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Clausola compromissoria: quando non si applica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3004/2025, ha stabilito che una clausola compromissoria contenuta nello statuto di un consorzio, che devolve ad arbitri le ‘liti tra consorziati’, non si applica quando l’azione legale è intentata da un consorziato contro il consorzio stesso. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera consortile. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che la lite contro l’ente non equivale a una lite tra membri, e ha quindi dichiarato la competenza del tribunale ordinario, sottolineando la necessità di un’interpretazione letterale e non estensiva della clausola compromissoria.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Clausola Compromissoria: La Cassazione Ne Definisce i Limiti in Ambito Consortile

L’inserimento di una clausola compromissoria negli statuti societari o consortili è una prassi comune per deviare le controversie dalla giustizia ordinaria a quella arbitrale, spesso percepita come più rapida e specializzata. Tuttavia, la sua efficacia dipende da una formulazione chiara e precisa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante lezione sull’interpretazione di tali clausole, stabilendo che la loro applicazione deve essere rigorosa e non può essere estesa oltre il tenore letterale. Analizziamo la vicenda.

I Fatti di Causa: L’Impugnazione della Delibera Consortile

La controversia nasce dall’azione legale intrapresa da un ex presidente e da una società agricola, entrambi membri di un Consorzio Stradale. Essi hanno impugnato una delibera assembleare del 2015, contestandone la validità per diverse irregolarità, tra cui vizi di convocazione e mancanza dei quorum necessari. L’azione è stata diretta contro il Consorzio stesso, il suo nuovo presidente e il Comune territorialmente competente.

Il Percorso Giudiziario: Competenza Contesa tra Tribunale e Arbitri

Il percorso giudiziario è stato complesso. Inizialmente, il Tribunale si era dichiarato privo di giurisdizione. Successivamente, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, affermando la competenza del giudice ordinario. Riassunto il giudizio dinanzi al Tribunale, quest’ultimo ha però cambiato nuovamente rotta: accogliendo l’eccezione sollevata dal Comune convenuto, ha dichiarato il proprio difetto di competenza a favore di un collegio arbitrale, basandosi su una clausola compromissoria presente nello statuto del Consorzio.

Contro questa decisione, i ricorrenti hanno proposto regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo tre motivi: l’eccezione di arbitrato era tardiva, il Comune non aveva legittimazione a sollevarla e, soprattutto, la controversia non rientrava nell’ambito di applicazione della clausola.

L’Interpretazione della Clausola Compromissoria da Parte della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto i primi due motivi, ma ha accolto quello decisivo, relativo all’interpretazione della clausola compromissoria. L’articolo 20 dello statuto consortile prevedeva due scenari distinti:

1. Liti attive o passive del consorzio: Per queste, il presidente poteva stare in giudizio previa autorizzazione dell’assemblea.
2. Liti tra consorziati: Solo queste dovevano essere deferite a un collegio arbitrale.

La Corte ha osservato che la distinzione era netta e inequivocabile. La controversia in esame, essendo stata promossa da un membro (e un ex membro) contro l’ente consortile, non poteva essere classificata come una “lite tra consorziati”.

Le Motivazioni

Il giudice di merito aveva fornito un’interpretazione estensiva della clausola, ritenendola applicabile a tutte le controversie legate all’operatività dello statuto. La Cassazione ha bocciato questo approccio, affermando che una clausola compromissoria, in assenza di una chiara volontà contraria, deve essere interpretata in senso restrittivo. Essa si applica solo alle controversie che hanno la loro causa petendi (ragione della pretesa) nel contratto o nello statuto in cui è inserita, e solo tra i soggetti specificamente indicati.

Il Collegio ha sottolineato che il tenore letterale della clausola era inequivocabile: l’obbligo di arbitrato era previsto solo per le liti “tra consorziati” e non per quelle “nei confronti del Consorzio”. Pertanto, applicare la clausola al caso di specie sarebbe stata una forzatura interpretativa non consentita. La lite, vedendo contrapposti dei membri all’ente stesso, ricade nella competenza del giudice ordinario.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ha cassato la sentenza del Tribunale e ha dichiarato la competenza del Tribunale ordinario di Macerata, al quale le parti dovranno riassumere il giudizio. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le clausole che derogano alla giurisdizione ordinaria devono essere interpretate con rigore e non possono essere applicate per analogia a situazioni non espressamente previste. Per chi redige statuti e contratti, è un monito a formulare le clausole compromissorie con la massima precisione per evitare incertezze e lunghi iter giudiziari sulla competenza.

Quando una clausola compromissoria in uno statuto consortile non si applica?
Non si applica quando la sua formulazione si riferisce esplicitamente alle ‘liti tra consorziati’ e l’azione legale è invece intentata da un consorziato contro il consorzio stesso. La lite contro l’ente non è equiparabile a una lite tra membri.

La mancata riproposizione di un’eccezione nelle conclusioni finali equivale a una rinuncia?
No, secondo la giurisprudenza citata, la mancata riproposizione formale di un’eccezione nelle conclusioni finali non comporta automaticamente una presunzione di rinuncia. È necessario che dal comportamento processuale complessivo della parte emerga in modo inequivocabile la volontà di abbandonare tale eccezione.

Una parte con un ruolo processuale secondario può sollevare un’eccezione di incompetenza?
Sì. La Corte ha stabilito che anche una parte con una posizione processuale più defilata, come un Comune convenuto in un giudizio riguardante un consorzio stradale, riveste comunque la qualità di parte processuale e, per tale sola circostanza, è legittimata a sollevare tutte le eccezioni relative alla corretta individuazione del giudice competente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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