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Clausola competenza territoriale: quando è esclusiva?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 697/2024, ha stabilito che una clausola di competenza territoriale in un contratto è meramente aggiuntiva e non esclusiva se non manifesta in modo espresso e inequivocabile la volontà delle parti di escludere gli altri fori previsti dalla legge. Nel caso specifico, una società aveva contestato la competenza del Tribunale di Napoli a favore di quello di Torino, basandosi su una clausola contrattuale. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la semplice indicazione di un foro non è sufficiente a renderlo l’unico competente, confermando così la decisione del giudice di merito.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Clausola Competenza Territoriale: Quando è Esclusiva e Quando No?

L’inserimento di una clausola competenza territoriale in un contratto è una pratica comune per stabilire in anticipo quale tribunale dovrà risolvere eventuali future controversie. Tuttavia, la sua formulazione è cruciale: una semplice indicazione di un foro non basta a renderlo esclusivo. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 697/2024 offre un importante chiarimento su come interpretare tali clausole, sottolineando che l’esclusività deve risultare da una volontà chiara e inequivocabile delle parti.

Il Contesto del Caso: un Contratto e Due Fori Competenti

La vicenda trae origine da un’opposizione a un decreto ingiuntivo. Una società (la ricorrente) si era opposta al provvedimento di pagamento emesso dal Tribunale di Napoli, sollevando un’eccezione di incompetenza territoriale. Secondo la ricorrente, il contratto stipulato con la controparte conteneva, all’articolo 12, una clausola che designava il Tribunale di Torino come competente per tutte le controversie. Il Tribunale di Napoli, tuttavia, aveva respinto l’eccezione, ritenendo che la clausola non escludesse i fori alternativi previsti dalla legge (come il foro della sede legale della società convenuta), ma si limitasse ad aggiungerne uno.

La società ha quindi proposto un regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il giudice di merito avesse errato nell’interpretare la clausola, non considerando elementi esterni al contratto, come una lettera inviata contestualmente alla firma, che a suo dire esprimeva la chiara volontà di scegliere Torino per evitare i ‘tempi biblici’ della giustizia napoletana.

L’Interpretazione della Clausola di Competenza Territoriale secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale di Napoli e ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza. Per derogare alla competenza territoriale ordinaria e stabilire un foro esclusivo, non è sufficiente indicare convenzionalmente un tribunale, anche se questo coincide con uno dei fori previsti dalla legge.

È necessaria una pattuizione espressa che manifesti una volontà concorde e inequivocabile delle parti di escludere la competenza di qualsiasi altro foro. In mancanza di una dichiarazione chiara e precisa in tal senso, la clausola si interpreta come introduttiva di un foro concorrente, che si aggiunge a quelli legali senza sostituirli.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione sull’analisi del dato letterale della clausola contrattuale. Secondo i giudici, il testo non lasciava emergere alcuna intenzione espressa di escludere l’operatività degli altri fori. L’interpretazione del Tribunale, che ha accertato l’inequivoca volontà delle parti attraverso una valutazione di fatto, è stata ritenuta corretta e coerente con l’orientamento della Cassazione.

Inoltre, la Corte ha specificato che elementi esterni al contratto, come la lettera prodotta dalla ricorrente, non possono essere utilizzati per ‘creare’ un consenso su elementi essenziali non presenti nel testo dell’accordo. Tali elementi possono, al massimo, confermare un’interpretazione già desumibile dal contratto, ma non possono supplire alla mancanza di una chiara volontà bilaterale. Poiché la lettera proveniva da una sola parte, non poteva dimostrare la ‘comune volontà’ necessaria per stabilire l’esclusività del foro.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un importante monito per chi redige contratti: la chiarezza è fondamentale. Se le parti intendono designare un foro come esclusivamente competente, devono scriverlo in modo esplicito. Frasi come ‘il foro esclusivamente competente per ogni controversia sarà…’ o formule simili sono necessarie per evitare ambiguità.

In assenza di tale specificazione, la clausola competenza territoriale sarà considerata semplicemente come un’opzione in più a disposizione delle parti, che potranno ancora adire i tribunali competenti secondo i criteri di legge (ad esempio, quello del luogo di residenza del convenuto o dove l’obbligazione è sorta o deve essere eseguita). La decisione sottolinea come il giudice debba attenersi primariamente al testo del contratto, senza poter inferire volontà non espresse chiaramente da entrambe le parti.

Quando una clausola che designa un foro in un contratto è considerata esclusiva?
Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, una clausola di competenza territoriale è considerata esclusiva solo se contiene una dichiarazione espressa e inequivocabile da cui risulti, in modo chiaro e preciso, la volontà concorde delle parti non solo di designare un foro, ma anche di escludere la competenza di tutti gli altri fori previsti dalla legge.

È possibile utilizzare documenti esterni al contratto, come una lettera, per interpretare la volontà delle parti su una clausola di competenza?
No, non è possibile utilizzare elementi estrinseci al contratto (come una lettera unilaterale) per desumere la formazione del consenso su un elemento essenziale quale l’esclusività del foro. Tali documenti possono essere usati solo per confermare un’interpretazione già desumibile dal testo del contratto, ma non per integrare il suo contenuto, poiché l’interpretazione deve basarsi sulla comune volontà bilaterale delle parti.

Cosa succede se una clausola di competenza territoriale non è espressamente esclusiva?
Se la clausola non indica espressamente l’esclusività del foro designato, essa viene interpretata come un accordo per aggiungere un foro alternativo a quelli già previsti dalla legge (foro generale delle persone fisiche/giuridiche, foro del luogo di conclusione o esecuzione del contratto). Di conseguenza, la parte che agisce in giudizio ha la facoltà di scegliere tra il foro convenzionale e i fori legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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