allora vigente art. 1469-bis c.c. (ora trasfuso nel Codice del Consumo), in quanto limitava la responsabilità dell’assicuratore e imponeva una condizione gravosa. Secondo questa tesi, la clausola avrebbe dovuto essere specificamente approvata per iscritto per essere valida, cosa che non era avvenuta.

I giudici di merito, e successivamente la Cassazione, hanno invece sposato una tesi differente. Essi hanno distinto tra:
1. Clausole limitative della responsabilità: Quelle che limitano le conseguenze della colpa o dell’inadempimento dell’assicuratore o che escludono un rischio altrimenti coperto. Queste sono considerate vessatorie.
2. Clausole di delimitazione dell’oggetto: Quelle che definiscono il contenuto e i limiti della garanzia, specificando concretamente quale rischio è assicurato. Queste non sono vessatorie perché contribuiscono a definire la stessa prestazione contrattuale.

Nel caso di specie, la clausola che imponeva un sistema di allarme collegato non limitava la responsabilità della compagnia per un evento coperto, ma definiva le condizioni necessarie affinché il rischio furto fosse coperto. In altre parole, la polizza garantiva l’indennizzo per il furto di un impianto fotovoltaico a condizione che fosse protetto in un determinato modo. L’assenza di tale protezione poneva l’evento al di fuori dell’oggetto stesso della garanzia assicurativa.

L’Irrilevanza di Sistemi di Sicurezza Alternativi

L’assicurata aveva anche sostenuto di aver installato un sistema di allarme diverso, a suo dire persino più efficace, che inviava notifiche ai cellulari di parenti e collaboratori. La Corte ha ritenuto questa argomentazione irrilevante. L’interpretazione del contratto era chiara e non lasciava spazio a dubbi: era richiesto tassativamente un collegamento con un istituto di vigilanza. La volontà delle parti, come cristallizzata nel contratto, non poteva essere superata da una valutazione soggettiva sull’efficacia di sistemi alternativi. Sostituire l’interpretazione letterale e logica del contratto con una più gradita al ricorrente non è ammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno sottolineato che l’orientamento giurisprudenziale è consolidato nel ritenere che le clausole di un contratto di assicurazione contro il furto, che subordinano la garanzia all’adozione di speciali dispositivi di sicurezza, non realizzano una limitazione della responsabilità dell’assicuratore. Esse, invece, definiscono il contenuto e i limiti della garanzia, specificando il rischio garantito. Di conseguenza, non necessitano di una specifica approvazione per iscritto per essere valide.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, ritenendoli generici, confusi o infondati. In particolare, ha escluso che la clausola fosse ambigua e ha confermato che l’accertamento sulla mancanza del collegamento con l’istituto di vigilanza era un apprezzamento di fatto, adeguatamente motivato e non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante promemoria per tutti gli assicurati: leggere attentamente le condizioni contrattuali è fondamentale. Le clausole che definiscono le misure di sicurezza richieste non sono mere formalità, ma elementi essenziali che delimitano l’oggetto della copertura. Ignorarle o adottare soluzioni alternative, anche se ritenute migliori, può comportare la perdita totale del diritto all’indennizzo. Per le compagnie assicurative, la decisione rafforza la legittimità delle clausole che mirano a circoscrivere il rischio, a patto che siano formulate in modo chiaro e non ambiguo. La distinzione tra clausola vessatoria e clausola delimitazione oggetto rimane un caposaldo del diritto assicurativo, essenziale per bilanciare la tutela dell’assicurato con la corretta definizione del perimetro di rischio assunto dall’assicuratore.

Una clausola in una polizza assicurativa che richiede specifiche misure di sicurezza per la copertura del rischio furto è una clausola vessatoria?
No, secondo la Corte di Cassazione e la giurisprudenza consolidata, tale clausola non è vessatoria. Non limita la responsabilità dell’assicuratore, ma definisce l’oggetto e i limiti della garanzia assicurativa, specificando le condizioni alle quali il rischio è coperto. Pertanto, non necessita di specifica approvazione scritta.

Qual è la differenza tra una clausola che limita la responsabilità e una che delimita l’oggetto del contratto?
Una clausola limitativa della responsabilità restringe le conseguenze dell’inadempimento dell’assicuratore o esclude un rischio che sarebbe altrimenti coperto. Una clausola di delimitazione dell’oggetto, invece, specifica quali rischi e a quali condizioni sono coperti dalla polizza, contribuendo a definire la prestazione stessa. Le prime sono vessatorie, le seconde no.

L’installazione di un sistema di sicurezza alternativo, anche se potenzialmente più efficace di quello richiesto dalla polizza, è sufficiente per ottenere l’indennizzo?
No. Se il contratto prevede espressamente e chiaramente l’adozione di uno specifico dispositivo di sicurezza (es. allarme collegato a un istituto di vigilanza), l’assicurato è tenuto a rispettare tale previsione. L’adozione di un sistema diverso, anche se soggettivamente ritenuto più valido, non è sufficiente a soddisfare l’onere contrattuale e può comportare la perdita del diritto all’indennizzo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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